Per realizzare i propri desideri non basta “visualizzarli”

È la tesi inverosimile su cui si basa il "manifesting", pratica che si è diffusa dopo la pandemia anche tra personaggi famosi, portandosi dietro molti problemi

(Una scena del film The Bling Ring, 2013)
(Una scena del film The Bling Ring, 2013)
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Negli ultimi anni su internet si è diffusa una serie di pratiche che girano attorno al concetto di “manifesting”, un termine inglese che viene a volte tradotto in italiano con “manifestare” ma anche con “visualizzare”, e che è spesso accompagnato da altri termini come “vision board”, “legge dell’attrazione” e “journaling”. Dietro queste parole c’è una sorta di approccio spirituale e magico alla realtà, secondo cui per ottenere ciò che si desidera basterebbe scriverlo, rappresentarlo o immaginarlo insistentemente.

Negli Stati Uniti quest’idea si è diffusa moltissimo online durante la pandemia, ma non è raro sentirla citare anche in Italia. Qui, solo nel 2023, sono usciti quattro libri sul manifesting ed è diventato più frequente sentirne parlare come di un approccio da applicare nella vita quotidiana, per stare meglio e avere successo. La stessa Chiara Ferragni, l’influencer italiana più famosa, ha detto spesso di aver raggiunto i propri obiettivi nella vita “visualizzandoli” e credendoci molto. Oltre a non avere alcun fondamento, è una credenza che si porta dietro una serie di problemi.

La teoria del manifesting è abbastanza semplice: si basa sull’idea che se credi davvero in qualcosa diventerà realtà. Chi non ha la vita che vorrebbe può, secondo quest’idea, ottenerla cambiando modo di pensare e focalizzando la propria attenzione sui propri obiettivi, magari usando dei supporti per dare una forma ai propri propositi: una lista, un diario quotidiano o un “vision board” (cioè un cartellone con ritagli di immagini evocative della vita che si desidera per sé), tutte cose che funzionano anche molto bene su social network che si basano su foto e video come Instagram e TikTok.

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Nonostante alcuni abbiano provato a spiegarne il funzionamento citando concetti scientifici come l’energia, le vibrazioni o leggi naturali (una molto citata è la legge dell’attrazione, secondo cui se pensi positivo ti accadranno cose positive, in breve), quello del manifesting è un approccio basato unicamente sul pensiero magico. Ricorda altri approcci privi di fondatezza scientifica ma che piacciono molto perché intuitivi e tutto sommato facili da mettere in pratica, come quelli che vengono fatti rientrare nel cosiddetto “auto-aiuto” o, in passato, nelle pratiche New Age.

A giudicare da quanto si è diffuso online (dove i contenuti dedicati hanno centinaia di migliaia di visualizzazioni), negli ultimi anni il manifesting è riuscito a ottenere una particolare presa, interessando molte persone per cui l’idea di poter influire sugli eventi solo con la forza del proprio pensiero risulta molto rassicurante. Non è un caso che negli Stati Uniti si sia diffuso soprattutto durante i mesi del lockdown, nel 2020, quando la pandemia ha messo moltissime persone di fronte a un enorme senso di incertezza rispetto al futuro e alla sensazione di non avere più niente sotto controllo.

In Italia è arrivato un po’ dopo. Nel 2023 in particolare sono usciti libri come Manifesting. Il potere di far accadere le cose di Bettina Lemke (Giunti Editore), nella sinossi si legge «Anche se potrebbe sembrare pura magia, il manifesting è molto di più», e Manifest di Roxie Nafousi (Mondadori), che presenta il manifesting come «una pratica di crescita personale nata dall’incontro tra scienza e saggezza». Ma anche Manifesting – La nuova legge dell’attrazione di Gill Thackray (Piemme) e Il magico potere del manifesting di Kristen Helmstetter (Corbaccio), che «aprendo la vostra mente alla felicità, al successo e all’amore per se stessi» promette di aiutare «a prendere il controllo della vostra vita, ad aumentare l’autostima e a mettere a fuoco i vostri sogni».

Oltre che da alcuni trend sui social network e dai libri di auto-aiuto che sono usciti, il manifesting è diventato popolare negli ultimi anni anche grazie ad alcuni personaggi famosi che l’hanno citato mostrando di crederci e collegando questo approccio mentale al proprio successo. Tra questi per esempio ci sono la conduttrice statunitense Oprah Winfrey, l’attore Will Smith, la modella Ashley Graham e la cantante Ariana Grande. Jim Carrey ha raccontato in varie interviste di essersi scritto un assegno da solo da 10 milioni di dollari per «servizi di recitazione» quando ancora non faceva l’attore e di averlo portato nel portafogli per anni finché non firmò il contratto da 10 milioni per il film Scemo & più scemo, suggerendo che ci fosse una correlazione tra le due cose. Il fatto che persone famose che sembrano aver raggiunto le loro massime aspirazioni dicano di esserci riusciti anche grazie al manifesting rende tutto il discorso particolarmente convincente per chi vuole crederci, per via del cosiddetto “pregiudizio di sopravvivenza”.

La scrittrice britannica Bernardine Evaristo, diventata famosa anche in Italia per il suo libro Ragazza, donna, altro, è stata la prima donna nera a vincere il Booker Prize, uno dei più importanti premi letterari per i libri in lingua inglese. In un’intervista raccontò di aver ritrovato una scatola con «appunti, collage e fotografie, tutte che visualizzavano gli obiettivi che voleva raggiungere nella vita» e tra questi c’era «vincere il Booker Prize». Pochi mesi dopo, nell’autunno del 2021, è uscito il suo memoir che s’intitola proprio Manifesto, in cui raccoglie tra le altre cose consigli per chi come lei vuole costruirsi una carriera nel mondo della produzione creativa. In un’altra intervista disse: «se riesci a visualizzare di vincere il Booker, finirai col pensare di esserne all’altezza. E se senti che sei all’altezza, questo potrebbe influenzare il modo in cui scrivi: non per vincere il Booker, ma potrebbe influenzare la qualità della tua scrittura».

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In Italia una celebrità che ha parlato spesso delle sue pratiche di visualizzazione è Chiara Ferragni. In un’intervista al podcast Muschio Selvaggio disse che «la visualizzazione funziona, io credo molto nella legge dell’attrazione», aggiungendo però che «non la devi vivere come una verità assoluta o una legge scientifica». Disse anche di aver sempre scritto i propri obiettivi e di aver fatto «liste di qualsiasi cosa». «Se tu sai che certe cose positive prima o poi ti accadranno vivi la tua vita in funzione dell’idea che certe cose che tu speri per te prima o poi succederanno».

Vari articoli negli Stati Uniti negli ultimi anni hanno ricostruito le origini del pensiero magico legato al manifesting riconducendole al movimento Nuovo Pensiero che si diffuse nel paese nell’Ottocento. Al suo interno c’erano ispirazioni al messaggio di Gesù, alla filosofia greca e alla psicologia di quegli anni e la conclusione, come col manifesting, era che il pensiero potesse plasmare la realtà. Un’altra cosa che ha contribuito al diffondersi di queste idee più di recente è stato il libro di auto-aiuto The Secret uscito nel 2006 (nel 2007 in Italia), che ha venduto da allora decine di milioni di copie.

Nel manifesting si ritrovano insomma una serie di approcci magici che non hanno niente di nuovo ma che sono stati in qualche modo adattati ai tempi e riproposti. Come ha spiegato la giornalista Rebecca Jennings su Vox «gli esseri umani hanno sempre amato battezzare vecchi concetti con nuovi nomi per farli suonare più entusiasmanti, ma nessun progresso tecnologico ha velocizzato questo processo come ha fatto TikTok». Secondo Jennings insomma tutte le declinazioni del manifesting, dalle liste, alle tecniche di scrittura dei diari e alle vision board, sarebbero il risultato di tentativi dei creatori di contenuti online di approfittare di un discorso che funziona e che piace, ma proponendo allo stesso tempo variazioni sul tema e consigli nuovi per rendere i propri video e post più interessanti ed efficaci.

Una recente evoluzione è per esempio quella della cosiddetta “lucky girl syndrome”, cioè la sindrome della ragazza fortunata (sulla linea delle tendenze che riprendono un certo immaginario di “ragazza”). «È il tipo di malattia che vorresti prenderti. È esattamente quello che sembra: uno stato d’essere nel quale tutto sembra funzionare e dove le opportunità ti cadono addosso, come banconote da un dollaro che piovono dal cielo», scrive Jennings.

Alcuni esperti di psicologia fanno notare come, per quanto avere un approccio propositivo, motivato e basato sull’autostima e sull’ottimismo per il futuro possa avere degli effetti positivi su alcune persone, il manifesting può anche avere conseguenze negative non trascurabili sulla salute mentale. È il caso per esempio di chi pur impegnandosi nel manifesting non ottiene quello che vuole, e che in caso di particolari fragilità può per questo finire con l’essere più esposto a condizioni di perdita di autostima, sensi di colpa, vergogna o depressione. Questo ribaltamento della prospettiva può avere effetti negativi non solo su come le persone percepiscono se stesse, ma anche su come percepiscono gli altri.

Come ha fatto notare pochi giorni fa la scrittrice Tara Isabella Burton in un articolo d’opinione uscito su New York Times «se chiunque può avere salute, ricchezza e successo semplicemente volendoli a sufficienza, la logica fa sì che l’opposto sia altrettanto vero: le persone povere, malate e vulnerabili si sarebbero procurate la loro condizione non riuscendo ad avere abbastanza volontà per cambiare». Questo porta all’estremo una visione individualistica che è particolarmente radicata negli Stati Uniti ma è molto presente anche altrove, che autorizza molti a pensare alle persone più svantaggiate non come a quelle di cui la collettività dovrebbe farsi più carico ma al contrario come a coloro che in qualche modo se la sono andata a cercare.

A questo si lega più in generale il fatto che l’approccio del manifesting porta le persone a pensare a se stesse e agli altri come a individui che perseguono i rispettivi obiettivi e i propri desideri singolarmente, e non come a un sistema complesso, risultato di interazioni e collaborazioni tra più persone. Allo stesso tempo, si perde del tutto la consapevolezza del fatto che non tutte le persone hanno le stesse opportunità e che esistono cose (molte, a dire la verità) al di fuori del nostro controllo.

Infine c’è il problema che l’idea che basti concentrarsi su un desiderio per vederlo esaudirsi nella realtà può portare alcune persone particolarmente ingenue o sprovvedute a fare scelte estremamente rischiose, come decidere di trascurare certe cure mediche importanti per la propria salute, o investire tutti i soldi in progetti rischiosi, confidando nel fatto che il manifesting farà il resto.