Da dove arriva l’uso in francese della parola italiana “aggiornamento”

L'ha usata anche il presidente Emmanuel Macron: sebbene possa sembrare una scelta curiosa, è piuttosto diffusa e ha a che fare con una parola significativa per la storia della Chiesa

Emmanuel Macron e Xi Jinping all'Eliseo, Parigi, 6 maggio 2024 (AP Photo/Christophe Ena)
Emmanuel Macron e Xi Jinping all'Eliseo, Parigi, 6 maggio 2024 (AP Photo/Christophe Ena)

In una recente intervista al quotidiano La Tribune, parlando delle politiche commerciali tra Europa e Cina il presidente francese Emmanuel Macron ha usato una parola in italiano, poi ripresa anche nella domanda del giornalista: «aggiornamento». Macron ha detto:

«Je plaide pour un aggiornamento parce que la Chine est devenue surcapacitaire dans beaucoup de domaines et exporte massivement vers l’Europe»

(«Chiedo un aggiornamento perché la Cina ha sviluppato una sovracapacità in molti settori e esporta in maniera massiccia verso l’Europa»)

L’uso della parola “aggiornamento” in italiano, nella lingua francese, è piuttosto diffuso ed è presente nei dizionari. Corrisponde al francese “mise à jour” ed è una parola diventata significativa, almeno inizialmente, in ambito religioso e per la storia della Chiesa in uno dei suoi momenti più importanti.

“Aggiornamento” fu infatti il termine utilizzato da papa Giovanni XXIII per descrivere il rinnovamento della Chiesa attuato con il Concilio Vaticano II, in cui dal 1962 vennero discussi i rapporti tra Chiesa e società. Quel Concilio fu il più grande tentativo di modernizzazione della Chiesa e portò a cambiamenti nella liturgia, dottrinali e soprattutto culturali, nella direzione di un maggiore avvicinamento alla società laica. Da lì in poi la scelta di Giovanni XXIII di indicare quelle trasformazioni come un “aggiornamento” non solo venne continuamente ripresa per descrivere il senso stesso del Concilio, ma anche riproposta e spiegata: da altri papi o da commentatori e studiosi per precisarne il significato generando dibattiti e discussioni.

Nell’enciclica Ecclesiam Suam, ad esempio, papa Paolo VI attribuiva la fortuna del termine “aggiornamento” a Giovanni XXIII e definiva il contenuto da dare a questo termine: «(…) quasi uno stimolo alla sempre rinascente vitalità della Chiesa, alla sua sempre vigile capacità di studiare i segni dei tempi, e alla sua sempre giovane agilità di tutto provare e di far proprio ciò ch’è buono, sempre e dappertutto».

Nella sua autobiografia pubblicata nel 2007 e intitolata Memorie e digressioni di un italiano cardinale, Giacomo Biffi precisava invece che Giovanni XXIII, con il Concilio, si era dato come obiettivo il “rinnovamento” interno della Chiesa, espressione secondo lui più pertinente per esprimere quello che il papa voleva effettivamente dire: non cioè che la Chiesa si dovesse conformare al mondo e ai tempi terreni, concetto a cui il termine “aggiornamento” poteva far pensare.

Nell’ottobre del 2012, in occasione di un incontro con i vescovi che avevano partecipato al Concilio Vaticano II, papa Benedetto XVI tornò sul termine “aggiornamento”: «A cinquant’anni di distanza dall’apertura di quella solenne Assise della Chiesa qualcuno si domanderà se quell’espressione non sia stata, forse fin dall’inizio, non del tutto felice. Penso che sulla scelta delle parole si potrebbe discutere per ore e si troverebbero pareri continuamente discordanti, ma sono convinto che l’intuizione che il Beato Giovanni XXIII compendiò con questa parola sia stata e sia tuttora esatta».

Il cristianesimo, proseguiva il papa, non doveva essere considerato come «qualcosa del passato», né doveva essere vissuto con lo sguardo rivolto «all’indietro»: «Il Cristianesimo è un albero che è, per così dire, in perenne “aurora”, è sempre giovane. E questa attualità, questo “aggiornamento” non significa rottura con la tradizione, ma ne esprime la continua vitalità».

Sul sito del Vaticano nelle traduzioni ufficiali delle encicliche la parola “aggiornamento” non viene tradotta.

Con il tempo, in Francia, la parola “aggiornamento” è uscita dall’ambito religioso e viene utilizzata soprattutto per riferirsi al rinnovamento interno di alcuni partiti della sinistra tradizionale. Nel 2007 un articolo del quotidiano francese Libération si intitolava “L’aggiornamento du Parti socialiste”, ma sui giornali francesi l’espressione è piuttosto diffusa. Il dizionario in lingua francese Larousse dice che “aggiornamento” significa “adattamento al progresso”, “modernizzazione” e riporta come esempio l’espressione “Un aggiornamento politique”.