«Non firmeremo il nostro certificato di morte»

Lo ha detto il ministro dell'Ambiente delle isole Samoa parlando dell'ultima bozza di compromesso della COP28, che non contiene alcun riferimento all'eliminazione dei combustibili fossili

Il ministro dell'Ambiente delle isole Samoa, Cedric Schuster (AP Photo/Kamran Jebreili)
Il ministro dell'Ambiente delle isole Samoa, Cedric Schuster (AP Photo/Kamran Jebreili)

Lunedì pomeriggio la presidenza della COP28 – la conferenza sul clima delle Nazioni Unite che si sta tenendo a Dubai, negli Emirati Arabi, dal 30 novembre – ha fatto circolare tra i partecipanti una prima bozza dell’accordo sui nuovi impegni condivisi a livello internazionale per contrastare il riscaldamento globale. Nel documento sono stati evitati tutti i riferimenti all’eliminazione graduale dell’uso del carbone e dei finanziamenti per i combustibili fossili (come carbone, gas e petrolio), il cui utilizzo come fonti di energia causano l’emissione di moltissimi gas serra, considerati tra i principali responsabili del cambiamento climatico. È una bozza, insomma, che i paesi e le organizzazioni che spingono per compromessi più ambiziosi verso una transizione sostenibile stanno molto criticando.

Una delle posizioni più dure l’ha espressa il ministro dell’Ambiente delle isole Samoa Cedric Schuster, presidente dell’Alleanza dei piccoli stati, molto preoccupati dall’innalzamento del livello degli oceani per via della propria posizione geografica e degli scarsi mezzi economici che hanno a disposizione per contrastare il cambiamento climatico. Schuster ha detto:

Siamo molto preoccupati che la mancanza di uno spazio per esprimere le nostre opinioni abbia portato a un linguaggio indebolito, che annienterà le possibilità di mantenere l’aumento della temperatura media globale sotto 1,5 °C. […]

Non firmeremo il nostro certificato di morte. Non possiamo sottoscrivere un testo che non contenga impegni forti sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili. E ve lo ricordiamo ancora una volta: i nostri piccoli stati insulari in via di sviluppo sono in prima linea in questa crisi climatica, ma se continuate a dare priorità al profitto rispetto alle persone, state mettendo in gioco il vostro stesso futuro.

Nelle ultime settimane si era parlato molto delle parole che si sarebbero o non si sarebbero potute usare nel documento. In particolare, si discuteva sulla possibilità di parlare di phase out, che in inglese significa “eliminare in modo graduale”, o soltanto di phase down, che significa “ridurre in modo graduale”: gli attivisti ambientalisti e un piccolo gruppo informale di paesi noto come “High Ambition Coalition”, “Coalizione della grande ambizione”, volevano che alla fine della COP28 i paesi del mondo si impegnassero a eliminare (phase out), entro un certo arco di tempo, l’uso di tutti i combustibili fossili. La bozza, però, non parla nemmeno di phase down, e si limita a elencare una serie di politiche facoltative che i paesi «potrebbero» decidere di intraprendere se vogliono azzerare le proprie emissioni entro il 2050.

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Per questo motivo diversi partecipanti al vertice hanno criticato duramente la bozza, accusando la presidenza guidata tra l’altro da Sultan Ahmed Al Jaber – che è anche l’amministratore delegato dell’azienda petrolifera statale emiratina, una delle più grandi al mondo – di aver dato troppo spazio alle richieste dei paesi produttori di combustibili fossili. Negli ultimi giorni Al Jaber aveva detto di ritenere che non ci fosse «nessuna scienza, o scenario, che dica che l’abbandono graduale [phase-out] dei combustibili fossili permetterà di mantenere l’aumento delle temperature entro 1,5 °C», benché il rapporto sul clima dell’ONU del 2022 sottolinei che tutti i diversi scenari di emissioni future che permettono di contenere l’aumento della temperatura media globale sotto 1,5 °C richiedono un’eliminazione quasi totale dell’uso dei combustibili fossili entro il 2050.

Anche il commissario europeo per il clima Wopke Hoekstra ha detto che la bozza è «chiaramente insufficiente», dato che «non c’è altra alternativa al ridurre la stragrande maggioranza delle nostre emissioni al più presto». Il Dipartimento di Stato americano ha detto che la formulazione sui combustibili fossili «deve essere sostanzialmente rafforzata». Al Gore, ex vicepresidente statunitense e attivista per il contrasto al cambiamento climatico da decenni, ha detto che la bozza è «ossequiosa» e «sembra essere stata dettata parola per parola dall’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio», cioè l’OPEC.

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Date le posizioni molto distanti tra i vari paesi, è improbabile che martedì si riesca a raggiungere un accordo sul testo, come invece prevederebbe il programma della COP28. È già capitato però che queste conferenze vengano estese di qualche giorno per concordare il testo finale.