Il governo è in ansia per i tweet di Andrea Stroppa
Il referente italiano di Elon Musk se la sta prendendo con Fratelli d'Italia: ci sono in ballo gli interessi di SpaceX ma anche le relazioni tra Meloni e Trump

Capita di tanto in tanto che l’attività di governo e parlamento sia fortemente condizionata dai profili social di un privato. Era successo nei giorni più tribolati dell’affaire tra Maria Rosaria Boccia e Gennaro Sangiuliano, quando decine di deputati e senatori continuavano a consultare i post e le stories che la collaboratrice del ministro della Cultura metteva sui suoi profili per scoprire se venivano pubblicati audio, messaggi o screenshot che tiravano in ballo anche Arianna Meloni o altre persone vicine alla presidente del Consiglio. Sta succedendo un po’ anche in questi giorni con Andrea Stroppa, il referente di Elon Musk in Italia. Anche il suo profilo di X è osservato con grande attenzione da più di una settimana: da quando, cioè, il trentenne esperto informatico romano ha iniziato una strana campagna di critiche al governo di Giorgia Meloni, nei confronti del quale aveva invece finora dichiarato grande simpatia.
Stroppa, come vedremo, ha iniziato il 18 febbraio scorso a porre dubbi e obiezioni sull’operato del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Poi, mercoledì scorso, ha denunciato in modo esplicito l’atteggiamento di Fratelli d’Italia su un disegno di legge che riguarda le politiche spaziali dell’Italia e rispetto al quale SpaceX, l’azienda di Musk, ha grossi interessi in ballo. Per motivi diversi, entrambe le campagne sono apparse eccessive per i toni e pretestuose per gli argomenti utilizzati: e questo ha generato notevoli sospetti tra i dirigenti di Fratelli d’Italia.
Il timore condiviso tra i consiglieri politici e militari di Meloni è che in realtà dietro questa serie di attacchi ci sia un più generale fastidio dei manager di SpaceX per il mancato accordo tra il governo e la stessa SpaceX per il progetto che riguarda Starlink, nonostante la presidente del Consiglio avesse dato rassicurazioni a Musk. Starlink offre servizi di comunicazione satellitare che permettono un passaggio di informazioni sicuro ed efficiente in ambiti militari e istituzionali: il progetto discusso da Meloni prevedeva di affidare a Starlink questo genere di comunicazioni dello Stato italiano. Per ora però non se n’è fatto niente.
A confermare questi sospetti c’è il fatto che, proprio nei giorni in cui avviava questa campagna contro il governo, Stroppa ha intensificato i rapporti con alcuni dirigenti della Lega. Ha parlato con Matteo Salvini e col suo staff, e quindi con un rivale interno di Meloni nel governo. Poi si è sfogato con alcuni suoi interlocutori romani per quella che lui ritiene una mancanza di affidabilità da parte di Fratelli d’Italia, che su Starlink aveva dato garanzie che finora non è stato in grado di rispettare, anche per la radicata contrarietà del presidente della Repubblica Sergio Mattarella a questo progetto.
Stroppa ha fatto sapere che per qualche giorno eviterà di rilasciare dichiarazioni o di fare nuovi tweet che possano imbarazzare il governo. Ma i dirigenti di Fratelli d’Italia considerano concreto il rischio che lui possa esplicitare questa sfiducia nei confronti di Meloni, e che di conseguenza il rapporto finora molto solido tra la presidente del Consiglio e Elon Musk possa essere compromesso.
Intesa PD-FdI.
Bene, si vuole far passare Starlink e SpaceX (che, tra l’altro, ha lanciato missioni per l’Italia accelerando le tempistiche per dare una mano) per i cattivi. Agli amici di FdI: evitate di chiamarci per conferenze o altro. pic.twitter.com/6HIAfzIY5e
— Andrea Stroppa 🐺 Claudius Nero’s Legion 🐺 (@andst7) February 26, 2025
I rapporti tra Meloni e Stroppa sono del resto piuttosto peculiari, dal momento che lei è la leader di un grande paese occidentale e lui non ha alcun incarico istituzionale o politico: è un informatico nato e cresciuto tra la borgata di Torpignattara e la cittadina di Frascati, sui castelli romani. Era stato proprio Stroppa a propiziare la conoscenza tra Meloni e Musk, con una visita di quest’ultimo a Palazzo Chigi nel giugno del 2023. E di nuovo Stroppa, a dicembre, aveva preparato la nuova visita di Musk a Roma: era stato lui a gestire la sua agenda, a organizzare un nuovo incontro con Meloni a Palazzo Chigi, con Matteo Salvini al ministero dei Trasporti, e poi la sua partecipazione ad Atreju, il raduno nazionale di Fratelli d’Italia.
Da lì in poi, tutti i progetti di collaborazione imbastiti dal governo con le aziende di Musk, tutte le commesse che Meloni e i suoi ministri pensavano fosse utile affidare a SpaceX o a Tesla, sono state gestite proprio da Stroppa. La sua intermediazione, tra Roma e Boca Chica, la cittadina texana dove vive Musk, era necessaria, e quasi sempre imprescindibile.
– Leggi anche: L’uomo che cura gli impegni italiani di Elon Musk
Questo suo ruolo così importante nel corso dei mesi ha fatto sì che Stroppa si sentisse un interlocutore di massimo rango di ministri, generali, parlamentari, e in certi casi della stessa presidente del Consiglio. Il tutto, però, con modi piuttosto inusuali: Stroppa è abbastanza insofferente rispetto alle liturgie della politica romana. Se deve parlare con Meloni, le scrive. Se deve avere informazioni sui progetti che SpaceX sta portando avanti con ambasciate o corpi militari, chiede ai ministri o ai sottosegretari competenti di Esteri e Difesa i numeri dei diplomatici o dei comandanti che seguono la faccenda, e si confronta direttamente con loro.
A ottobre Stroppa è stato coinvolto in una vicenda giudiziaria di presunta corruzione in cui è indagato con l’accusa di essersi fatto inviare da un alto ufficiale della Marina militare informazioni su alcune ambasciate italiane all’estero interessate alla fornitura di Starlink.
Il suo atteggiamento spregiudicato genera spesso tensioni e apprensioni anche tra i collaboratori di Meloni, che lo ritengono troppo disinvolto e imprevedibile, ma che riconoscono che i suoi contatti con Musk sono costanti e solidi. «Ora sento Elon» è una frase che Stroppa ripete spesso, e quasi sempre nel giro di qualche ora, o un paio di giorni al massimo, i riscontri dagli Stati Uniti arrivano. Insomma, semplificando un po’, si può dire che per Meloni andare d’accordo con Stroppa è importante perché le è utile per andare d’accordo con Musk. Lo è ancor più da quando andare d’accordo con Stroppa, e quindi con Musk, significa avere una corsia preferenziale nel dialogo con Trump.
Tutto ciò spiega perché l’attivismo di Stroppa contro il governo in questi giorni abbia allarmato molto i dirigenti di Fratelli d’Italia ben al di là delle singole questioni sollevate nei messaggi postati su X. Alla base dell’insofferenza di Stroppa, e dei manager europei di SpaceX, c’è appunto il progetto di Starlink.
– Leggi anche: Al Quirinale non piace granché l’ipotesi di affidarsi a Starlink
Il progetto, molto delicato, ha ricevuto critiche da vari esperti per i rischi connessi alla possibilità di Starlink di intercettare, deviare, manipolare il flusso di dati trasmesso attraverso i suoi satelliti in orbita bassa (a meno di 2.000 chilometri dal suolo terrestre). Tra le altre, sono risultate decisive le obiezioni dei tecnici della presidenza della Repubblica: i consiglieri di Mattarella non ritengono sufficienti le garanzie fornite dall’azienda sul fatto che i dati verrebbero crittografati solo dalle istituzioni italiane tramite sistemi inaccessibili a Starlink. Il timore in sostanza è che chi gestisce Starlink possa accedere a informazioni riservate delle istituzioni italiane.
Poi ci sono obiezioni di carattere politico e diplomatico. Definire questo accordo significherebbe, per l’Italia, rinsaldare i legami con l’amministrazione Trump a discapito di quelli con l’Unione Europea, che ha a sua volta in progetto di realizzare una rete di satelliti propria che fornisca servizi analoghi a quelli di Starlink (ma il progetto, che si chiama IRIS2, è in netto ritardo e nel complesso meno ambizioso e avanzato di quello di Musk). Questa fermezza di Mattarella è tra i motivi che negli ultimi mesi hanno spinto lo stesso Musk a polemizzare indirettamente con il capo dello Stato, arrivando ad avanzare dubbi sulla solidità dell’ordinamento democratico italiano.
Se un’istituzione italiana che comunica tramite giornali ritiene che Starlink e il governo che ne regola l’utilizzo non siano affidabili, la questione va oltre. Il punto non è Musk, ma la fiducia negli USA. Meglio essere chiari: gli alleati non si scelgono a metà
— Andrea Stroppa 🐺 Claudius Nero’s Legion 🐺 (@andst7) February 24, 2025
Meloni ha dovuto gestire con una certa cautela questa dinamica: da un lato ha raccomandato a Musk, e a Stroppa, di non criticare Mattarella; dall’altro ha cercato, in prima persona o attraverso dei suoi emissari, di convincere i consiglieri del presidente della Repubblica della bontà e della convenienza del progetto di Starlink. Di fronte all’inconcludenza di questo tentativo, Stroppa ha provato a muoversi a modo suo, anche con i post sui social di questi giorni. Tutto ciò ha, se possibile, rafforzato le già consolidate perplessità di Mattarella sul progetto.
Non che Mattarella possa, o voglia, condizionare in maniera diretta una scelta che spetta anzitutto al governo: il rispetto delle prassi e delle norme costituzionali lo induce a non interferire in questo modo, ovviamente. È però indubbio che, da garante della sicurezza della Repubblica, oltre che da capo delle forze armate, Mattarella sia chiamato a esercitare un controllo, una supervisione: e dunque il governo sa bene che senza una sua approvazione è quantomeno improvvido approvare un progetto così delicato. Meloni finora ha ritenuto fosse meglio non farlo, anche perché avrebbe rischiato di indisporre ancor più il capo dello Stato.
Il ministro degli Interni @Piantedosim è a metà del suo mandato.
Quesito, da quando è ministro Piantedosi mi sento per me e i miei cari:
— Andrea Stroppa 🐺 Claudius Nero’s Legion 🐺 (@andst7) February 18, 2025
Si spiega così il nervosismo di Stroppa di questi giorni. Il 18 febbraio, Stroppa ha lanciato sul suo profilo X un primo sondaggio nei confronti del ministro dell’Interno Piantedosi. Hanno risposto 1.129 persone, che hanno in maggioranza bocciato l’operato del ministro dell’Interno. La partecipazione è stata piuttosto scarsa, ma la visibilità di Stroppa ha fatto sì che sui giornali se ne parlasse molto. Sono poi seguiti altri due analoghi sondaggi, nei giorni seguenti, su Piantedosi: entrambi hanno dato risultati poco lusinghieri per il ministro, giudicato dai follower di Stroppa meno efficiente di tutti i suoi predecessori (Salvini, Minniti e Lamorgese).
Vari giornalisti hanno ritenuto che potesse essere stato Salvini stesso a sollecitare questa iniziativa, per mettere in difficoltà Piantedosi e propiziare un suo trasferimento al suo posto al ministero dell’Interno, che ha già guidato tra il 2018 e il 2019 e dove per sua stessa ammissione ambirebbe a tornare. In realtà, questi sondaggi paiono piuttosto il tentativo di Stroppa di generare disordine nella maggioranza: mandare insomma un segnale di insofferenza a Meloni. Del resto, non è la prima volta che l’esperto informatico invoca un rimpasto. Già nel novembre scorso aveva spiegato che Trump e Musk si aspettavano che l’Italia facesse «i compiti a casa», e cioè mostrasse di diventare un paese più moderno ed efficiente: diceva che tra questi «compiti» c’era appunto quello di fare un «rimpasto di persone nell’esecutivo, scegliendo personale competente e senza paura di prendere decisioni pesanti».
Mercoledì Stroppa ha reso ancor più esplicito il suo risentimento verso Fratelli d’Italia. Lo ha fatto in riferimento al disegno di legge sullo Spazio in discussione alla Camera, che ha l’obiettivo di facilitare e di regolamentare gli investimenti nel settore aerospaziale, in particolare coordinando la collaborazione tra aziende private e istituzioni statali. Il provvedimento ha avuto una lunga e complessa gestazione, caratterizzata anche da tensioni e cortocircuiti tra il ministero delle Imprese di Adolfo Urso che ne è il promotore, il ministero della Difesa, la presidenza del Consiglio e Leonardo, la principale azienda pubblica del settore della difesa.
Mercoledì la maggioranza ha votato in modo compatto insieme all’opposizione due emendamenti proposti dal deputato del PD Andrea Casu. Gli emendamenti, di per sé, non sono poi così clamorosi: dicono che, nel crearsi una propria infrastruttura di trasmissione satellitare nazionale, l’Italia deve fare in modo di garantire la propria sicurezza nazionale e di favorire un ritorno industriale alle imprese italiane del settore. Nulla che, di per sé, costituisca un effettivo ostacolo per SpaceX. Un emendamento proposto da Azione, che era invece potenzialmente più dannoso per Musk, è stato respinto.
Stroppa, che nei giorni precedenti si era dato molto da fare per seguire da vicino l’analisi del provvedimento, a quel punto ha fatto un tweet contro quella che lui ha definito un’«intesa» tra PD e FdI. E ha poi aggiunto: «Agli amici di FdI: evitate di chiamarci per conferenze o altro».
Tra i dirigenti del partito di Meloni c’è stata una grossa sorpresa per questa reazione così plateale a due emendamenti tutto sommato abbastanza innocui. Stroppa, ha spiegato a chi glielo ha chiesto, ne ha fatto anche una questione politica e mediatica: al di là del contenuto delle proposte, FdI ha votato insieme alle opposizioni che da giorni denunciavano le presunte interferenze di Musk sul provvedimento, descritto dal PD e dal M5S come un regalo di Meloni al proprietario di SpaceX. Per questo se l’è presa così tanto.



