Una vecchia gloria del metal è diventata un meme

Un video virale ha fatto scoprire a decine di migliaia di persone la musica e la storia dei Pentagram e del suo originale fondatore Bobby Liebling

Un fotogramma del video virale di Bobby Liebling, originariamente pubblicato su TikTok dall'utente @rapper_holics
Un fotogramma del video virale di Bobby Liebling, originariamente pubblicato su TikTok dall'utente @rapper_holics
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Quello del cantante e musicista Bobby Liebling è un nome che gli impallinati di musica metal conoscono bene. La sua fama è legata in parte ai Pentagram, il gruppo che fondò nel 1970 e di cui è l’unico membro fondatore ancora in attività, e in parte a Last Days Here, un apprezzato documentario del 2011 che raccontava un periodo delicato della sua vita, e che suscitò una certa commozione tra le persone che conoscevano il personaggio e il suo ruolo nello sviluppo dell’heavy metal.

Nelle ultime settimane Liebling, che ha 71 anni, è tornato a far parlare di sé grazie a un video diventato virale in cui lo si vede fissare il pubblico con gli occhi sgranati e la bocca aperta, mentre un ventilatore gli scompiglia i capelli. Mentre mostrava quell’espressione facciale enfatica e un po’ grottesca, Liebling stava cantando “The Ghoul”, una delle canzoni più famose dei Pentagram.

Come ha ricostruito Know Your Meme, un sito che archivia, studia e spiega i meme che nascono e si diffondono su internet, il video era stato pubblicato per la prima volta lo scorso 26 febbraio da un utente americano di TikTok raggiungendo più di 440mila visualizzazioni in cinque giorni (ora ne ha quasi un milione e mezzo). Era stato girato durante un concerto che i Pentagram avevano tenuto il 12 febbraio al Brick by Brick, un locale di musica dal vivo di San Diego, in California.

Il successo del video ha portato anche a una parziale riscoperta della musica dei Pentagram sulle piattaforme di streaming, dove nelle ultime settimane il loro seguito è aumentato: prima della sua pubblicazione la band aveva 200mila ascoltatori mensili su Spotify, ora sono più che raddoppiati.

Liebling fondò i Pentagram nel 1971 ad Alexandria, nello stato americano della Virginia, insieme al chitarrista Geof O’Keefe, al bassista Vincent McAllister e al batterista Steve Martin. Pur avendo suonato in maniera piuttosto irregolare e pur avendo pubblicato il primo disco nel 1985, quattordici anni dopo la formazione del gruppo (in quel periodo pubblicarono comunque alcuni singoli e demo), i Pentagram sono considerati una band di grande culto. Insieme a nomi noti come i Black Sabbath e più di nicchia come Iron Claw, Bedemon e Wicked Lady, i Pentagram furono tra i primi gruppi a definire il suono, gli approcci e i temi tipici dell’heavy metal. In particolare, con la pubblicazione del primo disco della band, l’omonimo Pentagram, Liebling diventò uno dei principali esponenti del cosiddetto doom metal, un sottogenere caratterizzato da testi introspettivi, da un ritmo più lento e cupo. Ottennero buoni riscontri anche i successivi Day of Reckoning (1987) e Be Forewarned (1994).

Anche se nella loro carriera hanno pubblicato album apprezzati, la storia dei Pentagram è stata caratterizzata da una certa discontinuità. La band non ha mai avuto un assetto fisso e ha cambiato decine di musicisti diversi, principalmente a causa dei problemi di Liebling con le droghe. L’ultimo cambio era avvenuto a giugno, quando il gruppo si era rimescolato nell’ennesima formazione composta da Liebling (l’unico membro costante del gruppo), dal chitarrista Tony Reed, dal bassista Scooter Haslip e dal batterista Henry Vasquez.

Nell’ultimo mezzo secolo la tendenza dei Pentagram a cambiare continuamente formazione è diventata peraltro proverbiale nel settore, tant’è che tra gli appassionati si è diffusa la diceria secondo cui, durante un concerto heavy metal in un qualsiasi locale del mondo, sarebbe possibile incontrare sul palco o tra il pubblico un musicista che ha suonato con i Pentagram almeno una volta.

La musica dei Pentagram era già stata oggetto di una prima riscoperta nel 2011, grazie all’ottima accoglienza di Last Days Here. Il documentario fu presentato al Sundance Festival di quell’anno, ed era incentrato sullo stile di vita sregolato e decadente che Liebling conduceva in quel periodo.

Ai tempi aveva smesso di suonare del tutto, era tornato a vivere con i suoi genitori e trascorreva le sue giornate in un minuscolo scantinato, senza riuscire a risolvere i suoi storici problemi di dipendenza dal crack, dall’eroina e dalle metanfetamine. Il documentario fu girato nell’arco di tre anni, durante i quali le condizioni di Liebling migliorarono: riuscì a curare la sua dipendenza, tornò a suonare dal vivo con i Pentagram e sposò Hallie, la sua compagna del tempo, con cui ha avuto un figlio.

Demian Fenton, uno dei registi del documentario, ha raccontato che durante le riprese lui e il collega Don Argott conobbero «molti volti diversi di Bobby Liebling: il truffatore delirante che fuma crack, l’arrogante rock star degli anni Settanta, ma anche uno zietto adorabile e davvero cool».

Dopo l’uscita e le recensioni favorevoli di Last Days Here, Liebling ottenne un nuovo momento di popolarità. Il documentario vinse diversi premi, tra cui il Grand Jury Prize all’Independent Film Festival di Boston e il Best Music Documentary all’International Documentary Film Festival di Amsterdam. Questa rinnovata attenzione riportò in auge i Pentagram, che riuscirono a proporsi nuovamente sul mercato e ricominciarono a suonare in giro per il mondo. Dall’uscita del documentario, Liebling e i Pentagram hanno pubblicato tre dischi: Last Rites (2011), Curious Volume (2015) e Lightning in a Bottle (2025).

Tuttavia, anche se ha ricominciato a suonare, Liebling non ha risolto del tutto i suoi problemi di dipendenza e continua a condurre una vita abbastanza sregolata. A giugno Liebling e i Pentagram saranno anche in Italia, con tre concerti a Milano, Torino e Bologna.

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