La Corte Costituzionale dell’Uganda ha respinto una petizione per annullare la durissima legge contro le persone LGBTQ+

Una persona al Pride di Entebbe, in Uganda, nel 2014
Una persona al Pride di Entebbe, in Uganda, nel 2014 (AP Photo/Rebecca Vassie)

Mercoledì la Corte Costituzionale dell’Uganda, il secondo organo giudiziario più importante del paese, ha respinto una petizione che chiedeva l’annullamento della durissima legge contro le persone LGBTQ+ approvata l’anno scorso. La legge è una delle più punitive al mondo e prevede l’ergastolo e talvolta la pena di morte per le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e queer. La petizione per annullarla era stata presentata da due professori dell’università Makerere di Kampala, da alcuni politici e attivisti per i diritti umani, secondo cui la legge vìola alcuni diritti fondamentali sanciti nella Costituzione ugandese, come il diritto a non subire discriminazioni e quello alla privacy, e alcuni principi del diritto internazionale.

La Corte Costituzionale dell’Uganda ha annullato alcune parti specifiche della legge ritenendo che violassero il diritto alla salute, quello alla privacy e quello alla libertà di culto, ma si è rifiutata di annullare la legge nella sua interezza. Gli autori e le autrici della petizione potranno ora fare appello alla Corte Suprema dell’Uganda, il più alto tribunale del paese.

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