È stato arrestato in Bangladesh il leader del gruppo di ribelli rohingya al centro degli scontri con le forze birmane del 2016

Persone di etnia rohingya nel campo profughi vicino a Cox's Bazar, in Bangladesh, il 2 dicembre del 2016 (AP Photo/ A.M. Ahad)
Persone di etnia rohingya nel campo profughi vicino a Cox's Bazar, in Bangladesh, il 2 dicembre del 2016 (AP Photo/ A.M. Ahad)

Martedì durante un’operazione di polizia a Dacca, in Bangladesh, è stato arrestato Ataullah Abu Ammar Jununi, leader dell’Esercito per la salvezza dei rohingya nel Rakhine, un’organizzazione di ribelli di etnia rohingya, il grande gruppo etnico musulmano che da anni subisce persecuzioni e violenze nel vicino Myanmar. L’organizzazione è attiva nello stato di Rakhine, nel nord del Myanmar. Jununi è accusato di omicidio, ingresso illegale nel paese, sabotaggio e altre attività militari in relazione ai violenti scontri con le forze di sicurezza del Myanmar del 2016. Assieme a lui sono state arrestate altre dieci persone.

Jununi in particolare è accusato di aver guidato una serie di attacchi contro le forze dell’ordine birmane con l’obiettivo di rivendicare i diritti dei rohingya. Secondo l’intelligence bangladese, tuttavia, le attività del gruppo sono andate oltre le rivendicazioni, e hanno comportato anche rapimenti, omicidi e tratta di persone nei campi in Bangladesh, dove dal 2017 si sono rifugiati oltre 750mila profughi di etnia rohingya.

Secondo l’organizzazione non profit International Crisis Group, con sede in Belgio, l’Esercito per la salvezza dei rohingya nel Rakhine fu formata proprio nel 2016 da profughi rohingya che vivevano in Arabia Saudita, ed è possibile che sia Jununi che altri siano stati addestrati militarmente in Pakistan e in Afghanistan. Dal 2017 i naufragi di barche con decine di persone rohingya che cercano di lasciare il Myanmar per rifugiarsi nel Bangladesh sono frequenti.