Ci sono nove persone indagate per l’esplosione dello scorso dicembre a Calenzano, per cui è sotto indagine anche Eni

Nove persone sono indagate dalla procura di Prato per l’esplosione dello scorso 9 dicembre nello stabilimento dell’Eni a Calenzano, in provincia di Firenze, in cui morirono cinque persone e ne furono ferite altre 26. Sette delle persone indagate sono responsabili di Eni, mentre le altre sono dirigenti dell’azienda esterna Sergen, che quel giorno stava facendo lavori di manutenzione sull’impianto. Le accuse contro di loro sono di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e lesioni. È indagata anche la stessa Eni per responsabilità amministrativa.
Il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, ha parlato di un «evento prevedibile e evitabile». A detta della procura, l’esplosione sarebbe partita dal motore a scoppio dell’elevatore in uso durante i lavori della Sergen, mentre sul posto alcune autocisterne stavano facendo rifornimento di carburante. L’incidente pertanto si sarebbe potuto evitare con un’analisi adeguata dei rischi, e rispettando le procedure di sicurezza. Sempre secondo la procura, Eni e Sergen avrebbero inoltre cercato di depistare le indagini producendo e condividendo documenti che potessero ostacolare l’individuazione delle responsabilità.
Tra le persone indagate ci sono il responsabile della sicurezza del deposito di Calenzano, Luigi Collurà; Patrizia Boschetti, dirigente della struttura operativa del Centro Eni Spa di Roma; ed Emanuela Proietti, responsabile del servizio prevenzione e protezione di Eni. Sono poi indagati Francesco Cirone e Luigi Murno, rispettivamente responsabile del servizio di prevenzione e protezione e preposto alle attività di Sergen, che ha sede a Potenza, in Basilicata.
– Leggi anche: Le indagini sull’esplosione nel deposito di Eni vicino a Firenze


