Il capo di Samsung è stato condannato a due anni e mezzo di carcere dalla Corte Suprema della Corea del Sud, con l’accusa di corruzione

(AP Photo/Lee Jin-man)
(AP Photo/Lee Jin-man)

Lee Jae-yong, vicepresidente di Samsung Electronics e di fatto capo di Samsung Group, una delle più grandi società di tecnologia al mondo, è stato condannato a due anni e mezzo di carcere dalla Corte Suprema della Corea del Sud, con l’accusa di corruzione, ed è stato arrestato subito dopo il pronunciamento della sentenza. Nell’agosto del 2017 Lee era già stato condannato a cinque anni di carcere per corruzione e altri crimini, ma in seguito a un ricorso in appello la pena era stata sospesa e nel febbraio del 2018 era stato scarcerato.

Lee, che ha 52 anni, era stato incriminato nell’ambito dello scandalo che aveva coinvolto l’allora presidente sudcoreana Park Geun-hye, e che aveva portato al suo successivo impeachment. Era stato accusato di fare grandi donazioni alle fondazioni guidate da un’amica di Park, Choi Soon-sil, in cambio di favori politici. Si era sempre detto innocente: aveva sostenuto che le donazioni erano state fatte a sua insaputa, e comunque senza aspettative che l’amministrazione Park ricambiasse in qualche modo. La Corte Suprema aveva però disposto un nuovo processo, contestando in particolare la decisione della Corte d’appello di non giudicare le donazioni fatte da Lee come una forma di corruzione.

Lee è il figlio maggiore dell’ex presidente di Samsung, Lee Kun-hee, che è morto lo scorso ottobre e che negli ultimi anni, a causa dei suoi problemi di salute, gli aveva lasciato buona parte della gestione aziendale.