La Commissione Europea ha aperto due procedure d’infrazione contro l’Italia per il mancato rispetto delle norme su caccia e ambiente

un uccello vicino a un fiume
(AP Photo/Antonio Calanni)

Mercoledì la Commissione Europea ha aperto due procedure di infrazione contro l’Italia per l’inadempienza di alcuni obblighi previsti dal diritto europeo sulla caccia e sulla protezione degli animali marini.

In base alle leggi italiane, le regioni possono autorizzare l’uccisione o la cattura di alcune specie di uccelli selvatici anche nelle zone in cui la caccia è vietata, per esempio nelle aree protette, e in periodi dell’anno vietati: due elementi che violano le norme europee. Le leggi italiane non rispettano nemmeno le direttive che limitano l’uso di munizioni contenenti piombo all’interno o vicino a zone umide (come laghi, fiumi e paludi) per proteggere gli uccelli acquatici, l’ambiente e la salute umana.

La Commissione ha aperto anche una seconda procedura di infrazione perché l’Italia non ha istituito correttamente i sistemi che servono a controllare la cattura accidentale da parte dei pescherecci di specie protette di mammiferi marini, uccelli e tartarughe, come richiesto dalla direttiva “Habitat”, approvata nel 1992 e poi ratificata anche dall’Italia. La Commissione ha elencato vari altri aspetti della direttiva che l’Italia non ha messo in pratica, soprattutto per quanto riguarda il monitoraggio e la tutela delle specie marine protette.

La comunicazione delle violazioni è la prima fase della procedura d’infrazione, e il governo italiano avrà ora due mesi di tempo per rispondere e rimediare alle critiche evidenziate dalla Commissione Europea. Una volta scaduto questo termine la Commissione potrà inviare un parere motivato, per chiedere il pieno rispetto degli obblighi previsti dal diritto europeo: se una volta scaduto il termine previsto dal parere motivato l’Italia non avrà ancora realizzato le modifiche richieste, il caso potrà essere sottoposto alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

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