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  • Giovedì 7 marzo 2024

Sessant’anni di Bret Easton Ellis

Ha raccontato gli anni Ottanta americani con “Meno di zero”, “Le regole dell’attrazione” e “American Psycho” ed è da poco tornato a farlo con “Le schegge”

di Arianna Cavallo

Bret Easton Ellis alla Festa del cinema di Roma nel 2019
 (AP Photo/Andrew Medichini)
Bret Easton Ellis alla Festa del cinema di Roma nel 2019 (AP Photo/Andrew Medichini)

Lo scrittore statunitense Bret Easton Ellis compie oggi 60 anni e nonostante l’età e l’aver rappresentato come pochi gli anni Ottanta e Novanta americani con romanzi come Meno di zero, Le regole dell’attrazione e American Psycho, è ancora al centro della scena culturale americana, e non solo.

Nel 2023, infatti, è uscito il suo settimo e ultimo romanzo Le schegge (The Shards), uno dei casi letterari dell’anno, considerato da molti critici tra i migliori della sua carriera, e da cui verrà anche tratta una serie tv di HBO diretta dal regista italiano Luca Guadagnino e dallo stesso Ellis; gli è stata affidata per la prima volta la direzione di un film horror, Relapse, con Joseph Quinn di Stranger Things; si parla di un remake di American Psycho, il famoso film tratto dal suo omonimo romanzo del 1991, girato nel 2000 da Mary Harron e con protagonista Christian Bale; e la sua visione di Los Angeles è stata tirata in ballo persino per commentare la sfilata del marchio di moda Balenciaga nella città, che insieme celebrava e parodizzava l’ossessione per le celebrità, il culto del corpo, l’abuso di chirurgia plastica, la ricerca maniacale della bellezza, tutti temi centrali nella produzione di Ellis.

Di lui si è parlato recentemente anche per l’arresto del suo compagno da 14 anni, il 37enne Todd Michael Schultz, accusato di furto con scasso in un appartamento vicino al loro a West Hollywood. Ellis ha raccontato su Instagram che Schultz soffriva da tempo di problemi mentali e di dipendenza da stupefacenti, e si è preso la responsabilità «di essere stato cieco per troppo tempo e di non aver capito la gravità della situazione».

È singolare che un autore così legato a un’epoca abbia ancora qualcosa da dire venti, trent’anni dopo. Ellis infatti ha raccontato come pochi altri scrittori i desideri, le aspirazioni, la perdizione della Generazione X (i nati tra il 1965 e il 1980) e in particolare il mondo ristretto dei ricchi e viziati adolescenti figli di produttori, sceneggiatori e star di Hollywood, e gli yuppies di New York, tra sesso, soldi, alcol, cocaina, feste, il consumismo e la ricchezza – i locali giusti, i vestiti giusti, la musica giusta, i piatti giusti – la violenza e il modo di resistere a tutto questo: il cinismo, l’indifferenza, una vita ridotta alla superficie.

Forse Ellis funziona ancora perché, come scrive il New York Times, «ha lo stesso spirito giovane di sempre: di irriverente divertimento, di quieta ironia, di infaticabile curiosità artistica». E forse anche perché non ha mai desiderato essere soltanto un bravo scrittore, ma ha sempre puntato a essere una celebrità, quasi un’icona pop, a intrattenere e spaventare le masse, come mostrano sia le trasposizioni di tanti suoi libri in film sia la scelta di inserire spesso nelle sue opere trame ed elementi horror, in grado di interessare un pubblico più ampio, come aveva imparato da Stephen King uno degli scrittori che, insieme a Joan Didion, ammira di più.

Bret Easton Ellis, New York, 1991 (Tobias Everke/Agentur Focus/Contrasto)

Bret Easton Ellis è nato il 7 marzo del 1964 a Los Angeles, in California, ed è cresciuto a Sherman Oaks, nella San Fernando Valley. Il padre di suo padre era molto ricco, possedeva dei casinò nel Nevada, mentre suo padre fece i soldi lavorando come immobiliarista. Ellis lo descrive come un violento maniaco del controllo che, quando nel 1982 divorziò da sua madre, si comprò una Ferrari e iniziò a sperperare tutto il patrimonio. Furono comunque i soldi di suo padre che gli permisero di fare le superiori alla Buckley, dove andarono anche Matthew Perry, Paris Hilton e Kim Kardashian, e di frequentare gli adolescenti ricchi e viziati figli di produttori, sceneggiatori e star di Hollywood, che diventarono i protagonisti del suo primo libro Meno di zero (Less Than Zero). Venne pubblicato nel 1985, quando Ellis aveva 21 anni e andava ancora al college, il Bennington, in Vermont, a tre ore da New York.

Il libro è scritto in prima persona in una sorta di flusso di coscienza e non ha una vera trama: è più la ricostruzione di un’atmosfera, del modo in cui quei ragazzini parlano, mangiano, ascoltano musica, bevono, si drogano, scopano. In Le schegge lo stesso Ellis descrive quel suo primo romanzo così:

Due pagine di “Le Schegge” fotografate dal Post

Il New York Times lo recensì dicendo che Ellis «ha la capacità di creare qualcosa dal niente, di lasciare che una volontaria mancanza di emozione sostituisca l’emozione. Rivela il vuoto nel cuore di una cultura ossessionata dalla superficie, una cultura che sarebbe finita ovunque». Il suo incipit è anche uno dei più noti e citati della letteratura recente: «People are afraid to merge on freeways in Los Angeles» («La gente ha paura di buttarsi nel traffico delle autostrade a Los Angeles», nella traduzione di Marisa Caramella per Einaudi).

In un anno il libro vendette 50mila copie e due anni dopo venne trasposto in un omonimo film con Andrew McCarthy, Jami Gertz e Robert Downey Jr.. Ellis, giovanissimo, era stato travolto dalla fama; si trasferì a New York e nel 1987 pubblicò Le regole dell’attrazione, sempre narrato in prima persona ma da personaggi diversi e sempre incentrato su un gruppo di ragazzi, questa volta universitari del New Hampshire, ricchi, viziati e devastati. Nel 2002 anche questo libro divenne un film, diretto da Roger Avary e con James Van Der Beek, Shannyn Sossamon, Jessica Biel e Faye Dunaway.

Nel frattempo Ellis era diventato uno degli scrittori del cosiddetto Literary Brat Pack (il gruppetto letterario dei mocciosi), come li definì in un articolo del 1987 il giornalista Bruce Bawer sulla rivista Arrival. L’etichetta ebbe fortuna e fu così che ci si riferì da allora a lui, Jay McInerney, Tama Janowitz, Donna Tartt e Jill Eisenstadt, un gruppo di scrittori tra i venti e i trent’anni, a volte avversati dalla critica, a volte celebrati per la giovinezza e il talento, che svecchiarono la letteratura americana: «penso che grazie a noi i romanzi tornarono a essere divertenti», semplificò una volta McInerney, autore di Le mille luci di New York (Bright Lights, Big City), da cui venne tratto un omonimo film con Michael J. Fox. James Wolcott su Vanity Fair li definì «giovani e perduti»: «eccoli, troppo intontiti per provare qualcosa, troppo cool per interessarsi a qualcosa».

Bret Easton Ellis, New York, 1993 (Tobias Everke / Agentur Focus/Contrasto)

Vivevano a New York, uscivano spesso insieme, erano invitati alle feste più esclusive, scrivevano romanzi corti o racconti per cui ricevevano generosi anticipi dalle case editrici, pubblicavano su riviste come Rolling Stone, Esquire e Interview e a volte i loro eccessi ai nightclub finivano raccontati o fotografati per i giornali scandalistici. Erano insomma delle celebrità e rifiutavano l’idea che uno scrittore dovesse ticchettare solennemente e tristemente sulla sua macchina da scrivere.

Nel novembre del 1990 era prevista l’uscita di American Psycho, il primo romanzo di Ellis ambientato a New York. Il protagonista, Patrick Bateman, era un 26enne broker di Wall Street che di notte diventava un serial killer che stuprava, mutilava e addirittura mangiava le donne che uccideva. Alcuni passaggi del libro furono fatti trapelare dalla rivista Spy prima della pubblicazione: le polemiche e l’indignazione furono tali che l’editore Simon & Schuster cancellò l’uscita del libro a due mesi dalla data prevista. Venne rifiutato da 34 case editrici e pubblicato infine nel marzo del 1991 da Vintage Books, un imprint di Alfred A. Knopf. Ellis ricevette delle minacce di morte e alcune associazioni di femministe invitarono a boicottare il libro; la presidente di una di loro, Tammy Bruce, disse che Ellis era un «giovane uomo confuso e malato con un odio profondo per le donne».

La copertina della prima edizione, disegnata da Marshall Arisman per Vintage Books

– Leggi anche: Tutto su American Psycho

American Psycho è diventato un classico della letteratura, anche grazie alla trasposizione cinematografica diretta nel 2000 da una regista, Mary Harron, e che diede il via alla carriera di Christian Bale, ed è tornato di moda anche perché Bateman era un profondo ammiratore di Donald Trump. All’epoca molti trovarono sfinenti le descrizioni minuziose di vestiti, piatti, locali (il New York Times ha definito il libro la miglior presa in giro dei ristoranti degli anni Ottanta) che servivano non solo a costruire un mondo ma anche a indicare che in quel mondo contasse solo la superficie. Erano anche una presa in giro delle noiose descrizioni letterarie di paesaggi, case, alberi e uccelli.

Oggi, scrive il New Yorker, Meno di zero, Le regole dell’attrazione e American Psycho sono «ritenuti tra le più incisive e durature satire dell’America di Ronald Reagan».

Ellis passò gli anni Novanta a scrivere il suo romanzo successivo, Glamorama, che uscì nel 1998 ed è considerato un capolavoro del tardo Novecento, una parodia del consumismo, del mondo della moda e delle celebrità. Il suo protagonista, il modello 26enne Victor Ward, è anche il personaggio preferito di Ellis: «lo trovo irresistibilmente intrigante, divertente, follemente ambizioso, sexy e, per quel che gli faccio passare, è proprio impossibile che non stia simpatico», ha raccontato a Interview.

Nel 1994, intanto, aveva pubblicato la sua unica raccolta di racconti, Acqua dal sole (The Informers): sono tredici, tutti ambientati negli anni Ottanta. Nel 2005 arrivò Lunar Park, una storia horror ma soprattutto un finto memoir raccontato in prima persona da uno scrittore di successo, Bret Easton Ellis. Questo espediente, che Ellis riutilizzerà in Le schegge, rafforza la figura del narratore inaffidabile e mescola in modo ambiguo e destabilizzante verità e finzione.

Nel 2010 uscì infine Imperial Bedrooms, il seguito di Meno di zero (entrambi i titoli sono presi da canzoni di Elvis Costello) che racconta le vite dei protagonisti 25 anni dopo: probabilmente il libro meno apprezzato di Ellis.

Per circa dieci anni accantonò la scrittura di romanzi sostenendo che non fossero più lo strumento potente di un tempo. Si dedicò al cinema, scrisse qualche sceneggiatura, come quella del film The Canyons con Lindsay Lohan nel 2013, si divertì un po’ con Twitter (alcuni sostengono che il miglior tweet di sempre sia suo, quando alle 23:13 del 3 dicembre 2012 scrisse: «venite qui e portate della coca ora») e inaugurò un podcast settimanale che trattava di pop e cultura con interviste a personaggi famosi di quei mondi.

Bret Easton Ellis, l’attore James Deen, il regista Paul Schrader e l’attrice Tenille Houston al photocall di The Canyons al festival del cinema di Venezia, nel 2013 (AP Photo/David Azia)

Non lasciò invece da parte la sua natura da polemista: continuò a dire la sua in modo schietto e libero, senza pensare troppo alle conseguenze, senza paura di scandalizzare e senza porsi il problema di essere frainteso. In particolare nel 2012 criticò aspramente con una serie di tweet la produzione letteraria dello scrittore David Foster Wallace, morto suicida nel 2008. Quelle opinioni, che indignarono molti estimatori di Wallace, finirono anche in Bianco (White), una raccolta di saggi pubblicata nel 2019, in cui se la prendeva soprattutto con i liberal, i Millennial, il politically correct, la cancel culture e l’ideologia woke, pur non dicendosi né conservatore né Repubblicano. Fu molto criticato e poi ridicolizzato in un’intervista del New Yorker, la rivista intellettuale newyorkese portatrice di quelle idee, che a sua volta aveva preso spesso di mira.

Nel 2021 iniziò un progetto che incuriosì molti: ogni due settimane leggeva nel suo podcast un capitolo di The Shards, una storia non editata (cioè rivista e aggiustata con l’aiuto di un editor, come si fa abitualmente nelle case editrici) che ricordava la fruizione dei primi romanzi dell’Ottocento, pubblicati a puntate su giornali e riviste prima di essere raccolti in un libro. Nel gennaio del 2023 The Shards venne pubblicato da Alfred A. Knopf (in Italia è arrivato a ottobre con Einaudi con il titolo Le schegge, appunto).

– Leggi anche: La puntata di Comodino dove si parla di Le schegge

Il romanzo, il primo dopo 13 anni, è narrato di nuovo in prima persona da un Bret Easton Ellis 17enne, che sogna di fare lo scrittore e che va alle superiori in una scuola privata di Los Angeles insieme a ragazzini straricchi, impassibili, cocainomani e abbandonati a se stessi. La loro vita, fatta di feste, sesso, droghe, lezioni e nuotate in piscina, si intreccia con l’ossessione del giovane Ellis per una violenta setta hippie e per un serial killer che uccide, tortura e smembra adolescenti.

Alcuni critici sostengono che Le schegge sia il tentativo di mettere un punto all’intera produzione di Ellis, che negli anni è diventata sempre più meta-letteraria (cioè che parla della letteratura in sé). I suoi personaggi sono infatti ricorrenti: Clay, la voce narrante di Meno di zero, è anche uno dei protagonisti di Le regole dell’attrazione insieme a Sean Bateman, che è il fratello di Patrick Bateman, il protagonista di American Psycho; entrambi i fratelli compaiono poi in Glamorama, mentre dietro gli omicidi di Lunar Park potrebbe esserci sempre Patrick Bateman. Le schegge sarebbe un tentativo di ri-raccontarli, metterli tutti insieme e sbarazzarsene, una volta per tutte.

Bret Easton Ellis a Berlino, settembre 2010 (Julia Baier/laif/Contrasto)