In Bangladesh oltre 1.300 persone sono state arrestate durante le proteste antigovernative

Nella notte tra sabato e domenica le forze dell’ordine del Bangladesh hanno arrestato oltre 1.300 persone nell’ambito delle violente proteste antigovernative che vanno avanti da tempo all’interno del paese. Gli arresti sono stati compiuti soprattutto nella zona della capitale Dacca. L’operazione ha coinvolto sia polizia che esercito ed è stata avviata dopo la distruzione da parte dei manifestanti, la settimana scorsa, della casa di famiglia dell’ex prima ministra Sheikh Hasina, che lo scorso agosto si era dimessa ed era scappata in India in seguito alle proteste, represse con la violenza.
Il portavoce della polizia del Bangladesh ha detto che sono state arrestate 1.308 persone, e il ministro dell’Interno ha detto che le operazioni continueranno fino a quando non saranno stati «sradicati i diavoli» (l’operazione che ha portato agli arresti si chiamava “Operazione caccia al diavolo”, nella traduzione italiana).
Le proteste in Bangladesh erano cominciate a inizio luglio all’interno dei principali campus universitari del paese contro il sistema di quote degli impieghi pubblici riservate ai familiari dei reduci della guerra di indipendenza dal Pakistan del 1971, ritenuto da molti discriminatorio in un paese dove i posti di lavoro pubblici sono pochi e molto ambiti. Le proteste si sono poi allargate, estendendosi ad altre fasce della popolazione, e si sono rapidamente trasformate in una rivolta contro il governo.