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  • Lunedì 25 dicembre 2023

Un altro grosso incendio nella discarica di Malagrotta

È il secondo in un anno e mezzo e potrebbe avere grosse conseguenze su Roma: l'impianto che è bruciato era il più importante della città

Due carabinieri davanti all'incendio della discarica di Malagrotta (ANSA/ CARABINIERI)
Due carabinieri davanti all'incendio della discarica di Malagrotta (ANSA/ CARABINIERI)
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Intorno alle 15:30 di domenica si è sviluppato un grosso incendio nella discarica di Malagrotta, nella periferia ovest di Roma: ci sono volute molte ore per spegnerlo, le operazioni dei vigili del fuoco sono andate avanti per tutta la notte e si sono concluse del tutto solo intorno alle 10 di mattina di lunedì. Le cause non sono ancora state chiarite. Per tutto il pomeriggio di domenica e fino a tarda notte si è vista un’intensa nube di fumo uscire dall’impianto provocata dai rifiuti che bruciavano, ma le autorità ambientali non hanno ancora diffuso informazioni precise su eventuali effetti negativi per la qualità dell’aria.

Nel frattempo il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha pubblicato un’ordinanza che vieta in via precauzionale l’attività sportiva nel raggio di 6 chilometri dalla discarica, chiedendo in generale di limitare le attività all’aperto nella zona e di tenere chiuse le finestre.

È il secondo grosso incendio in un anno e mezzo a Malagrotta, una delle discariche più grandi d’Europa, che ha una storia piuttosto disastrata e molte questioni ancora da risolvere. Nel 2013 venne chiusa affinché venisse messa in sicurezza, ma non è ancora stata riqualificata e nel tempo ha continuato a creare diversi problemi per l’ambiente. Viene però ancora usata per il trattamento dei rifiuti indifferenziati, o almeno così era successo finora: dei due impianti che lo facevano, uno è stato bruciato nell’incendio dell’anno scorso, e l’altro in quello avvenuto tra domenica e lunedì. Questa situazione potrebbe avere conseguenze rilevanti sulla città di Roma.

Gli impianti che separano e trattano i rifiuti indifferenziati sono i cosiddetti TMB (trattamento meccanico biologico): separano la cosiddetta frazione umida (i rifiuti organici) da quella secca (metalli, carta, plastiche e vetro), processo che comunque non conclude il ciclo e che prevede ulteriori trattamenti per il riciclo o un deposito in discarica. Quello che è bruciato nel recente incendio è il TMB 1, che era stato risparmiato dall’incendio dell’anno scorso: è un’area di stoccaggio di circa 14mila metri quadrati e ancora non si sa quanto sia stato danneggiato.

L’assessora all’Ambiente di Roma, Sabrina Alfonsi, ha detto che il TMB 1 riceve 650 tonnellate di rifiuti al giorno e lo ha definito «l’impianto più importante» della città. Al momento non sono stati annunciati piani per rimpiazzarlo, né si sa quanto sia stato danneggiato e quindi per quanto tempo dovrà restare inagibile.

Il principale problema che nel 2013 portò alla chiusura della discarica di Malagrotta è che ci finivano i rifiuti non trattati, contravvenendo alla normativa europea: un problema per cui l’Italia e la regione Lazio erano state sanzionate dall’Unione Europea. Per rimettere in sicurezza l’area della discarica a marzo di quest’anno sono stati infine stanziati dal governo 249 milioni, necessari per due diverse operazioni che dovrebbero «mettere in sicurezza» Malagrotta nel giro di quattro anni, con finanziamenti europei del Fondo per lo sviluppo e la coesione.

La prima parte della messa in sicurezza prevede di chiudere l’area con una copertura provvisoria, detta capping, per evitare che nuove piogge vengano a contatto con i rifiuti: l’acqua piovana infatti filtrando nel terreno e nei rifiuti accumulati crea percolato, un liquido inquinante che contamina il terreno e che è necessario contenere, perché può fuoriuscire e inquinare i fiumi, arrivando ai campi e agli allevamenti della zona.

La seconda fase prevede invece che l’area venga circondata da un cosiddetto polder, un sistema di paratie plastiche lungo tutto il perimetro che isolino la discarica ed evitino contaminazioni dei terreni circostanti. Ne esiste già uno lungo in totale 5,8 chilometri, verrà ampliato a 6,3 chilometri, chiudendo un’area più ampia. Quando una discarica è attiva viene isolata dal resto dei terreni per evitare contaminazioni, ma anche quando viene chiusa va gestita per almeno altri 10 anni per verificare che sia effettivamente isolata: a Malagrotta serviranno ulteriori interventi per garantirlo.