Swisscom comprerà Vodafone Italia per fonderla con Fastweb

Era un'operazione attesa da tempo nel settore delle telecomunicazioni: si creerà un grosso gruppo che potrebbe avere un impatto positivo sugli investimenti nella rete in Italia

(Mark Kolbe/Getty Images)
(Mark Kolbe/Getty Images)
Caricamento player

L’azienda di telecomunicazioni svizzera Swisscom ha annunciato che comprerà per 8 miliardi di euro il 100 per cento di Vodafone Italia, una delle aziende più importanti nel settore delle telecomunicazioni in Italia, con l’obiettivo di fonderla con Fastweb, altra importante società italiana di telecomunicazioni, già controllata da Swisscom.

L’operazione dovrebbe concludersi entro il primo trimestre del 2025, e probabilmente riceverà l’attenzione dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, più nota come Antitrust, che tra le altre cose si occupa di bloccare la formazione di gruppi aziendali troppo grossi che potrebbero impedire la concorrenza. In effetti la società che risulterà dalla fusione diventerà il secondo operatore italiano per la banda larga (dopo TIM) e il primo per la fibra con la tecnologia FTTH, la connessione a banda ultralarga in cui il collegamento è realizzato in fibra ottica dalla centrale di trasmissione al modem di casa.

Nel settore si discuteva da tempo dell’eventualità di una fusione tra Vodafone e Fastweb (anche se per un certo periodo si pensava invece alla possibilità che Vodafone si unisse alla divisione italiana di Iliad, altro operatore attivo in Italia). È un’operazione assai importante per tutte le telecomunicazioni italiane, in cui da tempo c’è quella che in gergo viene chiamata “spinta al consolidamento”: una tendenza all’unione di aziende già esistenti per la creazione di gruppi più grandi che abbiano possibilità maggiori di competere, da un lato, e innovare e investire, dall’altro.

La concorrenza nel settore delle telecomunicazioni è molto elevata, e quello italiano è considerato tra i più competitivi dell’Unione Europea e al mondo. La mancanza di una grande azienda che guidi il mercato (TIM non lo fa più da tempo) ha consentito negli anni l’ingresso di nuovi operatori, che hanno aumentato la concorrenza e abbassato notevolmente le tariffe, sia per le comunicazioni mobili che le reti fisse: per esempio nel 2018 l’azienda francese Iliad si inserì nel mercato della telefonia mobile, dando un notevole impulso alla concorrenza del settore con offerte a basso costo. Oggi gli abbonamenti mensili per i servizi di rete fissa in fibra costano dai 20 ai 25 euro, circa un quarto di quanto paga la maggior parte dei consumatori statunitensi.

Questo è stato un bene per i consumatori italiani, ma anche una complicazione per le aziende del settore, che hanno dovuto trovare il modo di competere con minori margini di guadagno, talvolta anche a svantaggio degli investimenti che col tempo si sono ridotti. Ed è stato un problema, soprattutto in un settore a così alto contenuto tecnologico e in continua evoluzione.

Il risultato è che a livello nazionale ci sono ancora importanti differenze territoriali nell’accesso alla rete e ai servizi di telefonia: servono investimenti assai urgenti che finora il settore non ha potuto garantire. Un gruppo più grande, come quello che si creerà con la fusione tra Vodafone e Fastweb, potrebbe invece avere più probabilità di farne.