Quindi è ok o no sposarsi tra cugini?

In molti paesi è una pratica stigmatizzata o persino illegale, per ragioni culturali e per il rischio di malattie genetiche, che però è piuttosto limitato

Elsa e Albert Einstein, in piedi e vicini, fotografati frontalmente, accennano un sorriso senza volgere lo sguardo verso l'obiettivo
Albert Einstein con la cugina e moglie Elsa, a bordo di una nave a San Diego, California, il 30 dicembre 1930 (AP Photo)
Caricamento player

A gennaio un deputato della Camera del Kentucky ed ex concorrente del reality televisivo Survivor, il repubblicano Nick Wilson, è stato oggetto di critiche e derisioni sui social per il suo sostegno a un disegno di legge che per errore aveva rimosso il rapporto tra cugini di primo grado dalla lista dei rapporti familiari incestuosi. Il Kentucky è uno dei 25 stati americani in cui il matrimonio tra cugini è vietato. In altri, come l’Arizona e l’Illinois, è ammesso ma soltanto a condizione che entrambi i coniugi abbiano superato una certa età o che almeno uno dei due sia sterile.

Il matrimonio tra cugini è una pratica largamente stigmatizzata in diverse parti del mondo, inclusi i paesi in cui non è proibita per legge, che sono la maggior parte e di cui fa parte anche l’Italia. Le ragioni sono perlopiù culturali e quindi abbastanza variabili. I matrimoni di questo tipo costituiscono infatti oltre il 25 per cento dei matrimoni in molti paesi del Medio Oriente e oltre il 60 in alcune aree del Pakistan, per esempio, mentre sono perlopiù percepiti come incestuosi in Europa e negli Stati Uniti. A settembre del 2023 il governo norvegese ha presentato una proposta di modifica delle leggi sul matrimonio, in modo da rendere illegale quello tra cugini.

In Italia non esiste una legge che vieti il matrimonio tra cugini, ma per celebrarlo con il rito religioso la Chiesa cattolica richiede un’autorizzazione specifica: una cosiddetta dispensa, cioè un atto che esonera dall’osservanza di una legge ecclesiastica. Nel diritto canonico la consanguineità è infatti uno degli impedimenti alla celebrazione del matrimonio, e per procedere alle pubblicazioni è quindi necessario presentare prima una richiesta scritta al tribunale ecclesiastico regionale (anche nel caso di cugini di secondo grado).

– Leggi anche: A cosa servono i cugini

Una delle ragioni più note e citate per cui il matrimonio tra cugini è generalmente scoraggiato è che comporta un rischio più elevato che l’eventuale prole sviluppi malattie genetiche, con un correlato aumento del rischio di mortalità infantile o di riduzione della qualità o dell’aspettativa di vita. Ma le probabilità di malattie di questo tipo non sono poi molte di più rispetto alle coppie di persone non consanguinee, ha detto recentemente all’Economist Robin L. Bennett, insegnante di genetica alla facoltà di medicina della University of Washington.

Secondo uno studio pubblicato nel 2021 sulla rivista Journal of Genetic Counseling e condotto da un gruppo guidato da Bennett, nelle coppie senza malattie genetiche note in famiglia il rischio di malattie genetiche nella prole di cugini di primo grado è superiore dell’1,7-2,8 per cento rispetto allo stesso rischio nella popolazione generale. E il rischio di mortalità neonatale (entro 28 giorni dalla nascita) e infantile è superiore in media dell’1,1 per cento. Anche le coppie non formate da cugini comunque possono correre rischi elevati di complicazioni genetiche della prole senza saperlo, perché possono trasmettere un gene mutato di una malattia genetica non manifesta di cui sono portatrici.

Sono dette malattie genetiche recessive quelle determinate da un allele – i geni che si trovano nella stessa posizione in una coppia di cromosomi – che è appunto recessivo rispetto all’altro allele (dominante) e codifica quindi un carattere che non si manifesta nell’individuo. Se due persone hanno ciascuna un gene recessivo per determinate malattie, come la fibrosi cistica o l’anemia falciforme, c’è una probabilità del 25 per cento che entrambe passino alla prole quel gene recessivo e che quindi una loro figlia o figlio siano affetti da quella malattia. È per questo che molte coppie cercano di conoscere e valutare questi rischi tramite analisi del proprio DNA prima e durante una gravidanza.

Ma se si considerano i rischi che corrono tutte le coppie portatrici di malattie genetiche recessive, a cui nessuno vieta per questo motivo il matrimonio, le leggi che vietano quello tra cugini di primo grado sono «una grave forma di discriminazione», secondo Bennett.

Altri studi sostengono come sia difficile fornire delle stime generali dei rischi di malattie genetiche associati al matrimonio tra cugini. Calcolare l’aumento della frequenza di alcuni caratteri ereditari nella prole, rispetto a quella delle coppie non imparentate, è complicato dalla mancanza storica di studi adeguatamente controllati su determinate popolazioni, per esempio. È inoltre piuttosto difficile separare i fattori genetici da quelli socioeconomici e da altri fattori ambientali, perché le popolazioni consanguinee in alcuni contesti sono spesso povere, e questo incrementa i fattori confondenti associati, per esempio, alla malnutrizione delle madri e al ridotto accesso alle cure prenatali.

Nella cultura occidentale il matrimonio tra cugini di primo grado è stato oggetto di valutazioni variabili nel corso del tempo. I rapporti sessuali tra cugini non sono vietati nella Bibbia cristiana, in cui del resto tutta l’umanità discende da relazioni avvenute all’interno di un’unica famiglia, quella di Adamo ed Eva. Le relazioni tra cugini non sono citate nel capitolo 18 del libro del Levitico, dove c’è un elenco di relazioni proibite tra parenti, ma nel corso del tempo la Chiesa cattolica le incluse nelle ragioni di impedimento alla celebrazione del matrimonio. La possibilità di fare eccezioni a pagamento fu contestata nel Cinquecento dal teologo tedesco Martin Lutero, e da allora molte confessioni protestanti consentirono gratuitamente i matrimoni tra cugini.

Come peraltro raccontato in diversi celebri romanzi, tra cui Cime tempestose di Emily Brontë, le relazioni tra cugini non destavano scandalo nell’Inghilterra del Settecento e dell’Ottocento. In molte famiglie reali e ambienti aristocratici in Europa fu per lungo tempo incoraggiato perché utile ad assicurare la ricchezza e a rafforzare i legami sociali riducendo il rischio di conflitti. La regina Vittoria sposò nel 1840 suo cugino, il principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, e da quella relazione nacquero nove figli e 42 nipoti, nove dei quali si sposarono poi con altri membri dell’aristocrazia e della nobiltà in Europa: ragione per cui la regina Vittoria fu spesso soprannominata «nonna d’Europa».

– Leggi anche: Quanto cambia nella vita avere fratelli e sorelle

Famiglie reali a parte, altre persone famose contribuirono a rendere il matrimonio tra cugini un fatto non del tutto eccezionale. Lo scrittore statunitense Edgar Allan Poe sposò nel 1835 a Baltimora, nel Maryland, sua cugina di primo grado Virginia Eliza Clemm, figlia di una zia di Poe vedova. Il biologo inglese Charles Darwin, autore della teoria dell’evoluzione, sposò nel 1839 una sua cugina di primo grado, Emma Wedgwood, con cui ebbe dieci figli, tre dei quali morirono durante l’infanzia per ragioni che alcuni studiosi riconducono ad anomalie genetiche dovute alla stretta parentela dei due genitori (le famiglie di Darwin e di Wedgwood avevano una lunga storia di matrimoni misti).

Albert Einstein sposò in seconde nozze nel 1919 una sua cugina di primo grado divorziata, Elsa Löwenthal, con cui aveva una relazione già da anni, mentre era sposato con la sua prima moglie, la fisica serba Mileva Marić. Albert ed Elsa Einstein non ebbero figli, ma formarono una famiglia molto unita insieme alle due figlie di lei, Ilse e Margot, a cui lui era molto legato.

Oltre che per il rischio di malattie genetiche, le relazioni tra cugini sono oggetto di stigmatizzazione sociale anche per ragioni culturali radicate da tempo in molte parti del mondo. Il fatto che in molti casi questo tipo di matrimoni fosse nei secoli scorsi un modo per accrescere le ricchezze e rafforzare le relazioni all’interno di determinati gruppi implica che quelle valutazioni familiari avessero un valore maggiore rispetto alla libertà individuale, e che molti di quei matrimoni fossero organizzati da persone esterne alla coppia o da una sola delle due parti della coppia. È probabile che dinamiche di questo tipo, basate su relazioni non consensuali, prevaricazioni e abusi, contribuiscano ancora oggi ad accrescere la percentuale di matrimoni tra cugini in particolari aree di alcuni paesi.

In diverse parti del mondo le relazioni tra cugini possono infine essere molto assidue e presentare quindi un livello di familiarità e intimità che le rende per molti aspetti simili alle relazioni che si hanno con fratelli e sorelle. In comunità di questo tipo, che ruotano intorno a nuclei familiari allargati, spesso i cugini crescono o trascorrono molto tempo insieme. E questo contribuisce probabilmente ad aumentare una certa tendenza comune a percepire quei rapporti come incestuosi, al pari dei rapporti tra fratelli e sorelle.