Nell’hip hop i “dissing” possono ancora monopolizzare il dibattito

Quello tra Drake e Kendrick Lamar sta ricevendo attenzioni anche al di fuori degli appassionati: un po' per la fama dei coinvolti, un po' per i toni che ha assunto

Il rapper Kendrick Lamar nel 2019 (Leon Neal/Getty Images)
Il rapper Kendrick Lamar nel 2019 (Leon Neal/Getty Images)
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Da giorni una delle rivalità più conosciute dell’hip hop dell’ultimo decennio si è ravvivata e ha riempito le conversazioni degli appassionati del genere, finendo per sconfinare e ricevere attenzioni molto più estese. È quella che coinvolge il rapper statunitense Kendrick Lamar e il canadese Drake, due dei cantanti più famosi e di successo al mondo, che si stanno antipatici da molto tempo ma che nelle ultime settimane hanno pubblicato diversi “dissing”, cioè canzoni scritte appositamente per insultarsi e prendersi in giro in rima. È una pratica storica dell’hip hop, ancora presente soprattutto tra rapper meno conosciuti, ma occasionalmente, come in questo caso, può ancora coinvolgere anche quelli più celebri.

Da anni Drake e Lamar sono tra i rapper più famosi al mondo, seppure abbiano avuto carriere molto diverse: il primo ha sempre fatto musica più commerciale e da classifica, il secondo ha raggiunto un enorme successo di pubblico pur facendo un hip hop considerato “alto” e intellettuale, che gli è valso estesi riconoscimenti dalla critica e, tra le altre cose, anche un premio Pulitzer nel 2018. Anche se i rapper sono abituati a insultarsi a vicenda (“dissarsi”, in gergo) è piuttosto inusuale, in tempi recenti, che a farlo siano due così famosi, e con questa intensità e questo impegno.

Quello tra Lamar e Drake è diventato insomma un cosiddetto beef, uno scontro prolungato che due rapper ingaggiano pubblicando una serie di dissing. Su The Ringer Charles Holmes ha scritto peraltro che «in termini di dimensioni, scala e capitale» potrebbe facilmente essere «l’ultimo beef di questa portata», perché «non ci saranno mai più rapper che occuperanno lo stesso spazio culturale di Drake o Kendrick (Lamar)».

La rivalità tra Lamar e Drake iniziò all’incirca nel 2013 quando, dopo diverse collaborazioni, i due avevano cominciato a insultarsi in maniera più o meno velata in alcune canzoni, inizialmente con pretesti legati alla rispettiva musica. Da quel momento in poi Drake e Lamar smisero di collaborare, e la loro rivalità ha continuato a essere seguita assiduamente dagli appassionati, che nel tempo hanno costruito una mitologia attorno a riferimenti, veri o presunti, contenuti in rime, copertine di dischi e dichiarazioni pubbliche.

A marzo il beef tra Lamar e Drake si è però intensificato, per via di una rima che Lamar aveva scritto per “Like That”, canzone scritta in collaborazione con il rapper statunitense Future, in cui sosteneva che Drake e un altro rapper, J. Cole, non fossero al suo livello. Alcuni mesi prima, i due avevano registrato una canzone in cui, insieme a Lamar, si definivano i tre grandi del genere. Ad aprile Drake aveva poi risposto con due canzoni, “Push Ups” e “Taylor Made Freestyle”, in cui peraltro era stata inserita una strofa cantata da una voce sintetizzata molto simile a quella di Tupac, creata utilizzando l’intelligenza artificiale, circostanza che aveva spinto gli eredi del rapper a fare causa a Drake. Nella seconda canzone, “Taylor Made Freestyle”, Drake invitava Lamar a rispondere al suo dissing, sostenendo che indugiasse per il timore di perdere la sfida.

La risposta di Lamar è arrivata il 30 aprile con “Euphoria” (intitolata come l’omonima serie di HBO, di cui Drake è uno dei due produttori esecutivi), e da quel momento la rivalità ha avuto un’accelerazione: tre giorni dopo Lamar ha pubblicato un’altra canzone, “6:16 in LA”, e poche ore dopo Drake ha risposto con “Family Matters”. Il 4 maggio Lamar ha pubblicato altre due canzoni per provocare Drake: “Meet the Graham” e “Not Like Us”. Infine, domenica Drake ha risposto con “The Heart Part 6”.

Gli insulti tra i due hanno presto iniziato a riguardare le rispettive vite private. Per esempio in “Meet the Graham” e “Euphoria” Lamar ha fatto riferimento ad Adonis, il figlio che Drake ebbe nel 2017 con la pornostar francese Sophie Brussaux, e che per più di un anno non fu visto in pubblico. In una strofa di “Meet the Graham”, Lamar ha fatto poi riferimento a una presunta figlia di cui Drake non avrebbe mai parlato («Cara bambina, mi dispiace che tuo padre non sia presente nel tuo mondo»).

Anche Drake ha fatto riferimento esplicito alla famiglia di Lamar: in una strofa di “Family Matters”, una delle due canzoni che ha pubblicato in questi giorni, sostiene che il padre di uno dei due figli di Lamar sia in realtà Dave Free, che è stato per anni uno dei suoi collaboratori. Parlando dell’enfasi sugli aspetti privati della loro vita, Holmes ha scritto che «come con la maggior parte delle polemiche hip-hop, siamo finiti dove eravamo destinati da sempre: uomini che usano donne, mogli, ragazze madri, genitori e bambini in modi sempre più grossolani e depravati per soddisfare il loro ego rabbioso».

Drake e Lamar, almeno in teoria, non avrebbero bisogno di un beef. Solitamente infatti queste faide vengono intraprese per catalizzare l’attenzione mediatica e ottenere più fama, ma in questo caso i contendenti coinvolti sono due musicisti che hanno ampiamente raggiunto il loro obiettivo. Drake è riconosciuto da chiunque come il primo rapper al mondo per vendite, e ha ottenuto quel successo commerciale che, in un genere autocelebrativo come il rap, è forse la massima soddisfazione a cui si può ambire.

Anche Lamar ha avuto una carriera unica e apparentemente compiuta, in cui è riuscito a nobilitare il rap come forma d’arte in grado di veicolare messaggi importanti con uno stile sofisticato e “letterario”. Nel gergo del genere si direbbe che ha costruito una “legacy”, ossia un’eredità artistica che ispirerà i rapper delle future generazioni, affermandosi come il musicista hip hop più influente della sua generazione.

Eppure, anche se hanno ottenuto il massimo nei rispettivi campi, neppure due rapper di enorme notorietà come Lamar e Drake sono riusciti a evitare di insultarsi con un beef, perché «ogni rapper finisce lì», secondo Holmes. E questo, in un certo senso, ha secondo lui anche degli aspetti positivi.

Elementi come l’autocelebrazione, gli insulti in rima e la volontà di dimostrare la supremazia tecnica sull’avversario fanno parte dell’hip hop sin dalla nascita del genere, più o meno cinquant’anni fa, quando iniziò a prendere piede la pratica delle cosiddette “battle”, ossia le famose sfide in cui due rapper competono tra loro offendendosi in rima. Per questo motivo, secondo Holmes, Drake e Lamar rappresentano «le ultime superstar rimaste di un genere che sta prendendo la strada del rock», ossia una musica che avendo perso molti legami con le sue origini attraversa da decenni una forte crisi d’identità, ed è diventato sempre meno rilevante nella cultura pop mondiale.