Due giochi da tavolo, un solo universo

Da quando è uscito nel 2016, Scythe è uno dei giochi più apprezzati al mondo: Expeditions, sequel del 2023, fa qualcosa di un po' diverso, con ottimi risultati

di Viola Stefanello

Una partita a Scythe (il Post)
Una partita a Scythe (il Post)

Kamchatka è una rubrica mensile di Consumismi in cui proviamo giochi da tavolo per conto vostro e vi diciamo se ci siamo divertiti, cosa ne pensiamo e a chi potrebbero piacere. Non parleremo di grandi classici come Risiko!, ma l’abbiamo chiamata “Kamchatka” perché speriamo di conquistare voi come tutti i giocatori hanno fatto almeno una volta con il più famoso dei suoi territori.

Da anni, ormai, il mercato dei videogiochi ha superato quello del cinema e della musica in termini di ricavato: per farsi un’idea, il mercato globale dei videogiochi nel 2020 è stato valutato a 159,3 miliardi di dollari, contro i 19,1 miliardi dell’industria musicale e i 41,7 dell’industria cinematografica. I giochi da tavolo producono un fatturato inferiore a tutti questi mercati, ma hanno raggiunto a propria volta una stazza di tutto rispetto: 15,5 miliardi di dollari a livello globale nel 2020, secondo alcune stime.

Nel frattempo hanno preso in prestito da altri settori del mondo dell’intrattenimento dei codici che potevano fare al caso loro: per esempio, da tempo per i giochi più attesi vengono pubblicati trailer congegnati con la stessa serietà di quelli che verrebbero pensati per un film o un videogioco, con tanto di musica accattivante e un po’ di suspence. E qualche game designer ha cominciato a lavorare non solo ad espansioni e versioni deluxe dei propri giochi più riusciti, ma anche a veri e propri sequel che sono ambientati nello stesso universo narrativo ma con meccaniche di gioco anche molto diverse. È il caso di Expeditions, gioco di Stonemaier Games edito in Italia da Ghenos Games, che è anche il sequel di Scythe, uno dei giochi meglio recensiti tra quelli usciti nell’ultimo decennio. Li abbiamo provati tutti e due.

Expeditions (il Post)

Scythe è uscito nel 2016 dopo una campagna di raccolta fondi ampiamente riuscita che aveva raccolto 1,8 milioni di dollari su Kickstarter. Da allora non si è mai mosso dalle prime posizioni delle classifiche dei giochi da tavolo migliori della storia.

È sostanzialmente un gioco di engine building – ovvero di costruzione di un “motore” particolarmente efficiente per generare risorse e punti – a cui sono state unite alcune altre meccaniche, come per esempio quella di selezione delle azioni e controllo di territorio, che lo rendono più interattivo e originale di altri giochi basati solo sull’ottimizzazione delle risorse. Conoscere bene l’universo in cui è ambientato e la sua storia non è necessario per divertirsi mentre si gioca: si può tranquillamente concentrarsi sulla propria strategia senza stare molto a pensare all’ambientazione. Nel caso di Scythe (e anche di Expeditions, uscito nel 2023) sarebbe però un po’ un peccato, perché l’ideatore Jamey Stegmaier e l’illustratore Jakub Rozalski hanno fatto un lavoro magistrale nell’immaginare un mondo fantastico che sia al contempo vivido, affascinante e un po’ misterioso.

La plancia di Scythe (il Post)

Sia Scythe che Expeditions sono ambientati in una sorta di universo parallelo vagamente steampunk in cui la Prima guerra mondiale è stata combattuta anche con dei grossi robot futuristici. Stegmaier li ha chiamati “mech”, e sono tra i pezzi più belli del gioco. In questo universo l’Europa orientale è stata divisa in tanti paesi diversi che lottano tra loro per le risorse, il territorio e la gloria. La storia delle varie fazioni e dei loro leader è raccontata sul sito di Stonemaier Games e potrebbe interessare i giocatori a cui piace immergersi particolarmente nel personaggio.

Expeditions, che è se possibile un gioco ancora più incentrato sull’engine building – unito questa volta a meccaniche di costruzione di un mazzo di carte personale e di esplorazione di una mappa inizialmente coperta che cambia di partita in partita – allarga ulteriormente l’universo di Scythe raccontando un altro pezzo della sua storia. La premessa di Expeditions è infatti che, mentre varie fazioni sono impegnate a combattere per la supremazia in Europa orientale, vicino al fiume Tunguska, in Siberia, cade un enorme meteorite. Lo schianto risveglia poteri ancestrali sopiti, mostri e altri pericoli. In questo contesto, i giocatori interpretano il ruolo di mercenari arruolati per esplorare la Siberia, svolgendo specifiche missioni, scoprendo nuovi territori, raccogliendo frammenti di meteorite e manufatti.

I due giochi hanno qualche elemento in comune, oltre chiaramente alla grafica (che è stata curata con coerenza dalla stessa persona), alla qualità dei pezzi del gioco (molto belli da vedere e maneggiare) e al fatto che entrambi sono piuttosto ingombranti e difficili da giocare se non si ha a disposizione una superficie ampia. In entrambi i casi la partita finisce quando uno dei giocatori raggiunge un certo numero di obiettivi e vince la persona che è riuscita a ottenere più monete.

Sono entrambi giochi che non sono davvero difficili da imparare, ma che richiedono qualche partita per essere davvero introiettati, e che quindi premiano giocatori che non siano necessariamente esperti ma che abbiano senza dubbio la pazienza di imparare dei giochi complessi, anche se dovesse servire qualche turno di prova per capire bene come funzionano i meccanismi. E in entrambi i casi è necessario tenere a mente moltissimi fattori diversi per ideare una strategia coerente e potenzialmente vincente.

La plancia che determina le possibili azioni di ogni giocatore in Scythe (il Post)

Per il resto sono due giochi piuttosto diversi: secondo la redattrice che li ha provati entrambi con vari numeri di giocatori (ma anche secondo le statistiche del forum BoardGameGeek, che tra le varie cose raccoglie informazioni sul numero di giocatori ideale per ogni gioco) funzionano bene per quantità di giocatori diverse. Non abbiamo provato a giocarci da soli, ma entrambi i giochi contengono delle carte “automa” che permettono di farlo: Stonemaier Games è nota per mettere molto impegno anche nell’esperienza di chi vuole giocare in autonomia, e online si trovano molte recensioni che dicono che sia Scythe che Expeditions possono essere giocati con una certa soddisfazione anche da soli.

Expeditions dà l’idea di essere un gioco più dinamico, dato che ogni personaggio può spostarsi nel proprio turno di fino a tre caselle ed esplorare un gran numero di caselle esagonali, che danno poteri diversi a chi le attiva. Il fatto che sia fortemente basato sulle carte, che sono ideate per fare molte cose allo stesso tempo, rende per forza di cose i turni un po’ più lunghi di quelli di Scythe, dato che i giocatori hanno bisogno del tempo di leggere molte carte che spesso non hanno mai visto prima per poter poi prendere delle decisioni. Anche per questo motivo, giocare in più di due o tre persone può diventare presto frustrante, e le partite tendono ad allungarsi a dismisura. In due, invece, è un’esperienza davvero piacevole, soprattutto per chi apprezza i giochi in cui il livello di conflitto tra giocatori non è molto alto ma c’è comunque una buona interazione.

Alcune carte di Expeditions (il Post)

L’esperienza di Scythe è invece opposta: sebbene si possa giocare con una certa soddisfazione anche in due o tre persone, secondo molti il gioco dà il meglio di sé quando sulla plancia (divisa in territori esagonali che producono vari tipi di risorse) ci sono tante fazioni diverse: il gioco base permette di giocare anche in 5, e c’è un’espansione che aggiunge due ulteriori fazioni. Dare in poche righe un’idea di un gioco così profondo in tutta la sua complessità è impossibile, ma basta sapere che ogni giocatore inizia la partita con risorse diverse (potere, monete e popolarità) in un angolo della plancia distante da tutti gli altri, deve raggiungere sei obiettivi per porre fine alla partita e ha tantissimi modi diversi per raggiungere questi obiettivi, e per moltiplicare i propri punti prima che la partita finisca.

I turni si susseguono con una certa rapidità e capita spesso che, nel momento in cui si gioca il proprio turno, si sappia già cosa si intende fare in quello successivo, anche se chiaramente le azioni degli altri giocatori potrebbero interferire con i propri piani. All’inizio, guardando gli imponenti mech a disposizione dei giocatori e le pedine lavoratore da piazzare sulla plancia, qualcuno potrebbe pensare che sia un gioco di “tizi che combattono su una mappa” come Risiko! (o Ankh, che abbiamo recensito in passato), ma sarebbe un errore. In Scythe i combattimenti esistono, talvolta non possono essere evitati, e vincere un combattimento è uno degli obiettivi che permettono di avvicinarsi alla fine della partita, ma è comunque piuttosto raro che succeda a meno che non ci si trovi di fronte a qualcuno a cui l’interazione diretta tra giocatori piace davvero tanto.

La magia di Scythe – una magia che alcuni hanno rivisto in Expeditions, e altri meno – sta piuttosto nel fatto che ogni giocatore, una volta afferrate le meccaniche di base, può trovarci una fonte di soddisfazione diversa. Per qualcuno sarà il gusto di veder fruttare, turno dopo turno, le decisioni prese nel corso della partita per costruire un “motore” sempre più inarrestabile. Per altri sarà girare per la mappa per fare dei rari “incontri”, che permettono di pescare una carta che dà immediatamente dei bonus, talvolta anche molto forti. Altri troveranno un certo gusto nel provare, di volta in volta, una fazione diversa, dato che ognuna ha un potere unico che contribuisce a dare al gioco una certa piacevole asimmetria. Tutti si troveranno ad apprezzare l’eleganza dei mech che si muovono di esagono in esagono, trasportando i giocatori in un universo ormai amatissimo da milioni di persone.

La plancia fazione di Scythe e un mech (il Post)

Expeditions si può comprare su Amazon, IBS e Feltrinelli a 84 euro, o a 90 sul sito della casa editrice.
Scythe è in vendita su Amazon a 77 euro, su IBS e Feltrinelli a 84 e a 90 sul sito della casa editrice.