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  • Martedì 26 marzo 2024

Chi è Bassirou Diomaye Faye, il futuro presidente del Senegal

Il principale candidato dell'opposizione ha vinto al primo turno le elezioni di domenica, nonostante fino a pochi mesi fa fosse conosciuto quasi solo all'interno del suo partito

Bassirou Diomaye Faye
Bassirou Diomaye Faye durante l'ultimo comizio della sua campagna elettorale per le presidenziali, il 22 marzo 2024 a Mbour, in Senegal (AP Photo/Mosa'ab Elshamy)
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Le elezioni presidenziali in Senegal sono state vinte al primo turno da Bassirou Diomaye Faye, principale candidato d’opposizione. I risultati parziali, con il 90 per cento delle schede scrutinate, dicono che Faye ha vinto con più del 50 per cento dei voti, soglia necessaria per evitare il ballottaggio. La vittoria gli è stata riconosciuta anche da Amadou Ba, ex primo ministro e candidato del partito attualmente al governo, nonostante i risultati ufficiali saranno diffusi solo il 3 aprile. Faye ha 44 anni e sarà il quinto presidente della storia del Senegal dopo l’indipendenza del paese ottenuta dalla Francia nel 1960.

Faye si era candidato con il sostegno di una coalizione di 118 movimenti e piccoli partiti, compreso l’ex Pastef (Patrioti africani del Senegal per il lavoro, l’etica e la fraternità) sciolto lo scorso agosto. Insieme a Ousmane Sonko, fondatore di Pastef e suo mentore, Faye è uno dei principali oppositori politici dell’attuale presidente senegalese, Macky Sall. Ha idee orientate a sinistra e viene presentato come un politico “antisistema”.

Il programma con cui Faye si è candidato si intitola “Per un Senegal sovrano, giusto e prospero”. Durante la campagna elettorale ha promesso di contrastare la corruzione e di migliorare il sistema giudiziario per permettere a tutti i senegalesi l’accesso a una giustizia imparziale e indipendente. Ha detto di voler rafforzare le istituzioni democratiche e di volersi opporre alle intimidazioni di oppositori e giornalisti. Ha anche parlato della necessità di attuare politiche per abbassare la disoccupazione giovanile (in Senegal il 60 per cento della popolazione ha meno di 25 anni) e per permettere a tutti un pari accesso all’istruzione e a una vita più giusta e dignitosa.

Gran parte del programma di Faye si basa sulla «sovranità economica» del Senegal: Faye ha proposto di abbandonare il franco CFA, una moneta gestita dalla Banca centrale francese che ha un cambio fisso stabilito con l’euro, e di creare una moneta unica per tutti i paesi che fanno parte della Comunità Economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS in inglese, CEDEAO in francese). Ha anche detto di voler rinegoziare le concessioni per lo sfruttamento delle risorse minerarie e petrolifere del paese in modo che i contratti e le collaborazioni siano vantaggiose per tutti, anche per il Senegal. Ha aggiunto infine di avere intenzione di promuovere le imprese locali, comprese quelle dell’artigianato, di sviluppare e rafforzare le infrastrutture come strade e ferrovie e di ridurre le importazioni. Faye è stato sostenuto soprattutto dai giovani.

Faye è nato nel 1980 a Ndiaganiao, nel Senegal centro-occidentale. Proviene da una modesta famiglia di agricoltori e ha spesso rivendicato le proprie origini rurali. Sul sito di presentazione della sua candidatura si dice che trascorre le domeniche e i giorni festivi nei campi a coltivare papaia. Dopo la maturità al liceo Demba Diop di Mbour, città a circa trenta chilometri da Ndiaganiao, Faye ottenne una laurea in giurisprudenza all’Università Cheikh Anta Diop di Dakar, la prima e la più grande università senegalese. Nel 2004 fu ammesso alla Scuola Nazionale di Amministrazione (ENA), prestigiosa scuola specialistica per i futuri dirigenti della pubblica amministrazione.

Tre anni dopo Faye cominciò a lavorare come ispettore del fisco per la Direction générale des Impôts et des Domaines, dove incontrò proprio Ousmane Sonko, che aveva a sua volta frequentato l’ENA, iniziando a impegnarsi con lui nel sindacato interno all’organizzazione. Nel 2014 cominciò a fare politica a fianco di Sonko e dentro al partito Pastef di cui, fino allo scioglimento, Faye è stato segretario generale. Spesso Faye viene descritto come la persona che più incise sul partito Pastef, in particolare fuori dal Senegal e in Europa, dove negli anni ha organizzato numerosi viaggi per raccontarne obiettivi e principi.

Finora Faye non aveva mai ricoperto un incarico politico pubblico, lavorando a fianco di Sonko, con cui dice di avere un rapporto fraterno, ma con una scarsa visibilità. Nel 2019, dopo la sconfitta di Sonko alle presidenziali, disse: «Non mi è mai passato per la testa di entrare in politica perché quando hai una persona molto vicina che fa politica ti rendi conto della mancanza di tempo, vedi le difficoltà di un impegno di questo tipo».

Lo scorso aprile Faye era stato arrestato con le accuse di aver diffuso notizie false, oltraggio e diffamazione di un’istituzione per un post pubblicato sui social network in cui criticava alcuni magistrati che si erano occupati delle vicende giudiziarie di Sonko. Tre mesi dopo era stato arrestato anche Sonko, con l’accusa di aver sobillato una rivolta, cospirato con dei gruppi terroristici, messo in pericolo la sicurezza nazionale e aver avuto comportamenti immorali nei confronti di minori di 21 anni. Entrambi erano stati scarcerati solo il 14 marzo, una decina di giorni prima delle elezioni, grazie a un’amnistia. Poiché il Consiglio costituzionale del Senegal aveva respinto la candidatura di Sonko, la scelta delle opposizioni era ricaduta proprio su Faye.

Inizialmente presentato come un semplice sostituto di Sonko, la popolarità di Faye era cresciuta nel giro di pochissimo tempo anche grazie al sostegno di Sonko stesso che appena scarcerato aveva detto: «La mia scelta su Diomaye non è una scelta fatta con il cuore, ma con la ragione. L’ho scelto perché soddisfa una serie di criteri. È competente e ha frequentato la scuola più prestigiosa del Senegal. Dopo quasi vent’anni all’ufficio delle imposte, dove ha fatto un lavoro eccezionale, nessuno può dire che non abbia integrità. Direi addirittura che ha più integrità di me. Metto il progetto nelle sue mani». Nei pochi giorni di campagna elettorale prima delle presidenziali Sonko aveva risposto puntualmente a tutte le critiche che provenivano dagli altri candidati circa l’inesperienza e l’impreparazione di Faye, spiegando che Faye aveva una lunga esperienza nella gestione del partito.

“Diomaye” è il suo soprannome e significa “l’onorevole” in lingua serere, quella del terzo gruppo etnico del Senegal. Faye è musulmano, come il 95 per cento della popolazione del paese, e ha due mogli, Marie Khone Faye e Absa Faye.