Le proteste contro i rincari dei biglietti del treno delle Cinque Terre

Per una tratta tra i piccoli comuni liguri i prezzi dei biglietti sono aumentati fino a 10 euro, e oltre i 30 per il giornaliero: l'obiettivo della Regione è contenere il turismo

La vista di Manarola, nel Parco Nazionale delle Cinque Terre, in Liguria (Jin Mamengni/Xinhua via ZUMA Press)
La vista di Manarola, nel Parco Nazionale delle Cinque Terre, in Liguria (Jin Mamengni/Xinhua via ZUMA Press)
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Negli ultimi giorni ci sono state alcune polemiche e proteste in Liguria per la decisione della Regione Liguria di aumentare il costo del biglietto del cosiddetto “Cinque Terre Express”, un collegamento ferroviario attivo da marzo a novembre che unisce i paesi delle Cinque Terre e usato moltissimo dai turisti. Le tariffe aumentate sono proprio quelle per i non residenti e il prezzo del biglietto cambia a seconda dell’alta e della bassa stagione: la corsa singola costa dai 5 ai 10 euro, mentre il biglietto giornaliero costa dai 19,50 ai 32,50 euro (la tariffa più alta viene applicata nei weekend e in alta stagione). Le tratte tra le piccole stazioni delle Cinque Terre sono molto brevi e durano dai 4 ai 6 minuti.

A protestare sono alcuni sindaci dei comuni interessati e soprattutto i comitati locali di commercianti e operatori del turismo, i quali temono che l’aumento del costo del trasporto sul territorio possa scoraggiare l’arrivo dei visitatori, a fronte di limitati vantaggi per i bilanci delle amministrazioni locali e dunque per la popolazione residente.

Su alcune vetrine degli esercizi commerciali di Riomaggiore e Manarola sono stati affissi volantini con scritto «Scusateci per gli aumenti del biglietto del treno, noi non c’entriamo». Martedì sui cartelli di una protesta a La Spezia durante un convegno a cui era presente anche il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti si leggeva «Le Cinque Terre sono di tutti» e «Non siamo il bancomat della Regione».

Foto di una spiaggia delle Cinque Terre

(Annette Reuther/dpa)

Toti, in un post su Facebook, ha difeso la decisione di aumentare il prezzo del biglietto su queste tratte dicendo che «solo in Italia paghiamo i mezzi di trasporto ai turisti con le tasse degli italiani» e che «è giusto che un turista paghi un servizio unico come il treno per le Cinque Terre più di quanto non lo paga un ligure».

Un’iniziativa simile, che aveva a sua volta provocato polemiche, era stata la riapertura dopo 13 anni della “Via dell’Amore”, la strada pedonale che collega uno dei comuni, Riomaggiore, con la sua frazione Manarola, e di renderla percorribile solo a pagamento, con un biglietto da cinque euro.

Decisioni di questo tipo rientrano nella strategia della Regione di contenere il turismo di massa in questi piccoli comuni, che ogni anno hanno un afflusso di milioni di persone ingestibile per piccoli borghi con risorse limitate come sono i comuni che compongono le Cinque Terre: Monterosso al Mare, Riomaggiore, Vernazza, Corniglia e Manarola. È una strategia in realtà condivisa anche da una parte degli amministratori locali, infatti non tutti sono contrari all’aumento delle tariffe del treno. Su questo si è espresso soprattutto Emanuele Moggia, sindaco di Monterosso: «Stiamo precludendo la libera circolazione sul trasporto pubblico locale in base al censo», ha detto al Corriere della Sera. «A Pasqua e Pasquetta ho sentito famiglie dire che non torneranno mai più alle Cinque Terre perché non possono permettersi di spendere 40 o 50 euro solo per il
treno».

Solo Monterosso al Mare e Riomaggiore superano i 1.300 abitanti: Vernazza non arriva a 800, Manarola ne ha circa 350 e Corniglia meno di 200. Sono borghi dai paesaggi suggestivi, a picco sul mare e con una costa prevalentemente rocciosa: proprio per questa loro conformazione però non hanno grandi spazi a disposizione, nemmeno per quanto riguarda le spiagge, e per quanto organizzati e abituati al turismo offrono necessariamente un numero di strutture ridotto. Dei cinque, solo Monterosso ha un vero lungomare.

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