La Marelli di Crevalcore sarà venduta a un euro

Lo stabilimento bolognese sarà comprato dall'azienda Tecnomeccanica che ha promesso di assumere 152 dei 299 lavoratori, continuando a produrre componenti per auto

Uno striscione dei sindacati della Marelli durante uno sciopero a Roma
Uno striscione dei sindacati della Marelli durante uno sciopero a Roma (Cecilia Fabiano/LaPresse)
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Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha annunciato che è stato trovato un accordo per la vendita dello stabilimento dell’azienda Marelli di Crevalcore, in provincia di Bologna, per evitare il licenziamento di 299 persone. Marelli sarà comprata a un euro dalla Tecnomeccanica di Novara: entrambe le aziende producono componenti per auto. A differenza di altre crisi occupazionali italiane che durano da anni, in questo caso la soluzione è stata trovata nel giro di pochi mesi.

Fino a pochi anni fa la Marelli si chiamava Magneti Marelli. Fu fondata nel 1919 con un accordo tra l’azienda elettromeccanica Ercole Marelli e la Fiat. Magneti Marelli da sempre fornisce alla Fiat componenti come ammortizzatori e batterie. Nel 1967 la Fiat prese il controllo totale dell’azienda, portò i suoi prodotti all’estero e aprì stabilimenti in tutti i continenti. Nel 2017 l’azienda aveva un fatturato di 8,2 miliardi di euro e nei suoi stabilimenti lavoravano 43mila persone, di cui poco più di 10mila in Italia.

Un passaggio molto importante che in parte spiega la crisi attuale avvenne nel 2018. Poco prima della fusione tra Fiat Chrysler (FCA) e il gruppo francese PSA, la Magneti Marelli fu venduta al gruppo giapponese CK Holdings per 5,8 miliardi di euro e da quel momento si chiamò solo Marelli. CK Holdings è a sua volta controllato dal fondo americano KKR.

Negli accordi legati alla cessione il gruppo FCA e la famiglia Agnelli, che lo controllava, assicurarono che i nuovi proprietari avrebbero mantenuto gli stabilimenti e i posti di lavoro in Italia. KKR ha scaricato su Marelli i debiti miliardari contratti per acquisirla e così facendo ha fortemente limitato gli investimenti, soprattutto quelli relativi alla transizione verso i motori elettrici. Prima della cessione dello stabilimento di Crevalcore, Marelli aveva in Italia 11 stabilimenti produttivi e circa 7.200 lavoratori.

Lo scorso settembre Marelli ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Crevalcore definendola inevitabile a causa del calo di affari dovuto alla transizione energetica dai motori a combustione a quelli elettrici. Dal 2017 al 2023, hanno detto i dirigenti dell’azienda, la Marelli ha avuto un calo del fatturato del 30 per cento.

– Leggi anche: La mobilitazione contro la chiusura della Magneti Marelli a Crevalcore

Dall’annuncio della chiusura e dei conseguenti 299 licenziamenti sia la Regione Emilia-Romagna che il ministero delle Imprese e del Made in Italy hanno organizzato incontri per favorire la vendita dello stabilimento di Marelli a un compratore assicurando un sostegno economico per evitare i licenziamenti. Si sono fatte avanti cinque aziende: dopo alcune trattative e verifiche ne sono rimaste due.

Tecnomeccanica, con sede a Novara, ha garantito l’assunzione di 152 dipendenti su 299 entro la fine del 2024 e investimenti di 22 milioni di euro per continuare a produrre componenti per auto. Ha assicurato inoltre che nei prossimi anni si aggiungeranno nuove produzioni nel settore delle luci e delle batterie elettriche.

La proposta alternativa era stata presentata da Niche Fusina, azienda che fa parte del gruppo statunitense Data che lavora nella filiera dell’alluminio. Il piano industriale prevedeva investimenti per 15 milioni di euro e una reindustrializzazione completa dello stabilimento con tempi più lunghi, entro il 2028, e con l’assunzione al massimo di 130 lavoratori.

L’annuncio della vendita a Tecnomeccanica era previsto per martedì con un incontro al ministero insieme ai sindacati, ma lunedì pomeriggio il ministro Urso ha anticipato l’annuncio della fine della trattativa. Tecnomeccanica comprerà Marelli al prezzo simbolico di un euro e Marelli fornirà anche macchinari provenienti dallo stabilimento di Argentan, in Francia, prossimo alla chiusura. Secondo i piani, grazie a questa operazione Tecnomeccanica diventerà uno dei fornitori più importanti proprio di Marelli. Il piano sarà sostenuto con contributi regionali e con un investimento di Invitalia, azienda partecipata dallo Stato, fra 5 e 10 milioni di euro.

Nelle prossime settimane dovranno essere discussi molti dettagli. Tecnomeccanica nella sua proposta ha assicurato di garantire le stesse condizioni economiche e contrattuali ai lavoratori, mentre per le 147 persone che non saranno assunte è previsto il trasferimento in altri stabilimenti di Marelli per evitare i licenziamenti, e incentivi per le uscite e le pensioni anticipate.