Il Regno Unito ha sanzionato i capi della prigione in cui è morto Alexei Navalny

Un fermoimmagine di un video che mostra una parte della prigione di massima sicurezza in cui è morto Alexei Navalny. La foto mostra delle case con con dei tetti innevati, circondate da fili e telecamere.
Un fermoimmagine di un video che mostra una parte della prigione di massima sicurezza in cui è morto Alexei Navalny. La prigione si trova nella città di Kharp, a circa 2000 chilometri da Mosca, oltre il Circolo polare artico (AP Photo)

Mercoledì il governo britannico ha detto di aver emesso sanzioni contro sei persone a capo della prigione di massima sicurezza dove era detenuto il dissidente russo Alexei Navalny, morto venerdì scorso in circostanze poco chiare proprio nel carcere. Le sanzioni sono rivolte contro il responsabile della prigione, il colonnello Vadim Konstantinovich Kalinin, e i cinque vicecapi della struttura: non potranno ricevere un visto per entrare nel Regno Unito e i loro beni nel paese saranno congelati, ossia resi temporaneamente inutilizzabili. Il Regno Unito è il primo paese ad annunciare sanzioni di questo tipo.

Le autorità russe hanno fornito informazioni contraddittorie sulle cause della morte di Navalny, ma moltissimi, inclusi diversi leader internazionali, sostengono che sia stato ucciso dai servizi segreti o dal personale della prigione, che ancora non ha permesso alla famiglia di vedere il suo corpo. Queste sanzioni sono considerate piuttosto simboliche, dato che è improbabile che i diretti interessati, che lavorano in una prigione molto difficile da raggiungere al di sopra del Circolo polare artico, abbiano intenzione di andare nel Regno Unito a breve. Tuttavia, anche gli Stati Uniti avevano detto che stavano valutando nuove sanzioni contro la Russia in seguito alla morte di Navalny.

Questa possibilità è stata citata mercoledì anche dal primo ministro britannico Rishi Sunak, che ha detto di stare valutando insieme ad altri paesi alleati «tutte le opzioni per chiedere conto alla Russia e a Putin» della morte di Navalny.

Di questo gruppi di paesi sembra non fare parte l’Italia: mentre negli scorsi giorni molti leader internazionali avevano incolpato direttamente il presidente russo Vladimir Putin per la morte di Navalny, il governo italiano era stato decisamente più cauto, soprattutto nelle prime dichiarazioni. Martedì l’ufficio diplomatico di Palazzo Chigi ha escluso che il governo italiano imporrà delle sanzioni, e anche che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni proponga di farlo durante la riunione in videoconferenza con gli altri capi del G7 che si terrà sabato 24 febbraio, alla quale parteciperà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

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