In Senegal uno studente è stato ucciso negli scontri tra polizia e manifestanti durante le proteste per il rinvio delle elezioni

Un incendio durante le proteste in Senegal
(AP Photo/Stefan Kleinowitz)

In diverse città del Senegal vanno avanti da giorni grosse proteste contro la decisione del presidente Macky Sall di rinviare al 15 dicembre le elezioni presidenziali che erano previste per il 25 febbraio: venerdì ci sono stati violenti scontri tra manifestanti e polizia, e uno studente è stato ucciso a Saint-Louis, città costiera nel nord del paese. A Dakar, la capitale, la polizia ha sparato gas lacrimogeni, granate e proiettili di gomma contro un gruppo di manifestanti che stavano tirando pietre e incendiando copertoni di automobili. Le proteste hanno bloccato strade e reti ferroviarie in diverse aree intorno a Dakar.

Macky Sall ha 62 anni, è in carica dal 2012 ed è stato rieletto nel 2019. Da tempo è considerato sempre più autoritario ed è stato accusato di reprimere i suoi principali rivali politici. Negli ultimi due anni era stato accusato di essere coinvolto nell’arresto e nella condanna a due anni di carcere di Ousmane Sonko, leader del partito di opposizione PASTEF: secondo i suoi sostenitori l’arresto sarebbe stato deciso proprio per impedirgli di candidarsi. La sua condanna aveva provocato a giugno del 2023 proteste e scontri in cui erano morte 9 persone.

Sabato scorso Sall aveva annunciato il rinvio delle elezioni a tempo indeterminato in un discorso televisivo alla nazione, sostenendo che il motivo fosse una disputa sulle liste dei candidati che avrebbero potuto partecipare. È la prima volta che un evento del genere si verifica nella storia del paese, che ha una delle più solide storie di democrazia nell’Africa occidentale. Yassine Fall, vicepresidente di PASTEF, aveva detto ad Al Jazeera di ritenere la decisione di Sall «un colpo di stato costituzionale».

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