Secondo Matteo Salvini anche in Russia il popolo «ha sempre ragione» quando vota

Il leader della Lega ha commentato così le elezioni in cui Vladimir Putin ha preso l'87 per cento, peraltro contraddicendo un po' il ministro degli Esteri Antonio Tajani

Foto di Salvini che si sistema la cravatta
(Cecilia Fabiano/LaPresse)

Lunedì mattina, durante un evento pubblico in un hotel di Milano organizzato dall’azienda di infrastrutture Doppelmayr Italia, il ministro dei Trasporti e segretario della Lega Matteo Salvini ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulla vittoria di Vladimir Putin alle elezioni presidenziali russe. «Han votato, prendiamo atto. Han votato e quindi quando un popolo vota ha sempre ragione ovunque voti. Le elezioni fanno sempre bene sia quando uno le vince che quando uno le perde», ha detto Salvini, che è anche vicepresidente del Consiglio del governo di Giorgia Meloni.

Le sue parole sono state subito molto riprese da agenzie e siti di news, perché suonano come un riconoscimento della legittimità del voto russo, che ha garantito a Putin la riconferma come presidente della Russia con l’87 per cento. In verità questo larghissimo consenso era scontato, perché da tempo le elezioni in Russia non sono libere e non rispettano alcuna minima garanzia democratica: non c’era una vera opposizione e il voto è avvenuto in un clima in cui ogni minimo dissenso nei confronti del presidente è stato sistematicamente represso. Oltre a Putin erano presenti sulle schede tre candidati “di facciata”, usati dal regime per dare al sistema una parvenza di democraticità.

Non è la prima volta che Salvini esprime posizioni quantomeno morbide nei confronti del regime di Putin, anzi, le sue tendenze filorusse sono rimaste – seppur annacquate – anche dopo l’invasione russa in Ucraina. Per fare un solo esempio, nei primi mesi dopo l’inizio della guerra Salvini era uno dei pochi politici italiani a sostenere che le sanzioni contro la Russia erano dannose per le economie occidentali e andavano quindi rimosse.

Le parole di Salvini sono in netto contrasto con quanto invece ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che è l’altro vicepresidente del Consiglio. Tajani è a Bruxelles per partecipare al Consiglio “Affari Esteri” insieme a tutti gli altri ministri degli Esteri dell’Unione Europea. I giornalisti presenti gli hanno chiesto di commentare quanto ha detto Salvini, e Tajani ha risposto così: «Sono il ministro degli Esteri, non ho nulla da aggiungere rispetto a quello che ho detto ieri sera». Quando i giornalisti gli hanno chiesto di ripetere ciò che aveva detto domenica sera, Tajani ha detto che quelle russe «sono elezioni che sono state caratterizzate da pressioni forti e anche violente. Navalny è stato escluso dalle elezioni di fatto con un omicidio»: il riferimento è alla morte del dissidente russo Alexei Navalny in un carcere di massima sicurezza siberiano dopo una lunga detenzione.

«Non c’erano candidati avversari di Putin. Abbiamo visto le immagini dei soldati russi entrare dentro i seggi per vedere come votava la gente. Quindi non mi sembra che sia una elezione che rispetta i criteri che rispettiamo noi», ha concluso Tajani. Poco dopo, lo staff di Salvini ha diffuso un comunicato per precisare il pensiero di Salvini, ma di fatto ribadendo la stessa posizione: «In Russia hanno votato, non diamo un giudizio positivo o negativo del risultato, ne prendiamo atto e lavoriamo (spero tutti insieme) per la fine della guerra ed il ritorno alla pace. Con una guerra in corso non c’è niente da festeggiare».

In prima serata sulla questione è intervenuta anche Meloni, che ne ha parlato in un’intervista data al programma tv Agorà, in onda martedì. La presidente del Consiglio ha detto che «la posizione del governo è molto chiara, il centrodestra è una maggioranza molto coesa, come si dimostra nell’unico modo in cui si può dimostrare la coesione di una maggioranza, e cioè nella velocità di attuazione e nella chiarezza di attuazione della linea di un governo». A detta di Meloni quello che il suo governo ha fatto in un anno e mezzo, la velocità con cui lo ha fatto «e la chiarezza che abbiamo dimostrato in politica estera, tutto questo racconta di una maggioranza coesa».