Nove persone sono morte in Senegal nelle proteste per la condanna di Ousmane Sonko, principale oppositore dell’attuale presidente
Almeno nove persone sono morte in Senegal negli scontri tra la polizia e i manifestanti che sostengono il leader dell’opposizione Ousmane Sonko, in seguito a una sua condanna a due anni di carcere che secondo i suoi sostenitori è stata decisa per impedirgli di candidarsi alle elezioni presidenziali del prossimo anno. Le proteste e gli scontri hanno interessato soprattutto la capitale Dakar e la città di Ziguinchor, di cui Sonko è sindaco dal 2022. Le nove morti sono state confermate dal ministero dell’Interno del Senegal, che ha accusato i manifestanti di danneggiamenti e violenze, dicendo di avere comunque la situazione sotto controllo nel paese.
Nel 2021 Sonko era stato accusato di avere stuprato una donna di 20 anni e di averla poi minacciata di morte. Sonko, che oggi ha 48 anni, aveva respinto le accuse e aveva detto che erano state mosse per penalizzarlo politicamente. Giovedì 1 giugno il tribunale ha scartato l’accusa di stupro, ma ha comunque condannato Sonko per avere mantenuto «comportamenti immorali» nei confronti di una persona minore di 21 anni, un reato nel sistema penale senegalese. Sonko potrà ricorrere in appello, ma solo se si consegnerà alle autorità, cosa che i suoi sostenitori non vogliono faccia.
Alle precedenti elezioni presidenziali del 2019 Sonko era arrivato terzo, con un sensibile distacco dall’attuale presidente Macky Sall, accusato dall’opposizione di avere ridotto le libertà democratiche in Senegal negli ultimi anni. Già nel 2021 c’erano state grandi proteste quando Sonko era stato accusato di stupro, avviando un caso giudiziario durato due anni e che potrebbe avere nuovi sviluppi nei prossimi mesi.