I campi di tulipani sono sempre più di moda

Da alcuni anni anche in Italia diverse aziende agricole li piantano per attrarre visitatori interessati a raccoglierli e a fotografarsi

di Susanna Baggio

Una ragazza si fa scattare una foto in mezzo ai tulipani a Villa De Sanctis, Roma, 26 marzo 2019
Una ragazza si fa scattare una foto in mezzo ai tulipani a Villa De Sanctis, Roma, 26 marzo 2019 (ANSA/ Claudio Peri)
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È sabato 16 marzo e dopo circa due settimane di pioggia in Lombardia è arrivata l’aria di primavera: in un campo vicino al lago di Annone, in provincia di Lecco, una donna sui trent’anni raccoglie dei narcisi con sua figlia, mentre una coppia di ragazzi passeggia tra i filari da cui entro pochi giorni spunteranno migliaia e migliaia di tulipani coloratissimi. Anche se è ancora presto per vedere le scenografiche distese dei campi in cui si può andare a raccoglierli e fotografarli, i primi si intravedono già: dal 2017 la moda di visitare questi “tulipark”, scattare qualche selfie e tornare a casa con un bel mazzo di fiori si rinvigorisce ogni anno, e ogni anno ne aprono di nuovi.

«Sì, c’è un discorso di moda» dice Cristina Tosi, la titolare del Campo dei Fiori di Galbiate, l’azienda agricola del lecchese in cui si possono raccogliere in particolare i tulipani, una delle prime di questo tipo in Italia. È un’esperienza che secondo alcuni addetti ai lavori ha a che fare con il semplice piacere di vedere qualcosa di bello e suggestivo, e secondo altri ha o dovrebbe avere finalità diverse.

La gran parte di questi campi apre al pubblico tra la fine di marzo e la fine di aprile, nel periodo della fioritura dei tulipani, che sono da sempre tra i fiori primaverili più apprezzati in Europa. L’ingresso è gratuito o costa dai 3 ai 6 euro, a seconda dei casi, e tutti funzionano con la modalità “you pick”, ovvero “scegli tu”, ma anche “raccogli tu”. Dopo aver ricevuto delle cesoie per recidere i fiori e cestini per metterli da parte, si può passeggiare tra migliaia e migliaia di tulipani in fiore, di decine di varietà, e scegliere quelli che si vogliono portare a casa: il tutto ammirando un paesaggio effimero e spettacolare, che diventa lo sfondo di altrettante fotografie condivise sui social. Di solito ciascun fiore costa un euro o 1,50; a volte alcuni sono già inclusi nel biglietto.

Il primo “you pick garden” ad aver aperto in Italia sette anni fa è stato Tulipani Italiani, gestito dall’olandese Edwin Koeman e dalla compagna Nitsuhe Wolanios, attualmente uno dei più grandi. Koeman, che di lavoro esportava bulbi dai Paesi Bassi, racconta che per l’Italia un’attività di questo tipo era una novità, ma sapeva che sarebbe piaciuta. Il loro primo campo era stato aperto a Cornaredo, vicino a Milano: grazie al grande successo mediatico e al passaparola, due anni dopo si sono spostati in uno più grande e servito a una decina di chilometri di distanza, di fronte al centro commerciale di Arese.

Il modello di Tulipani Italiani ebbe così tanto successo che dal 2018 aprirono tra gli altri Il Campo dei Fiori di Galbiate, ma anche Tulipania e FiorirAnno, che si trovano rispettivamente in provincia di Bergamo e Monza e Brianza. L’anno scorso Tulipani Italiani ha aperto una seconda sede a Grugliasco, a ovest di Torino, mentre I Tulipani di Maddi, che si trova sempre vicino a Bergamo, gestisce anche un campo davanti al castello di Malpaga, nella bassa bergamasca. A breve spunteranno i primi 50mila tulipani piantati dall’azienda agricola Santa Laura in un ex monastero nella valle d’Astino, a ovest di Bergamo, e questi sono solo alcuni dei campi di tulipani attivi in Italia.

Sempre il 16 marzo, il giorno della riapertura del campo di Arese, Koeman ha detto che nonostante rappresentino la concorrenza lui e la compagna «sono contenti» dell’apertura di attività simili alla loro, «perché significa che abbiamo avuto una buona idea».

Una ragazza nel campo di Tulipani Italiani ad Arese il 4 aprile del 2023

Una ragazza nel campo di Tulipani Italiani di Arese, il 4 aprile del 2023 (AP Photo/ Luca Bruno)

A differenza del Campo dei Fiori di Galbiate, dove i tulipani sono piantati in piccole aiuole (parcelle) e devono ancora spuntare, quello di Arese ha già una quindicina di filari fioriti, di varietà precoci. I bulbi di tulipani si piantano tra ottobre e novembre e fioriscono grossomodo nella seconda metà di marzo, a seconda delle condizioni climatiche. L’inizio del periodo di fioritura non si discosta se non di cinque o sei giorni di anno in anno, spiega Tosi, e in generale dura da venti giorni a circa un mese.

Per fare qualche esempio nel campo di Galbiate, che è grosso circa 5mila metri quadrati, sono piantate oltre 120 varietà di tulipani: ci sono per esempio quelli con la corolla classica e i cosiddetti “fringed”, con petali che sembrano sfilacciati, ma anche quelli a doppia corolla, che ricordano le peonie, e i “parrot”, i cui petali «si accartocciano e si arruffano, come il piumaggio del pappagallo», racconta sempre Tosi. Nel campo di Tulipani Italiani di Arese, che misura circa 150-200mila metri quadrati, ci sono ancora più varietà, dice Koeman: vengono piantate in sequenza, prima le precoci e poi le tardive, di modo da avere sempre almeno una porzione del campo fiorita.

«Il primo anno fu veramente pazzesco», racconta Koeman. Un campo di questo tipo in Italia non si era mai visto, e pertanto era stato raccontato su tantissimi giornali e televisioni. Grazie a tutta questa «pubblicità gratuita» il campo di Cornaredo fu visitato anche da 10mila persone al giorno, e tutti i suoi tulipani vennero raccolti nel giro di più o meno due settimane, dice. Quest’anno nel campo di Arese hanno piantato 715mila bulbi, il loro record: sia nel 2023 che nel 2019, nel periodo pre-pandemia, ne avevano piantati 600mila. Oggi nei giorni più frequentati il campo è visitato da circa 8mila persone, mentre durante la settimana da un migliaio o anche meno.

Un cestino di narcisi al Campo dei Fiori di Galbiate (il Post)

Tutti i titolari dei campi “you pick” sentiti dal Post dicono che la loro clientela è piuttosto varia: nel fine settimana comprende coppie di tutte le età e famiglie con bambini, mentre gli altri giorni scolaresche, perlopiù al mattino, o nonni con i nipoti dopo l’uscita da scuola, nel pomeriggio.«Vediamo che arriva gente anche da altre regioni» e che molti clienti affezionati ritornano più volte, racconta Cecilia Cefis, che fa parte dello staff di Tulipania di Terno d’Isola, a nord-ovest di Bergamo. Nei campi più grossi, come quello di Arese, arrivano anche turisti stranieri con gite organizzate.

La gran parte di queste attività è gestita da aziende agricole individuali o con pochi dipendenti, che impiegano lavoratori stagionali solo per la piantumazione dei bulbi o per accogliere chi visita i campi durante la fioritura. Cefis, che si occupa di vari compiti, dalla semina alla vendita dei fiori, spiega che in effetti i tulipark sono diventati una specie di moda: da un lato è un’esperienza che piace perché dà la possibilità di stare all’aperto, di avvicinarsi alla natura e di fare qualcosa di diverso con famiglia e amici, ma dall’altro rende il lavoro più complicato, per quanto stimolante, perché bisogna sempre «inventarsi qualcosa», racconta.

In questo senso, c’è chi adotta un approccio prevalentemente commerciale, legato alla vendita di fiori e servizi, e chi invece ha perlopiù finalità didattiche o divulgative.

Una ragazza scatta una foto nel campo di Arese il 23 aprile del 2018

Una ragazza scatta una foto nel campo di Tulipani Italiani di Cornaredo il 23 aprile del 2018 (AP Photo/ Luca Bruno)

L’attività di Tosi, che è un’azienda agricola individuale, per esempio è «indirizzata particolarmente a famiglie con bambini». Tra le altre cose il suo obiettivo è spiegare la stagionalità mostrando il ciclo di vita dei fiori e delle zucche, che pianta a maggio e raccoglie a fine estate, ma anche promuovere l’agricoltura sostenibile e insegnare a rispettare la natura con piccoli gesti, come quello di non strappare i fiori. Nel suo campo inoltre ci sono giochi fatti con materiali di recupero e per Pasqua viene organizzata la caccia alle uova – una tradizione diffusa negli Stati Uniti – che poi vengono decorate in un’apposita area dedicata ai laboratori.

Anche Tulipania cerca di dare continuità al lavoro nel resto dell’anno «per quanto possibile», dice Cefis. Oltre ad avere un negozio online, già dal 2023 ha introdotto i girasoli e da quest’anno le peonie, che si raccolgono rispettivamente a giugno e a maggio; in più offre la possibilità di fare pic-nic, aperitivi, laboratori e servizi fotografici, «visto che le persone li richiedono». Il titolare di Tulipani di Maddi, Valter Passera, fa sapere che per loro contano le pratiche agricole sostenibili ma anche l’attenzione alla diversificazione e alla ricerca estetica. Tulipania, che ha uno staff quasi completamente composto da donne, vuole comunque «spiegare quanto possa essere faticoso lavorare con le mani», continua Cefis, una cosa che «a volte non è compresa».

Koeman invece dice che il campo di Arese è così impegnativo da gestire che non hanno risorse né infrastrutture per fare molto altro. Anche lì comunque di tanto in tanto vengono organizzati eventi di yoga o meditazione tra i fiori, gestiti da persone esterne, e anche lì ci sono aree per fare i pic-nic o stendere una coperta e rilassarsi: «Alle 16 di domenica non è così rilassante, ma in settimana può essere molto tranquillo».

Una bambina raccoglie tulipani nel campo di Tulipani Italiani di Arese, il 4 aprile del 2023 (AP Photo/ Luca Bruno)

I Tulipani di Maddi, che è una flower farm a nord-est di Bergamo, vicino al fiume Serio, ha inaugurato il suo campo nel 2020, cominciando di fatto la propria attività durante la pandemia da coronavirus con le consegne di fiori a domicilio. Questa esperienza, dopo i vari lockdown, ha contribuito a far crescere l’interesse verso attività come la loro, che coltivano fiori stagionali con particolare attenzione all’ambiente e a pratiche sostenibili. Un altro fattore fondamentale per il loro successo comunque è stato l’uso dei social network, che sono indispensabili sia per raggiungere un pubblico ampio e vario, sia per dare informazioni in tempo reale su aperture e chiusure e, naturalmente, per farsi pubblicità.

«Ancora adesso i social aiutano tanto», dice Koeman di Tulipani Italiani, che ha quasi 70mila follower su Facebook e 33mila su Instagram: ad aziende che fanno altro non servono particolarmente, ma in contesti coloratissimi come i tulipark «se fai belle foto alle persone piace, le commentano, le condividono». Per quanto necessari, i social network sono tuttavia strumenti che vanno gestiti e curati, proprio come la comunicazione con i clienti, che a detta degli addetti ai lavori a volte possono avere preconcetti legati alle loro aspettative o finire a fare decine di foto, magari senza godersi l’esperienza.

La ricerca del selfie perfetto, per così dire, è il motivo per cui qualche anno fa nei Paesi Bassi i coltivatori di tulipani avevano iniziato a recintare i propri campi e ad affiggere cartelli per evitare che i turisti calpestassero e rovinassero i fiori.

Tulipani nel campo di Tulipani Italiani di Cornaredo, il 23 aprile del 2018 (AP Photo/ Luca Bruno)

In generale le attività basate sulla coltivazione dei tulipani comportano rischi soprattutto perché sono strettamente legate alle condizioni climatiche.

Il 2023 per esempio «è stato un anno eccezionale» per il campo di Galbiate, perché di notte c’erano 3-4 °C e di giorno la temperatura si alzava: condizioni che hanno favorito la fioritura, ha spiegato Tosi. Il 2 aprile dell’anno precedente invece una grandinata aveva distrutto il campo proprio nei giorni dell’apertura, distruggendo i narcisi e le varietà precoci di tulipani: quelle tardive erano rimaste integre, ma al momento della fioritura erano ricoperte di puntini neri dovuti ai danni della grandine. «Se siamo fortunati siamo aperti sei weekend in sei settimane», dice Koeman, ma «può anche darsi che bisogna stare chiusi perché piove», e quindi perdere molti incassi.

Un’altra questione rilevante è il cambiamento climatico, che pur nel giro di sei o sette anni ha già influito sul lavoro nei campi di fiori, così come nell’agricoltura più in generale.

All’inizio della sua attività Tosi piantava i bulbi a ottobre, ma con temperature miti più prolungate nel 2023 li ha dovuti piantare a inizio dicembre: se fa troppo caldo infatti il bulbo radicherebbe subito, e con l’arrivo del freddo la sua crescita si fermerebbe e si impoverirebbe, spiega Tosi. Lo stesso vale per le zucche, che all’inizio coglieva a settembre, e adesso per via di temperature superiori alla media stagionale raccoglie già a Ferragosto. Anche per I Tulipani di Maddi «è diventato difficile organizzarsi»: le loro principali difficoltà sono legate soprattutto alle temperature estive elevate e alla siccità.

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