Il presidente di Samsung è stato assolto dalle accuse di aggiotaggio e frode contabile

Lee jae-yong
(AP PhotoAhn Young-joon)

Lee Jae-yong, presidente dell’azienda tecnologica sudcoreana Samsung, è stato assolto dalle accuse di aggiotaggio (cioè manipolazione del prezzo delle azioni) e frode contabile in merito all’unione di due aziende possedute da Samsung stessa. Secondo le accuse la fusione nel 2015 fra Samsung C&T (la holding delle varie aziende del gruppo Samsung) e Cheil (la più grande azienda di pubblicità della Corea del Sud) sarebbe stata fatta in modo illecito per rafforzare l’influenza di Lee sul conglomerato Samsung, ma il giudice lo ha assolto per mancanza di prove.

Lee era stato condannato per corruzione in altri processi nel 2017 e nel 2021. In entrambi i casi era accusato di aver corrotto un’amica dell’allora presidente sudcoreana Park Geun-hye: l’amica e confidente personale della presidente avrebbe dovuto cercare di convincerla a far approvare al fondo pensionistico statale sudcoreano, un importante azionista di Samsung, la fusione fra Samsung C&T e Cheil. La prima pena, di cinque anni, era stata sospesa dal processo d’appello del 2018. Anche la seconda pena, di due anni e mezzo, stabilita dalla Corte Suprema in contrasto con la sentenza di appello, era stata sospesa nel 2021, e Lee era stato graziato dal presidente Yoon Suk-yeol nel 2022.

Lee è il figlio maggiore dell’ex presidente di Samsung, Lee Kun-hee, morto nel 2020, che già da qualche anno aveva lasciato al figlio buona parte della gestione aziendale a causa dei suoi problemi di salute. Grazie al controllo di Samsung, Lee è uno degli imprenditori più ricchi e influenti del paese.

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