Questi pinguini fanno migliaia di riposini al giorno

I pigoscelidi antartici dormono per pochi secondi fino a 11mila volte al giorno, ha scoperto un gruppo di ricerca

 (AP Photo/Natacha Pisarenko)
(AP Photo/Natacha Pisarenko)
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Sull’isola di re Giorgio, 120 chilometri a nord dell’Antartide, nella stagione della riproduzione i pinguini dividono le loro giornate tra i nidi dove covano le uova e l’oceano, dove vanno a caccia di cibo. Le coppie si scambiano spesso i ruoli, con turni in media di nove ore in acqua e di 22 ore per provvedere alla prole. È una routine impegnativa e faticosa, che i pinguini appartenenti alla specie dei pigoscelidi antartici (Pygoscelis antarcticus) affrontano riposando 11 ore al giorno, in una miriade di microsonni che durano una manciata di secondi.

Il loro particolare modo di dormire è stato osservato da un gruppo di ricerca internazionale interessato ad approfondire le conoscenze sul sonno nelle specie animali, in modo da confrontarle con le nostre e scoprire nuove cose sugli effetti del riposo per la salute. Alla fine del 2019 il gruppo aveva scelto l’isola di re Giorgio come un luogo ideale per osservare il comportamento dei tanti pigoscelidi antartici che si radunano sulle sue coste per riprodursi e allevare la prole, in grandi e rumorose colonie.

Dopo averne valutato le routine tra nido e oceano per qualche giorno, il gruppo di ricerca aveva selezionato 14 pinguini ai quali erano stati impiantati alcuni elettrodi, in modo da registrare le loro onde cerebrali, prodotte dall’attività elettrica del tessuto nervoso nel sistema nervoso centrale. L’osservazione è durata dieci giorni, nei quali i pigoscelidi antartici coinvolti non hanno mai mostrato di dormire in modo continuo per prolungati periodi di tempo. Al contrario, è stato rilevato che si assopivano in media per quattro secondi alla volta, arrivando a oltre 10mila fasi di microsonno al giorno.

Il gruppo di ricerca ha calcolato che mettendo insieme quei brevi istanti di riposo un pinguino riesce a dormire in media 11 ore, una quantità di tempo sufficiente per recuperare buona parte delle energie. Lo studio si è concentrato in particolare sulla fase del sonno a onde lente (o sonno non-REM profondo), solitamente la fase in cui il cervello consuma meno energia e che è considerata molto importante per il recupero cerebrale dopo la fase di veglia. Il sonno è costituito da diverse altre fasi che si alternano nel corso del riposo, con funzioni diverse tra loro che non comprendiamo ancora completamente.

Nella sua analisi, il gruppo di ricerca ha spiegato che ogni ora un pigoscelide antartico ha almeno 600 fasi di microsonno e che non sono mai state registrate fasi ininterrotte di riposo superiori ai 34 secondi, nei rari casi in cui si verificavano. La durata dei microsonni si riduceva nel caso in cui i pinguini dovevano provvedere alla cova delle uova. Un’ipotesi è che in questa circostanza i pinguini cerchino di essere vigili il più possibile, considerato che un predatore potrebbe provare a nutrirsi delle loro uova, che costituiscono un’importante fonte di energia.

Sull’isola di re Giorgio i pigoscelidi antartici devono guardarsi soprattutto dallo stercorario antartico (Stercorarius antarcticus), un uccello simile ai gabbiani che ruba le uova e talvolta caccia i piccoli di pinguino per nutrirsene. Sono uccelli piuttosto agguerriti e spericolati: usano le loro acrobazie aeree per avvicinarsi velocemente ai nidi e se un pinguino non è vigile a sufficienza e si accorge in ritardo dell’arrivo di uno stercorario antartico può ormai essere troppo tardi per difendere la propria prole. Per questo il gruppo di ricerca ipotizza che uno dei motivi dei microsonni sia quello di fare la guardia nel miglior modo possibile, senza perdere conoscenza troppo a lungo. Ma potrebbero esserci anche altre cause, non necessariamente in contraddizione con questa spiegazione.

Le colonie di pinguini sono sempre molto affollate, con un alto numero di individui che vive concentrato in piccole porzioni di territorio. Tra animali che si spostano dalla costa all’oceano, che accudiscono i nuovi nati o che provvedono alla cova, la situazione è spesso caotica e soprattutto molto rumorosa. È un contesto che sembra favorire fasi continuamente interrotte di sonno a fasi di riposo più lunghe, e questo potrebbe avere avvantaggiato nel corso del tempo gli individui che casualmente avevano la capacità di dormire a piccoli intervalli.

Il nuovo studio conferma le ricerche effettuate finora sul modo in cui dormono gli uccelli, che risulta essere molto più frammentato rispetto a quello dei mammiferi. Molte specie di uccelli dormono per brevi intervalli proprio per ridurre i rischi di diventare la preda di qualche altro animale oppure per tenere sotto controllo il loro nido. Alcune specie praticano il sonno uniemisferico nel quale solo una metà del cervello si riposa, mentre l’altra rimane attiva e pronta a reagire in caso di emergenza. Vari uccelli acquatici sono molto abili nel farlo, così come alcune specie migratorie che in un certo senso riescono a dormire anche mentre sono in volo, mentre percorrono le loro rotte di migliaia di chilometri.

L’altissima frequenza di microsonni sembra essere una prerogativa dei pigoscelidi antartici, ma non si può escludere che altre specie pratichino qualcosa di simile. I pinguini sono relativamente più semplici da studiare perché trascorrono lunghi periodi di tempo nello stesso territorio e non volano, quindi possono essere tenuti sotto controllo con sensori e altri dispositivi con maggiori probabilità di successo. Effettuare studi simili su specie che compiono lunghi periodi in volo per le migrazioni non è altrettanto semplice e non sempre gli studi in cattività portano a risultati comparabili.

Una parte importante delle conoscenze su come dormono le altre specie, oltre la nostra, passa infatti dagli studi su individui che sono tenuti nei centri di ricerca o negli zoo. La condizione di cattività può influire sulle abitudini degli animali, che assumono quindi comportamenti diversi rispetto a quelli che si osserverebbero in natura. In uno zoo un bradipo arriva a dormire anche 16 ore al giorno, un dato che può apparire in linea con l’idea che abbiamo di questi animali e della loro lentezza, ma si è osservato che negli ambienti naturali la maggior parte degli individui dorme per meno di 10 ore.

(AP Photo/Natacha Pisarenko)

Fatte le dovute proporzioni e distinzioni, fasi di microsonno simili a quelle dei pinguini possono interessare anche la nostra specie. È quello che viene spesso definito “colpo di sonno” e che spesso ha tra le sue principali cause una scarsa qualità del riposo notturno, che può riflettersi nel corso della giornata con momenti di grande sonnolenza, soprattutto mentre si fanno attività a basso impatto fisico come guidare, guardare la televisione o leggere un libro. Un assopimento di pochi secondi può essere molto pericoloso soprattutto se si sta guidando, per questo viene consigliato di fermarsi il prima possibile quando si avverte un certo torpore alla guida e riposare qualche minuto, prima di riprendere a guidare.

I meccanismi dietro al “colpo di sonno” hanno origini e cause diverse dai minuscoli riposini che i pigoscelidi antartici fanno sull’isola di re Giorgio, ma lo studio di questi ultimi può offrire indizi importanti per capire meglio come funziona il sonno tra specie diverse per approfondire le conoscenze sul nostro modo di riposare.