La Commissione Europea ha aperto un’indagine su Shein per presunte violazioni delle norme a tutela dei consumatori

(AP Photo/Richard Drew, File)
(AP Photo/Richard Drew, File)

Mercoledì la Commissione Europea ha aperto un’indagine sull’azienda cinese di abbigliamento fast fashion Shein per presunte violazioni della normativa sulla tutela dei consumatori. Shein (che si pronuncia sci-in) fu fondata nel 2008 dall’imprenditore cinese Chris Xu a Nanchino e ora ha sede a Singapore. Vende prodotti legati al mondo della moda, come vestiti, accessori, scarpe e trucchi ed è sospettata dalla Commissione di usare pratiche sleali e fuorvianti, vendendo merci che non sono conformi agli standard europei. La Commissione Europea coordinerà le indagini con la rete di Cooperazione per la tutela dei consumatori (CPC), che riunisce le autorità competenti degli stati membri. L’azienda ha già annunciato che collaborerà alle indagini.

A fine ottobre la Commissione Europea aveva aperto un’indagine anche sulla piattaforma di e-commerce cinese Temu per presunte violazioni del Digital Services Act (DSA), la legge europea che riguarda la sicurezza e la trasparenza dei servizi digitali. Secondo un’analisi preliminare della Commissione, Temu non avrebbe rispettato gli obblighi di trasparenza pensati per evitare che sulla piattaforma vengano venduti prodotti contraffatti, illegali e potenzialmente pericolosi; non avrebbe inoltre analizzato in maniera opportuna alcuni meccanismi della piattaforma, come i programmi di ricompensa, che rendono l’uso dell’app particolarmente invitante e portano gli utenti a comprare di più.

La Commissione, che nel 2023 aveva proposto di rimuovere l’esenzione sui dazi all’importazione per le spedizioni di valore inferiore ai 150 euro, ha fatto sapere che i beni di piccolo valore (meno di 22 euro) importati nel 2024 valgono 4,6 miliardi di euro: si tratta di 12 milioni di pacchi al giorno in entrata, il doppio rispetto a quelli arrivati nel 2023. Il 91 per cento di questi pacchi proveniva dalla Cina e molte di queste merci sono poi risultate non conformi alla legislazione europea. La Commissione ha detto che «i venditori europei, che rispettano i nostri elevati standard di prodotto, rischiano di essere danneggiati da pratiche sleali e dalla vendita di beni contraffatti tramite i mercati online».

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