È morto a 88 anni Seiji Ozawa, direttore d’orchestra giapponese tra i più famosi degli ultimi cinquant’anni

Seiji Ozawa nel 1969. (Erich Auerbach/Getty Images)
Seiji Ozawa nel 1969. (Erich Auerbach/Getty Images)

Seiji Ozawa, direttore d’orchestra e compositore giapponese che nei suoi quasi trent’anni alla guida della Boston Symphony Orchestra si affermò come una delle più importanti personalità della musica classica nella seconda metà del Novecento, è morto a 88 anni. Era stato il più noto interprete del movimento che a partire dagli anni Sessanta portò musicisti e direttori d’orchestra asiatici a occupare sempre più posizioni di spicco nella musica classica occidentale, e viceversa a fare appassionare sempre di più alla musica classica occidentale gli ascoltatori giapponesi, coreani e cinesi.

Era nato nel 1935, e da bambino dovette rinunciare a suonare il pianoforte dopo essersi rotto due dita in una partita di rugby. Ma decise di dedicarsi agli studi di direzione d’orchestra, arrivando presto a eccellere nei concorsi internazionali a cui partecipò fino a diventare prima allievo dell’austriaco Herbert von Karajan e poi, all’inizio degli anni Sessanta, assistente di Leonard Bernstein, storico direttore della New York Philharmonic Orchestra.

Iniziò così la sua carriera, prima alla guida dell’orchestra sinfonica della televisione pubblica giapponese (NHK), poi della Japan Philharmonic Orchestra, poi della Toronto Symphony Orchestra, della San Francisco Symphony e infine della Boston Philharmonic Orchestra nel 1973. Rimase direttore fino al 2002, contribuendo alla fine degli stereotipi che penalizzavano i musicisti asiatici nella musica colta occidentale. Diventò un personaggio pubblico molto riconoscibile, caratterizzato da uno stile energico e distinguendosi in particolare per il suo lavoro sulla musica del Novecento e sulle composizioni orchestrali più imponenti e complesse.