Amazon non comprerà iRobot, l’azienda che produce gli aspirapolvere Roomba

Un aspirapolvere Roomba nel 2015
Un aspirapolvere Roomba nel 2015 (AP Photo/Eugene Hoshiko)

Amazon ha deciso di non comprare più l’azienda iRobot, dopo che nel 2022 si era impegnata a farlo per 1,4 miliardi di dollari, per la possibilità che l’Unione Europea blocchi l’acquisizione sulla base delle regole sulla concorrenza.

iRobot progetta e produce robot per le pulizie domestiche dal 2002, e in particolare i popolari aspirapolvere Roomba. All’inizio dell’anno aveva presentato il suo nuovo sistema operativo, una piattaforma basata sull’intelligenza artificiale per i suoi robot aspirapolvere e lavapavimenti. Ora Amazon dovrà pagare 94 milioni di dollari all’azienda per non aver portato a termine l’accordo. iRobot era già da tempo in difficoltà a causa del calo delle vendite degli elettrodomestici dopo la fine della pandemia e dopo questa notizia il suo amministratore delegato Colin Angle si è dimesso. Verranno inoltre licenziate 350 persone, il 31 per cento dei dipendenti.

La rinuncia all’acquisizione è stata decisa in un momento in cui sia la Federal Trade Commission, l’agenzia governativa che negli Stati Uniti si occupa di tutela dei consumatori e di privacy, che la Commissione Europea stanno chiedendo ad Amazon di dimostrare che le sue azioni non danneggino la concorrenza. Le autorità vogliono evitare che Amazon continui a crescere assorbendo aziende più piccole e innovative prima che possano diventare dei veri concorrenti. Amazon sostiene invece che queste acquisizioni salvino le aziende in difficoltà e favoriscano l’innovazione.

In passato la Commissione Europea, che vigila sul rispetto delle regole sulla concorrenza, aveva anche già avvertito che questa acquisizione avrebbe potuto portare Amazon a consigliare gli aspirapolvere Roomba sulla propria piattaforma a scapito di altri modelli prodotti da aziende esterne. Di conseguenza aveva chiesto ad Amazon di proporre delle soluzioni che avrebbero assicurato una concorrenza leale. L’azienda ha però preferito abbandonare l’accordo per evitare di dover poi sottostare alle decisioni dell’Unione o di vedersi bloccata l’acquisizione proprio per questo motivo. Nell’ultimo periodo la Commissione Europea ha bloccato alcune fusioni di questo tipo e ha avviato diverse indagini per stabilire se le aziende stessero violando le leggi sulla concorrenza. Per questo è già capitato che le multinazionali si siano tirate indietro da accordi che avrebbero potuto essere considerati non in linea con le regole sulla concorrenza.