Il Consiglio di Stato ha confermato la scadenza delle concessioni balneari al 31 dicembre del 2023

Una spiaggia della Liguria, 10 settembre 2020 (ANSA foto)
Una spiaggia della Liguria, 10 settembre 2020 (ANSA foto)

Con una sentenza pubblicata martedì il Consiglio di Stato ha confermato la scadenza delle concessioni balneari al 31 dicembre del 2023, annullando le eventuali deroghe fino al 31 dicembre del 2024 concesse da alcune amministrazioni comunali. Il Consiglio di Stato si è espresso su un ricorso specifico presentato nel 2023 dal proprietario di uno stabilimento balneare a Rapallo, in Liguria: ha richiamato «i principi della Corte di Giustizia dell’Unione Europea» per dare «immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale». Nella sentenza sottolinea che la risorsa spiaggia è «scarsa».

Quella delle concessioni balneari è una questione complicata che nessun governo è riuscito finora a risolvere. I proprietari degli stabilimenti balneari hanno infatti in gestione i tratti di spiaggia su cui operano in virtù di concessioni, cioè di affitti, che vengono rinnovati in modalità pressoché automatica da decenni in cambio di canoni molto bassi, anche di pochi euro a metro quadro. Questi stabilimenti si tramandano in molti casi di generazione in generazione, in violazione di una direttiva europea del 2006, la cosiddetta “Bolkestein“, che impone all’Italia di fare dei bandi per mettere a gara le concessioni e aprire così il mercato alla concorrenza.

Dal 2006 a oggi, però, governi italiani di vario orientamento politico, nel timore di inimicarsi la categoria dei balneari che è piuttosto influente, hanno rinviato in maniera straordinaria la scadenza di queste concessioni, prorogandole. L’ultima proroga era stata quella voluta dall’attuale governo di Giorgia Meloni, che nella legge di bilancio approvata nel dicembre del 2022 aveva prorogato le concessioni fino alla fine del 2024, con possibilità di un’ulteriore proroga fino alla fine del 2025.

Con la sua ultima sentenza il Consiglio di Stato ribadisce quanto già affermato da altre pronunce precedenti: e cioè che la legge del 2023 che proroga le concessioni balneari automaticamente fino al 31 dicembre del 2024 «dovrebbe e deve essere essa stessa disapplicata». Nella sentenza si contesta anche il fatto che la risorsa spiaggia non sia scarsa, tesi invece sostenuta dal governo per giustificare la mancata applicazione della direttiva Bolkestein.

Il Consiglio di Stato costituisce l’ultimo grado di giudizio nella giustizia amministrativa, cioè quella che regola i rapporti tra cittadini, società o enti pubblici e la pubblica amministrazione. Le sue sentenze sono dunque molto importanti, e contro di esse si può fare ricorso in Cassazione solo «per motivi inerenti alla giurisdizione», come stabilisce l’articolo 111 della Costituzione: significa che si può ricorrere in Cassazione solo quando si ritiene che il Consiglio di Stato sia intervenuto in ambiti al di fuori della sua competenza, oppure quando invade il campo di chi dovrebbe fare le leggi, cioè il parlamento o il governo.

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