La bizzarra proposta del sindaco di Como di fare controlli fiscali dai parchimetri

Prevede di verificare la situazione fiscale di chi paga il parcheggio partendo dalla targa, un meccanismo problematico secondo diversi esperti di privacy

Foto di una donna che inserisce i dati in un parcometro
(Claudio Furlan/LaPresse)
Caricamento player

Durante una puntata della trasmissione di La7 Tagadà il sindaco di Como Alessandro Rapinese ha annunciato che il comune farà controlli fiscali direttamente dai parchimetri installati in città. È una proposta inedita e piuttosto strana, che diversi esperti di privacy hanno giudicato illegittima prima ancora di conoscerne i dettagli.

Il sistema è all’apparenza semplice. Nel momento in cui una persona inserisce la targa dell’auto per pagare la sosta, il parchimetro invia i dati all’ufficio tributi del comune che in automatico verifica eventuali pendenze fiscali. La verifica fiscale serve a determinare il prezzo della sosta: se un residente non ha pagato la tariffa rifiuti (TARI) o l’imposta municipale unica (IMU) dovrà pagare la sosta a prezzo pieno, altrimenti potrà usufruire degli sconti per i residenti introdotti nell’ambito di un aumento generale del prezzo per parcheggiare in città. «Se non sei a posto con l’ufficio tributi, semplicemente il parcheggio te lo paghi pieno. E in più sul parcometro ti uscirà un avviso: “passa dall’ufficio tributi perché abbiamo qualcosa da dirti”», ha detto Rapinese.

Il dubbio principale degli esperti di privacy riguarda la finalità del trattamento dei dati concessi dalla persona che paga il parcheggio. Il principio di finalità del trattamento prevede che i dati debbano essere raccolti per gli obiettivi specifici per cui vengono richiesti e successivamente trattati in modo compatibile con quegli obiettivi. Intervistata dalla Provincia di Como, l’avvocata esperta di privacy Elena Vimercati ha giudicato eccessiva la proposta del sindaco. «Chi inserisce la targa non pensa di ricevere un accertamento fiscale. Il trattamento del dato va oltre alle finalità richieste», ha detto. «I comuni sono soggetti alle normative privacy, dovrebbero dare a tutti un’informativa».

Tra le altre cose, non è chiaro cosa dovrebbe succedere se si paga per parcheggiare un’auto non di proprietà. Chi inserisce i dati della targa otterrebbe dal parchimetro informazioni sulla situazione fiscale della persona a cui è intestata l’auto.

Secondo il tributarista Francesco Tundo, invece, l’idea è solo simbolica perché di difficile applicazione e con effetti trascurabili sul recupero dell’evasione fiscale, perché gli uffici competenti hanno già tutti gli strumenti per fare controlli e accertamenti: di fatto non c’è bisogno di aspettare che gli abitanti paghino il parcheggio per avviare le verifiche. «Se invece la finalità è far pagare agli evasori la tariffa piena va bene, posso essere anche d’accordo, ma per recuperare così l’evasione fiscale, euro dopo euro, servirebbe qualche decennio», ha detto.

Già nel 2022 il sindaco Rapinese aveva annunciato un’iniziativa simile, ma legata al rinnovo della carta di identità: controlli fiscali obbligatori per tutte le persone che si rivolgono all’ufficio anagrafe per il rinnovo del documento. Anche in questo caso molti esperti sollevarono dubbi sulla legittimità dell’esperimento, di cui poi il comune non ha mai diffuso risultati.