È stata ordinata un’autopsia sul corpo di Stefano Dal Corso, morto nel carcere di Oristano in circostanze poco chiare

Le foto del corpo di Stefano Dal Corso mostrate durante una conferenza stampa al Senato organizzata dai suoi familiari e da alcuni parlamentari (Roberto Monaldo/LaPresse)
Le foto del corpo di Stefano Dal Corso mostrate durante una conferenza stampa al Senato organizzata dai suoi familiari e da alcuni parlamentari (Roberto Monaldo/LaPresse)

La procura di Oristano ha ordinato un’autopsia sul corpo di Stefano Dal Corso, il detenuto romano 42enne morto il 12 ottobre del 2022 nel carcere di Oristano in circostanze poco chiare. Inizialmente il carcere aveva presentato la sua morte come un suicidio, ma la famiglia sostiene che Dal Corso sia stato pestato e ucciso dalle guardie carcerarie. Da ottobre del 2022 a settembre del 2023 la procura aveva respinto sette richieste della famiglia di fare un’autopsia, poi a settembre erano state riaperte le indagini e adesso l’autopsia è stata autorizzata.

Recentemente Repubblica aveva pubblicato il contenuto di una telefonata in cui un presunto testimone sosteneva che Dal Corso fosse stato pestato e ucciso da persone che lavoravano nel carcere, e di averne le prove, contraddicendo quindi la versione del carcere. Secondo la testimonianza a Dal Corso sarebbe stato spezzato l’osso del collo con una spranga e a colpi di manganello, poi ci sarebbe stato il tentativo di nascondere l’omicidio inscenando il suicidio.

Nelle relazioni consegnate ai familiari, il carcere aveva detto che Dal Corso si era impiccato creando un cappio a partire da un lenzuolo, e che per farlo aveva usato un taglierino. Non era però stato permesso a nessuno di loro di vedere il corpo di persona: avevano ricevuto solo alcune foto in cui il corpo era vestito, e non era quindi possibile capire se ci fossero segni di ferite o percosse. Il taglierino non era mai stato mostrato all’avvocata della famiglia di Dal Corso, Armida Decina, nemmeno in foto, nonostante lo avesse chiesto. All’avvocata è stato anche detto che non erano disponibili video delle telecamere di sicurezza del carcere.

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