Sappiamo qualcosa di più sul canto delle balene

Alcune specie usano ancora le loro corde vocali, ma in un modo particolare e mai osservato prima, dice una nuova ricerca

(Brenda Rone/National Oceanic and Atmospheric Administration via AP)
(Brenda Rone/National Oceanic and Atmospheric Administration via AP)
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Un gruppo di ricerca internazionale dice di avere scoperto qualcosa di più sul modo in cui alcune balene producono il loro tipico canto, suggerendo che riescano a emettere buona parte dei suoni attraverso la particolare conformazione della laringe. Lo studio non risolve completamente la questione, ma offre nuove prospettive interessanti non solo per capire come alcune specie di balene comunicano, ma anche come le attività umane in mare possono disturbare le loro interazioni.

La faringe, l’ultimo tratto delle vie aeree superiori che permette il passaggio dell’aria e con la laringe la produzione di suoni, iniziò a evolversi negli animali quando questi iniziarono a popolare le terre emerse e non solo il mare. Le prime specie terricole avevano bisogno di fare in modo che l’aria che respiravano seguisse una propria via, attraverso la trachea, senza che ci potessero essere interferenze durante l’alimentazione, quando il cibo doveva raggiungere lo stomaco tramite l’esofago. Questa sorta di scambio tra i due condotti si specializzò nel corso del tempo, diventando il tessuto molle della faringe che oggi chiamiamo “epiglottide”.

Nel corso dell’evoluzione, in molti animali comparve poco al di sotto dell’epiglottide, nella laringe, un altro importante organo: le corde vocali. Queste vengono messe in vibrazione dal passaggio dell’aria nella trachea e producono suoni di vario tipo.

Le balene sono discendenti dei mammiferi che avevano iniziato a vivere sulla terraferma e si stima che fossero tornate ad adattarsi alla vita acquatica circa 50 milioni di anni fa. L’evoluzione privilegiò via via gli individui che casualmente avevano corde vocali meno sviluppate, perché ciò costituiva un vantaggio nel momento in cui le balene riemergevano in superficie per respirare: corde vocali troppo pronunciate avrebbero impedito di muovere grandi quantità di aria in poco tempo, si ipotizza.

Alcuni cetacei (l’infraordine cui appartengono anche le balene) utilizzano le loro cavità nasali per produrre i suoni necessari per comunicare, mentre non era molto chiaro come facessero diverse specie di balene che si nutrono filtrando grandi quantità di acqua attraverso particolari lamine presenti nella loro bocca (“fanoni”). A questa categoria appartengono balene che vivono a grandi profondità e che non possono essere tenute facilmente in cattività, rendendo più difficile il loro studio.

Partendo da questo presupposto, il gruppo di ricerca ha provato a dedicarsi esclusivamente alla laringe delle balene, sezionandola in alcuni individui che erano morti naturalmente dopo essersi spiaggiati. Come racconta sulla rivista scientifica Nature, il gruppo è riuscito a recuperare tre laringi rispettivamente da una megattera, una balenottera boreale e una balenottera minore.

Gli organi sono stati collegati ad alcuni tubi attraverso i quali è stata fatta fluire dell’aria per provare a riprodurre le condizioni reali, ma non veniva prodotto alcun suono. Il gruppo di ricerca ha allora provato a cambiare posizione alla laringe, in modo che l’aria mettesse in vibrazione anche un cuscinetto di grasso che si trova in prossimità delle corde vocali e con sua sorpresa è riuscito a riprodurre un suono, molto distintivo e simile a quello registrato in mare al passaggio di alcuni di questi animali.

Come spiega nello studio, il gruppo di ricerca ipotizza che alcune specie di balene producano il loro canto facendo passare l’aria tra quel cuscinetto di grasso e ciò che rimane delle loro corde vocali. La nuova ipotesi ha ricevuto grande attenzione ed è stata accolta con interesse dagli esperti, anche se per ora i test hanno riguardato solamente tre individui e saranno quindi necessari nuovi esperimenti, con una maggiore quantità di individui per ogni specie.

Rappresentazione schematica della laringe (Patricia Jaqueline Matic, Università della Danimarca del Sud)

Secondo il gruppo di ricerca i suoni prodotti in questo modo dalle balene si confondono con facilità con le vibrazioni e i rumori prodotti dalle navi. Il rumore di fondo che gli esseri umani producono negli oceani potrebbe quindi disturbare la comunicazione tra questi animali, complicando ulteriormente le loro possibilità di incontrarsi e riprodursi. Questa conclusione è derivata da una serie di altri esperimenti e simulazioni al computer, che hanno messo in evidenza come queste specie di balene producono i loro suoni quando si trovano pochi metri sotto la superficie, quindi in prossimità delle acque dove si muovono le navi. Saranno comunque necessari nuovi test ed esperimenti per confermare quest’ultima ipotesi, già discussa da tempo nel più ampio dibattito sulla preservazione degli ambienti marini.