La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha ribadito che l’Italia non può rinnovare automaticamente le concessioni balneari

Stabilimenti balneari a Termoli (Campobasso) (GIUSEPPE GIGLIA/ANSA)
Stabilimenti balneari a Termoli (Campobasso) (GIUSEPPE GIGLIA/ANSA)

Una nuova sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea stabilisce che «le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente». La corte si è pronunciata su un ricorso dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) – quella che siamo abituati a chiamare “Antitrust” – contro il comune di Ginosa, in provincia di Taranto, impegnato in una battaglia legale per difendere il rinnovo automatico della concessioni.

La sentenza fa riferimento a una direttiva europea del 2006 che il governo italiano in questi anni non ha mai recepito, rinviando il momento di istituire gare “trasparenti e non discriminatorie” per l’assegnazione degli spazi. A marzo anche il Consiglio di Stato, l’organo di secondo grado della giustizia amministrativa italiana, aveva dichiarato illegittima la proroga fino alla fine del 2024 delle concessioni pubbliche agli stabilimenti balneari, decisa dal governo nel cosiddetto decreto “Milleproroghe”.

Della proroga delle concessioni in Italia si discute da molti anni: le concessioni vengono infatti prorogate quasi automaticamente da decenni agli stessi proprietari, peraltro con affitti molto bassi. Le spiagge però sono beni di proprietà statale, e come tali dovrebbero essere assegnate attraverso gare pubbliche periodiche, con regole equilibrate e pubblicità internazionale. Per questo nel 2020 la Commissione Europea aveva avviato una procedura di infrazione contro l’Italia perché non era ancora intervenuta sulle concessioni e non aveva bandito una gara pubblica per la loro assegnazione: nei prossimi mesi potrebbero arrivare deferimento e sanzioni.

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