Il governo vuole estendere la durata dei crediti del Superbonus

Per mitigare gli effetti sui conti pubblici della costosissima misura, proporrà un emendamento per permettere allo Stato di pagare i rimborsi in 10 anni anziché in 4 o 5

(ANSA/LUCA ZENNARO)
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Mercoledì, in audizione alla commissione Finanze del Senato, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha parlato di un ulteriore limite al Superbonus, il bonus edilizio introdotto nel 2020 che si è rivelato costosissimo per lo Stato e di cui il governo attuale si lamenta da quando è in carica. Giorgetti ha detto che entro la fine della settimana presenterà un emendamento a un decreto-legge in fase di conversione che pone nuovi vincoli ai bonus edilizi, e che è attualmente in discussione in Commissione. Il limite questa volta riguarderebbe il periodo in cui si può chiedere la detrazione sulle imposte che cittadini e aziende hanno maturato facendo i lavori di ristrutturazione con il Superbonus.

Giorgetti ha detto che il governo vorrebbe allungare il periodo in cui si può usufruire del credito di imposta a dieci anni, dagli attuali quattro o cinque, in modo da ridurre i mancati incassi annuali per lo Stato e diluire così su un periodo più lungo l’onere sul bilancio. È un’idea di cui si discute da tempo, ed è già chiaro che la misura scontenterebbe molto le imprese di costruzioni e le banche, oltre che Forza Italia, uno dei partiti che sostengono la maggioranza di governo. Inoltre è piuttosto drastica, perché di fatto in questo modo lo Stato rinegozia unilateralmente un debito contratto sotto forma di credito di imposta. Al contrario potrebbe invece rivelarsi una soluzione per i privati alle prese con la complicata riscossione dei crediti di imposta.

Per capire l’importanza e l’entità della questione bisogna ripercorrere brevemente il funzionamento della misura. Il Superbonus dà diritto a uno sconto sulle imposte che lo Stato garantisce per rimborsare (e anzi all’inizio dava qualcosa in più oltre al rimborso) le spese delle ristrutturazioni edilizie che migliorano l’efficienza energetica degli immobili. In origine il Superbonus poteva essere riscosso in tre diversi modi. Il più lineare e sicuro, l’unico rimasto dopo le numerose modifiche del governo attuale, è la detrazione fiscale fatta direttamente ai proprietari delle case che pagano i lavori di tasca loro: i rimborsi vengono fatti dallo Stato sotto forma di detrazione dalle tasse pagate negli anni successivi.

C’erano poi altre due possibilità, entrambe legate alla cosiddetta cessione del credito, che sono state eliminate perché giudicate insostenibili e troppo permissive. La prima era lo sconto in fattura applicato dai fornitori e dalle imprese, che potevano accollarsi il credito fiscale dei proprietari per recuperarlo successivamente dallo Stato sotto forma di detrazione fiscale, oppure cederlo ad altri intermediari per recuperare subito i soldi.

L’ultima opzione consentiva ai proprietari degli immobili di trasferire la detrazione fiscale a banche, enti o professionisti. In cambio della cessione del credito, c’era la possibilità di avere subito i soldi per iniziare i lavori oppure per accedere a un mutuo o a un finanziamento: insomma, chi voleva fare dei lavori di efficientamento energetico della somma ipotetica di 10mila euro, poteva pagare l’impresa con il credito d’imposta di 11mila euro. Chi comprava un credito di imposta faceva un investimento che poteva cedere a sua volta, per esempio a una banca o a un intermediario. Queste ultime due opzioni non esistono più, ma ci sono banche e imprese che però hanno già dei crediti ottenuti quando la cessione era consentita.

Non è ancora del tutto chiaro che forma avrà la misura. Stando alle parole di Giorgetti, la misura potrebbe essere persino retroattiva: in un passaggio dell’audizione ha richiamato gli emendamenti già introdotti, che prevedono la possibilità di «una ripartizione in 10 anni per tutti gli interventi per i quali era prevista la possibilità di optare per lo sconto in fattura o cessione del credito», quindi anche quelli svolti in passato. Poi ha detto che la ripartizione prevista dal nuovo emendamento partirà «dal periodo di imposta in corso alla data di entrata in vigore della legge», una formula che sembra indicare che l’emendamento non sarà retroattivo. Tuttavia, parlando con i giornalisti, Giorgetti ha detto che la misura riguarderà «tutti» gli interventi, e che non sarà facoltativa. In ogni caso ci saranno più certezze venerdì, quando verrà depositato l’emendamento.

Per come ne ha parlato Giorgetti, l’emendamento ha agitato sia le imprese che gli istituti finanziari, che dovrebbero cambiare in corsa piani di investimento già fatti sulla base dei crediti di imposta. L’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana e quella più rappresentativa del settore, e l’ANCE, l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili e quella più importante per il settore delle costruzioni, hanno diffuso un comunicato stampa congiunto in cui criticano preventivamente la misura: «Interventi retroattivi sul Superbonus minerebbero la fiducia di famiglie, imprese e investitori».

Per i cittadini invece potrebbe rivelarsi una misura tutto sommato conveniente, soprattutto nei casi in cui i crediti erano troppo alti per le dichiarazioni dei redditi. Sono quei casi in cui si dice che non c’è “capienza fiscale”. Prendiamo il caso di una famiglia che abbia maturato un credito di imposta da 50mila euro da riscuotere in cinque anni: dovrebbe avere 10mila euro all’anno di imposte da detrarre, ma nel caso in cui siano inferiori perderebbe una parte delle detrazioni. Allungando il periodo in cui si possono riscuotere i crediti è più improbabile che questo accada.

Il nuovo vincolo sarebbe poi certamente molto conveniente per i conti pubblici. Secondo un calcolo dell’Ufficio parlamentare di Bilancio il Superbonus inciderà sul debito pubblico soprattutto nel triennio 2024-2026 con un aumento dell’1,8 per cento rispetto al PIL ogni anno, pari all’incirca a 37 miliardi di euro. Se le anticipazioni di Giorgetti venissero confermate, l’impatto annuale sarebbe meno della metà, ma continuerebbe fino al 2033.

Tra i partiti di maggioranza Forza Italia ha già fatto capire di essere contraria alla misura, ed è quello che più convintamente si oppone a superare il Superbonus: da mesi fa una battaglia per prorogare la misura, peraltro mettendo in una posizione molto scomoda proprio Giorgetti.

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