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  • Mercoledì 10 aprile 2024

Anche in Italia c’è interesse per i farmaci dimagranti

Da quando l'Ozempic è diventato un caso mediatico negli Stati Uniti sono più richiesti e prescritti anche qui, e non è necessariamente un male

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Circa un anno fa in Italia si cominciava a parlare del fatto che nelle farmacie era quasi impossibile trovare l’Ozempic, un farmaco per il trattamento del diabete mellito di tipo 2. Il motivo era che la semaglutide, il principio attivo del farmaco, aveva cominciato a essere molto richiesta (soprattutto negli Stati Uniti) come rimedio contro sovrappeso e obesità: due condizioni che riguardano molte più persone rispetto al diabete. Da allora l’attenzione per questo uso dell’Ozempic e della semaglutide, ma anche per altri principi attivi e farmaci simili, è cresciuta tantissimo in tutto il mondo, tanto che alla fine del 2023 la rivista scientifica Science li ha premiati come progresso più importante dell’anno e la Novo Nordisk, l’azienda danese che li produce, è diventata la società col maggior valore in borsa in tutta Europa.

L’impiego di un principio attivo con effetti collaterali contenuti, che aiuta a perdere molti chili con relativa facilità e velocità, ha avuto un impatto enorme anche da un punto di vista culturale. L’Ozempic e la sua versione con un dosaggio specifico per dimagrire, il Wegovy, sono stati soprannominati dai giornali “farmaci di Hollywood” dopo che alcune celebrità li hanno citati per spiegare come avessero fatto a perdere molto peso in poco tempo. Su giornali e televisioni se n’è parlato spesso in modo approssimativo come della soluzione ideale per persone ricche, pigre e ossessionate dalla magrezza. In Italia la richiesta e l’interesse per tipi di farmaci simili – che però non sono né l’Ozempic né il Wegovy – sono effettivamente un po’ aumentati, e non è necessariamente un problema.

Sui giornali e nei programmi televisivi italiani si parla spesso di Ozempic per riferirsi a un gruppo di farmaci che agiscono in modo simile ma hanno nomi, principi attivi e dosaggi diversi. L’Ozempic è il più famoso perché è quello che ha dato inizio a tutto: è dopo aver notato gli effetti di questo farmaco sulle persone diabetiche, infatti, che in alcuni paesi è iniziata la prescrizione come rimedio contro l’obesità in modalità “off label”, cioè appunto per scopi diversi da quelli per cui era stato sviluppato in origine.

In Italia l’Ozempic è venduto solo come farmaco per diabetici: viene prescritto dal medico con la ricetta rossa e viene rimborsato dal Servizio sanitario nazionale. Non è da escludere che qualcuno trovi il modo di ottenerlo lo stesso solo per dimagrire, ma non è all’ordine del giorno. La carenza di Ozempic (del principio attivo e dei dispositivi che si usano per iniettarlo) in Italia è durata quasi tutto l’anno scorso ed è stata principalmente il risultato di un aumento della domanda a livello internazionale. Al momento non ci sono problemi di carenza in Italia, ma non è escluso che possano tornare dato che la domanda di Ozempic per dimagrire nel mondo continua a essere molto alta e Novo Nordisk non è sempre in grado di starci dietro: il risultato è che in alcuni periodi questo farmaco diventa difficile da trovare per i diabetici anche nei paesi come l’Italia dove l’uso “off label” non c’è.

Dopo aver appurato l’efficacia di Ozempic per perdere peso, Novo Nordisk aveva messo in commercio in alcuni paesi il Wegovy, che è sostanzialmente l’Ozempic (cioè il semaglutide) ma con un dosaggio più alto e pensato espressamente come rimedio contro l’obesità. Questo farmaco ha ricevuto l’autorizzazione per essere commercializzato in Europa, ma attualmente non è venduto in Italia: lo sarà però probabilmente a partire da quest’estate insieme a un farmaco simile a base di dulaglutide prodotto da un’altra azienda, la statunitense Eli Lilly. Le poche persone che usano Wegovy in Italia, attualmente, se lo sono fatte prescrivere da medici svizzeri e sono andate in Svizzera a procurarselo.

In Italia, per dimagrire, viene usato soprattutto il Saxenda, che è prodotto dalla stessa casa farmaceutica di Ozempic e Wegovy, ma è un farmaco più datato e ha un principio attivo diverso e un po’ meno efficace: il liraglutide.

Molto in breve, tutti questi farmaci funzionano perché imitano il comportamento di un ormone (GLP-1, o glucagon-like peptide 1) che stimola la produzione di insulina, fa abbassare il livello di zuccheri nel sangue e dà una sensazione di sazietà, permettendo un maggiore controllo dell’alimentazione e una drastica riduzione delle calorie assunte quotidianamente. L’editorialista italiana Guia Soncini ha per esempio scritto, parlando della sua esperienza con Saxenda sul sito Lucy: «certi giorni mangio due uova al mattino e poi non ho più fame tutto il giorno».

Ozempic, Wegovy e Saxenda vengono somministrati tramite un’iniezione sottocutanea che ci si può fare da soli, una volta alla settimana nei primi due casi e una volta al giorno nel terzo. Nei gruppi su Facebook dei pazienti che si confrontano sulle rispettive esperienze con Saxenda – gruppi a cui sono iscritte migliaia di persone in tutta Italia – si leggono racconti di chi ha avuto effetti collaterali come pancia gonfia, nausea, vomito, disturbi gastrointestinali e mal di testa. Altri invece dicono di non averne avuti, e in generale gli utenti si tranquillizzano a vicenda sul fatto che questi sintomi tendono a scomparire dopo i primi giorni di terapia.

Silvia Tucci, che in Italia è stata una delle prime persone a parlare della propria esperienza con questi farmaci su TikTok, ha detto recentemente in un’intervista televisiva di essere passata da 100 chilogrammi a 65 in due anni, e di averne persi 20 solo nei primi due mesi. Un utente su Facebook ha scritto di aver perso 10 chili in meno di due mesi, un altro 8 in tre settimane. Ci sono però anche testimonianze di chi si lamenta di non aver perso peso, o di averne perso all’inizio e poi basta. Un utente ha scritto di aver provato Wegovy dopo una terapia con Saxenda, e che in confronto è «un portento».

In questi gruppi ci si scambiano anche consigli sulle farmacie fornite e quelle sfornite di Saxenda: AIFA dice che in Italia questo farmaco risulta regolarmente distribuito. Non è comunque un tipo di terapia accessibile a tutti, visto che ha un costo di alcune centinaia di euro al mese. Forse anche per questo un avviso che si legge spesso nei gruppi di Facebook è quello di fare attenzione alle truffe online. Su Telegram per esempio non è difficile trovare persone che si presentano come medici e offrono confezioni di Saxenda o Wegovy alla metà del prezzo, magari mostrando foto di magazzini pieni di questi farmaci.

Pur non essendo ancora arrivato il Wegovy, nell’ultimo anno anche in Italia questo farmaco e il caso mediatico che ne è nato attorno hanno avuto l’effetto di spingere molte persone a chiedere informazioni e prescrizioni a endocrinologi, dietologi e medici di famiglia. Questa mobilitazione è stata spesso raccontata dai media come un problema: un po’ per via delle storie di presunte prescrizioni o vendite illegali, che esistono pur essendo solo aneddotiche, e un po’ probabilmente sulla scia di quanto sta accadendo negli Stati Uniti, dove appunto l’Ozempic è stato presentato da alcuni personaggi famosi come un modo per dimagrire pur non avendone bisogno, solo per corrispondere a canoni estetici estremi.

Nella comunità medica italiana però non c’è particolare allarme. «In questo momento c’è una certa attenzione per questi farmaci, ed è giusto che i pazienti vengano a chiederci di prescriverglieli», dice Gianluca Aimaretti, presidente della Società Italiana di Endocrinologia. «Non ci sono controindicazioni e spesso può fare bene, poi certo il medico deve assicurarsi che lo prendano con attenzione e che adottino anche un corretto stile di vita. La raccomandazione è di usarli per pazienti con un indice di massa corporea superiore a 30 [soglia oltre la quale si passa da sovrappeso a obesità, ndr] con complicanze metaboliche, ma non è un’indicazione stringente».

Aimaretti specifica anche che «il farmaco aiuta moltissimo, ma dieta ed esercizio fisico aiutano a mantenere il calo di peso. Anche perché al momento non sappiamo se sono farmaci che vanno interrotti, col rischio di riprendere peso, o se devono continuare a essere presi per tutta la vita. Lo impareremo col tempo».

Gerardo Medea, responsabile della ricerca per la Società Italiana di Medicina Generale, ha confermato che l’attenzione mediatica ha portato a una maggiore sensibilità al tema nella popolazione. «Possiamo dire di aver notato due cose: rispetto a prima c’è una maggiore – anche se non straordinaria – richiesta di informazioni sui farmaci per dimagrire, ma ancora di più c’è una maggiore disponibilità ad ascoltare i medici che li propongono. Ho avuto molti pazienti che una volta informati su questa opzione sono tornati volentieri a sentire ulteriori informazioni, e poi a farseli prescrivere. Negli anni passati questa disponibilità era minore, i pazienti tendevano a evitare questi trattamenti pur avendone bisogno».

L’ISTAT dice che nel 2021 gli adulti sovrappeso in Italia erano il 36 per cento della popolazione e quelli obesi l’11,5 per cento, cioè circa 4 milioni. Per problemi di lieve sovrappeso l’intervento più consigliato dai medici solitamente riguarda un cambio dello stile di vita e dell’alimentazione più che una terapia farmacologica, anche perché l’effetto è solitamente più duraturo. Per l’obesità invece è più frequente che si proponga di ricorrere a farmaci come il Saxenda.

L’obesità in Italia è stata riconosciuta come malattia cronica, ma al momento le cure per chi ce l’ha (tra le quali potrebbero rientrare anche i farmaci a base di semaglutide) non rientrano nei livelli essenziali di assistenza (LEA), cioè nelle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale. L’obesità viene riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come uno dei maggiori problemi di salute pubblica nel mondo, perché si accompagna spesso ad altre patologie come ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica e alcuni tipi di tumori. Negli Stati Uniti, Wegovy è stato da pochi giorni approvato dalla Food and Drug Administration anche come farmaco per ridurre il rischio di problemi cardiovascolari.

Il fatto che siano stati scoperti farmaci così efficaci nel far perdere peso mette in discussione idee molto radicate nella cultura occidentale, secondo cui il dimagrimento dovrebbe essere ottenuto con fatica, e la magrezza sia in qualche modo un premio e il risultato di una condotta virtuosa, a differenza della grassezza che viene invece percepita come il giusto prezzo per chi non si prende cura di sé. Quando i medici raccomandano di accompagnare i farmaci dimagranti a una dieta e all’esercizio fisico lo fanno perché sono cose importanti per la salute di per sé (e non solo ai fini della perdita di peso) e perché aiutano a mantenere la forma fisica quando la terapia farmacologica viene interrotta. Non c’è però sempre un vero motivo per cui il dimagrimento non possa essere il risultato di una terapia farmacologica, proprio come avviene per altri problemi di salute, e anzi in molti casi i farmaci sono un modo per raggiungere i risultati prima e ridurre subito i rischi di salute correlati.

A proposito di questo Aimaretti dice che «ci sono molti pregiudizi rispetto al fatto che il paziente obeso sia colpevole della sua obesità. Che ci siano ragioni dovute a stili di vita non adeguati è sicuramente vero, ma perché si arrivi a quel punto non sempre è noto: non si può sapere che non ci siano altre problematiche, di metabolismo, di stress, di depressione. E allora avere un farmaco serve eccome».