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  • Venerdì 8 dicembre 2023

Serviranno 10 anni per restaurare la Garisenda

Il sindaco di Bologna Matteo Lepore ha spiegato che la prima fase consisterà nell'evitare tutti i possibili rischi di crollo della torre, poi si passerà al restauro

La torre Garisenda e la torre degli Asinelli
La torre Garisenda e la torre degli Asinelli (ANSA/MAX CAVALLARI)
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Giovedì in piazza di Porta Ravegnana, nel centro di Bologna, sono arrivati i primi container che serviranno da barriera contro l’eventuale crollo della torre Garisenda. È la prima fase dei lavori per metterla in sicurezza e restaurarla. L’intervento è necessario perché da alcuni mesi i tecnici chiamati a osservare i movimenti della torre hanno rilevato dati anomali che hanno imposto il blocco del traffico nella piazza e la progettazione di imponenti lavori per evitare il crollo. Secondo il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, serviranno circa 10 anni per finirli.

La torre Garisenda è alta poco più di 48 metri e si trova di fianco alla torre degli Asinelli, di 97 metri: entrambe sono pendenti. Negli ultimi mesi i sensori posizionati sulla Garisenda hanno rilevato diverse anomalie. Secondo le informazioni preliminari, il problema principale è la torsione, che pare aver cambiato direzione rispetto all’andamento seguito negli ultimi anni: ora punta verso sud, verso la torre degli Asinelli, un movimento diverso e più veloce rispetto a quello registrato finora.

A partire da fine ottobre il comune ha transennato la zona intorno alle due torri, in modo da poter osservare con più precisione le oscillazioni. Ha anche organizzato una raccolta fondi per finanziare il restauro e indicato i tecnici chiamati a lavorare nella prima fase, quella della messa in sicurezza della torre.

La squadra è composta dall’ingegnera Raffaella Bruni, già dirigente del comune di Bologna nell’ambito dei Lavori Pubblici, Massimo Majowiecki, professore di ingegneria strutturale dell’università di Bologna, l’ex rettore dell’ateneo Francesco Ubertini e Nunziante Squeglia del dipartimento di ingegneria civile dell’università di Pisa che in passato ha collaborato al progetto di messa in sicurezza della torre di Pisa. Il primo obiettivo è la stabilizzazione, cioè l’eliminazione di tutti i possibili rischi di crollo. Questo intervento verrà fatto posizionando una sorta di cintura attorno alla torre e una struttura per consentire ai restauratori di lavorare su tutta la torre. Sono lavori molto costosi anche se è presto per capire quanto: secondo il sindaco Lepore serviranno non meno di 20 milioni di euro, forse 30.

Nei giorni scorsi il comune ha promosso una raccolta fondi nell’ambito del cosiddetto “Art Bonus”, un’agevolazione fiscale introdotta nel 2014 dall’allora ministro della Cultura, Dario Franceschini, che garantisce il 65% di deducibilità fiscale nei tre anni successivi alla donazione. Finora sono stati raccolti 1,5 milioni di euro dai privati. Il comune ha invece investito 4,3 milioni di euro a cui si aggiungeranno 5 milioni stanziati grazie ai fondi europei legati al PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza. Altri 5 milioni sono stati messi dalla Regione Emilia-Romagna.