Avete sentito un sacco di volte l’urlo di Wilhelm

Come un effetto sonoro registrato per un western del 1951 diventò, un po' per caso e un po' per gioco, uno dei più utilizzati nella storia del cinema

La scena di "Tamburi lontani" in cui compare per la prima volta l'urlo
La scena di Tamburi lontani in cui compare per la prima volta l'urlo (IMDb)
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Nel cinema esiste un effetto sonoro che compare in centinaia di film, serie e programmi televisivi quando certi personaggi fanno una brutta fine, per esempio se cadono da cavallo dopo essere stati feriti con colpi di arma da fuoco oppure finiscono nel mezzo di un’esplosione. Con quel suo “ah-AH-ah!” che sembra andare prima su e poi giù, l’urlo di Wilhelm, o “Wilhelm scream” in inglese, è così particolare e riconoscibile che è praticamente impossibile non averlo mai sentito.

C’è chi lo ha definito «l’urlo più riprodotto nella storia del cinema statunitense», se non «l’effetto sonoro più popolare della storia dei film»: arriva dagli anni Cinquanta ma nel tempo è diventato una citazione ricorrente, uno scherzo da scovare, una sorta di meme prima dei meme.

L’urlo di Wilhelm si trova nei film di avventura di Indiana Jones e in quello di animazione Toy Story, così come nella seconda parte della saga Il Signore degli Anelli – Le due torri  e nei Simpson, una serie che fa un uso molto ampio di citazioni. C’è diverse volte nella saga di Star Wars, ma anche nel Pianeta delle scimmie di Tim Burton, nella serie live-action di One Piece, il manga di maggior successo nella storia del Giappone, e in molti film di Quentin Tarantino: da Le IeneC’era una volta… a Hollywood, cioè il primo e l’ultimo, passando per Kill Bill, Django Unchained e Bastardi senza gloria, dove è inserito nel film-nel-film Orgoglio della nazione. L’effetto usato in tutte queste occasioni è sempre lo stesso: quello registrato nel 1951 durante la post-produzione del western Tamburi lontani, che diventò l’urlo di un uomo morso da un coccodrillo.

Tamburi lontani era un film con Gary Cooper distribuito dalla casa di produzione statunitense Warner Bros., che l’anno successivo riutilizzò l’effetto per un altro suo western, La maschera di fango, sempre con Cooper. L’effetto sonoro però prende il nome dal film del 1953 L’indiana bianca, in cui un soldato chiamato appunto Wilhelm urla proprio dopo essere colpito da una freccia alla gamba.

Negli anni successivi l’urlo di Wilhelm – che ancora non era conosciuto con questo nome – fu un elemento ricorrente in una quindicina di produzioni della Warner, quasi sempre film western: divenne una cosa a metà anni Settanta, grazie a due studenti di montaggio sonoro divenuti poi molto noti a Hollywood, Ben Burtt e Richard L. Anderson.

«La Paramount aveva il suo urlo. La Warner Bros. aveva il suo», ha detto al Washington Post Burtt, che all’epoca studiava produzione cinematografica alla University of Southern California. Burtt era molto divertito in particolare dal secondo, perché compariva ogni volta che un personaggio cadeva da una scogliera o da cavallo dopo essere stato ferito. Dopo alcune ricerche nell’archivio degli effetti sonori della Warner, lo trovò e lo usò per un corto di 8 minuti che aveva scritto assieme ad Anderson. Fu proprio Burtt a chiamarlo “Wilhelm scream”, «perché non avevamo nessun altro modo per identificarlo», ha raccontato sempre al Washington Post.

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Secondo Anderson è un urlo «un po’ esagerato, ed è questo che lo fa risaltare». Lui fu il primo dei due a usarlo per il film del 1976 a cui lavorò come ingegnere del suono, Hollywood Boulevard. L’urlo di Wilhelm però iniziò a essere ascoltato da pubblici enormi soprattutto dall’anno successivo, quando Burtt lo inserì in una scena di combattimento di Guerre stellari (Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza) in cui Luke Skywalker spara a uno stormtrooper, facendolo cadere da una sporgenza: «Non riuscii a resistere e ci ficcai dentro questo [urlo di] Wilhelm», ha detto.

L’urlo di Wilhelm diventò uno scherzo tra Burtt e Anderson, che iniziarono una sorta di gara a inserirlo nei film in cui lavoravano per farlo trovare all’altro: Burtt lo inserì negli altri due film successivi di Indiana Jones, così come negli altri delle trilogie di Guerre stellari, mentre Anderson lo usò per esempio per Poltergeist e Batman Returns.

La cosa andò avanti per anni fino a diventare un inside joke interno al settore, quello che Burtt ha definito «una specie di rito di passaggio per ogni sound editor» e un omaggio al «retaggio del linguaggio del suono». Il risultato è che l’urlo di Wilhelm, che dagli addetti ai lavori è conosciuto solo come “Wilhelm”, finì un po’ dappertutto, non tanto come espediente narrativo o perché era migliore di altri, quanto per scherzo e per tradizione. Oppure ancora come cenno ad altri tecnici del suono, ha riassunto il fondatore dell’archivio cinematografico Hollywood Lost and Found, Steve Lee, paragonandolo al personaggio con la maglietta a righe bianche e rosse quasi introvabile di Dov’è Wally?, la nota serie di libri illustrati di Martin Handford.

Oltre a centinaia di film e serie tv, l’urlo di Wilhelm è stato usato anche per diversi videogiochi e pubblicità e nei parchi a tema, per esempio nell’attrazione “The Star Trek Adventure” agli Universal Studios di Hollywood. C’è inoltre un podcast chiamato The Wilhelm Team che ripercorre la storia di alcune delle scene più celebri in cui è stato usato, in qualche occasione con un effetto comico.

Nonostante sia un effetto sonoro famosissimo e citatissimo, non si sa con certezza chi lo registrò. Secondo le ricostruzioni di Burtt però è probabile che la voce usata per farlo fosse quella di Sheb Wooley, un cantante, attore e doppiatore dell’Oklahoma che negli Stati Uniti fu famoso soprattutto per la canzone del 1958 “The Purple People Eater”, e che nei primi anni Cinquanta era stato chiamato per registrare alcuni effetti sonori aggiuntivi di Tamburi lontani. Non è certa che l’urlo sia suo nemmeno la sua ex moglie, Linda Dotson-Wooley, che nel 2005 tuttavia raccontò di come Wooley «faceva spesso battute sul fatto di essere fenomenale a urlare e morire nei film».

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