Anche gli insegnanti odiano i regali di classe a Natale

«Il rito collettivo del regalo di classe mi pare un retaggio dell'ossequio del mondo contadino e del conformismo di quello borghese. Mi fa pensare al mio bisnonno che portava la mela al maestro di scuola la mattina o ai quattro capponi di Renzo per l'Azzecca-garbugli; ma mi fa pensare anche: “Che cosa diranno le maestre se non faremo loro il regalo? Pensa se siamo gli unici...” Tutto questo, dando per scontato che gli insegnanti smanino per ricevere queste accozzaglie di regali. A quanto pare non è così, almeno non per tutti»

(Scott Olson/Getty Images)
(Scott Olson/Getty Images)
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Nell’ultimo numero di Cose spiegate bene, dedicato al Natale, mi sono lamentata di quello che mi sfinisce della stagione delle feste, di cui sono per il resto una grande appassionata. Siamo appena a dicembre e mi sono resa conto di averne dimenticata una, capitale: i regali di classe agli insegnanti.

Nella chat su WhatsApp dei genitori della classe di mia figlia – che frequenta un asilo pubblico a Milano – se ne parla già da fine novembre, con una eccitazione e un fermento che non mi spiego, pur essendo io al primo figlio. Nei due anni e mezzo di vita della bambina, infatti, ho già fatto un regalo collettivo di fine anno e tre regali di compleanno per ognuno degli educatori che ha avuto (il suo primo nido era autogestito da genitori ed educatori, ci conoscevamo tutti e crescevamo i piccoli insieme, però ecco io un regalo non l’ho mai ricevuto). Anche quest’anno le maestre sono tre e si parla ovviamente di comprare qualcosa a ognuna (tema, immagino, che si riproporrà a fine anno scolastico).

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Tornando all’entusiasmo nella chat: realizzo che non tiene affatto conto che in classe ci siano bambini di altre religioni, famiglie con una disponibilità economica probabilmente non larghissima o con molti figli che moltiplicano gli insegnanti da onorare. Vorrei intervenire ma vilmente resto in silenzio. Sto per intervenire con un’emoticon di approvazione quando un genitore propone di regalare del materiale didattico per la classe ma non faccio in tempo: una mamma ha già riportato tutti all’ordine, invitando a un regalo più personale e riscuotendo molti più like dell’altra proposta. A quel punto si propone un grande classico: un lavoretto fatto da una mamma della classe, per esempio una sciarpa o un braccialetto magari con scritto sopra “la maestra migliore al mondo”. Segue a ruota un altro grande classico, il regalo solidale (meglio, dai), poi per fortuna ci fermiamo a un passo dall’albero della vita con le foto degli alunni e dalle palline di Natale con sopra le foto dei bambini, che ho davvero visto negli elenchi di consigli online su cosa regalare agli insegnanti per Natale.

Vorrei intervenire, indecisa se ripescare l’idea del dono all’intera classe o se sfoderare l’insofferenza per il concetto del regalo di classe in sé, ma non ho voglia di fare la rompiscatole e di essere giudicata antipatica, tirchia, maleducata, guastafeste, contraria ai-nostri-valori etc etc. E così sto zitta, come mi suggeriscono anche altre mamme che prima di me, su altre chat di WhatsApp, hanno dato battaglia e hanno perso.

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La paura di dire la propria fa parte del fastidio di questo rito collettivo che è il regalo di classe, un retaggio che potrebbe essere sia di un mondo contadino e ossequioso sia borghese e conformista. Mi fa pensare al mio bisnonno che portava la mela al maestro di scuola la mattina o a Renzo dei Promessi Sposi con i suoi quattro capponi per l’Azzecca-garbugli; e mi fa pensare anche a «che cosa diranno le maestre se non le faremo il regalo? pensa se siamo gli unici», sussurrato con gli occhi spalancati.

Tutto questo, dando per scontato che gli insegnanti smanino per ricevere queste accozzaglie di regali. A quanto pare non è così, almeno non per tutti: alcuni infatti ne sono snervati quasi quanto me.

Un’insegnante che lavora in un nido in provincia di Bergamo mi ha raccontato, per esempio, che «nei miei 13 anni di esperienza ho ricevuto VALANGATE di bagnoschiuma, un altrettanto numero indefinito di CANDELE, rari braccialetti con frasi motivazionali e fotolibri dei bambini (ecco questo forse il peggiore!)», che sono finiti così:

– lasciati in asilo a disposizione delle educatrici;
– lasciati in asilo a disposizione di bambine e bambini;
– riciclati a suocera e parenti;
– dimenticati nel bagagliaio della macchina fino all’agosto dell’anno successivo.

Finalmente alla riunione per l’inizio dell’anno educativo l’insegnante ha chiesto ai genitori di non farle regali e che, se proprio volevano, di destinarli all’asilo o alla classe, per esempio «acquistando libri, materiale creativo, giochi in legno, buoni Amazon e calze antiscivolo che non sono mai abbastanza».

È una posizione condivisa da molti educatori. Anche un’insegnante di sostegno in una scuola elementare di Milano mi ha detto che «si parla tanto della scuola che crolla, che non ci sono soldi… io sarei per darne alla classe o alla maestra per gestirli a seconda delle necessità della classe»: è così che si aiuta a «fare meglio la didattica e a fare meglio la maestra, non comprandole cose per ringraziarla perché fa il suo dovere». E aggiunge che a pensarci bene «deontologicamente non andrebbero neanche accettati», un’idea in cui non mi voglio neanche addentrare. Ricorda anche, va detto, di aver ricevuto in regalo una sciarpa che fu «una mezza vittoria» perché gliel’aveva fatta «la nonna sarta con cui viveva un alunno» e che all’inizio era piuttosto chiusa.

Anche un’altra insegnante, sempre di scuola elementare a Milano, ricorda un regalo simile: «Un quadro con una maestra che tiene per mano un bambino con scritto “grazie per aver creduto in me”. Lo guardo ogni mattina, sorridendo, perché per questo bambino sono andata contro molti e gli ho permesso di stare sempre con i compagni di classe». Aggiunge anche che alcuni regali ripagano la fatica di un lavoro che spesso è sottovalutato e poco retribuito e anche questa è una posizione condivisa da molti insegnanti, soprattutto da quelli che si rivolgono a bambini e ragazzi più grandi e che, se ricevono un regalo, lo ricevono direttamente da loro e non dalle famiglie.

Dopo tutta questa tirata, posso confessare di aver fatto un regalo non richiesto a un’educatrice che era stata un punto di riferimento importante per mia figlia e che sembrava ricambiarne le simpatie. L’anno scolastico stava finendo e a settembre la piccola sarebbe andata in un nuovo asilo; così le portammo dalle vacanze un braccialetto scelto dalla bambina, una di quelle orrende paccottiglie per turisti che immaginavo avrebbe gettato nel cestino cinque minuti dopo averlo scartato ma lei, un po’ commossa o forse meritevole di un Oscar, se lo allacciò subito al polso contenta.

Per concludere, mi sembra una buona idea celebrare il lavoro degli educatori comprando qualcosa di utile per tutta la classe e lasciare i regali più personali all’iniziativa dei singoli (con il rischio che poi il conformismo si sposti lì e si faccia a gara a chi scrive la letterina più commovente). Soprattutto, liberarci dal rito collettivo potrebbe aprire la strada a regali che fanno davvero piacere. O forse gli insegnanti arriveranno alle feste con il terrore di non ricevere niente, come Charlie Brown a San Valentino. Quel che è certo è che noi genitori non possiamo farcela da soli: insegnanti, aiutateci, quest’anno fatecelo voi il regalo e chiedeteci di non farvene più.

(© Peanuts Worldwide LLC/distributed by Universal Uclick/ILPA, pubblicato sul Post qui)

Cose spiegate bene – A Natale tutti insieme sarà presentato oggi, martedì 5 dicembre, dalle 19 a BASE Milano: ci saranno il direttore Luca Sofri, Matteo Caccia, Giacomo Papi e la sottoscritta. È gratuito, ci si prenota qui.

Arianna Cavallo
Arianna Cavallo

Al "Post" dal 2011

STORIE/IDEE

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