Un giudice ha bloccato la legge che avrebbe vietato TikTok in Montana, negli Stati Uniti

(AP Photo/Martin Meissner, File)
(AP Photo/Martin Meissner, File)

Un giudice del Montana, uno stato nel nord ovest degli Stati Uniti, ha accolto il ricorso del social network TikTok contro la legge che gli vieta di essere attivo all’interno dello stato. Il giudice ha approvato un’ingiunzione preliminare che blocca temporaneamente l’entrata in vigore della norma, in attesa della sentenza definitiva. Secondo il giudice la legge violerebbe il primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che tutela la libertà di espressione.

La legge era stata approvata a maggio per proteggere i suoi abitanti dalle presunte attività di raccolta dati di cui è accusata ByteDance, l’azienda cinese che controlla l’app, e doveva entrare in vigore il 1° gennaio 2024. Varie organizzazioni che si occupano della libertà di espressione negli Stati Uniti, ma anche alcuni degli account più seguiti e in vista del social network nel paese, avevano criticato il provvedimento del Montana, la prima legge negli Stati Uniti che vieta a tutti gli utenti di usare TikTok.

Un’altra legge, valida a livello federale, vieta di scaricare l’app sui telefoni di proprietà dello stato, come quelli usati per lavoro dai dipendenti della pubblica amministrazione (una legge simile è in vigore anche per alcuni funzionari dell’Unione Europea). Molti stati, in cui prevalentemente è il Partito Repubblicano (conservatore) a governare, avevano mostrato interesse nell’introdurre norme simili a quelle del Montana.

TikTok è da tre anni uno dei social network più scaricati e popolari al mondo: ha un miliardo di utenti attivi a livello globale, moltissimi dei quali in Europa e negli Stati Uniti. Ma TikTok è anche l’unica piattaforma davvero diffusa in Occidente che appartiene a un’azienda cinese. Negli ultimi mesi diversi governi hanno espresso preoccupazioni sulla possibilità che il grande numero di dati raccolti dall’app possa essere utilizzato dalla Cina per spiare gli utenti, promuovere i propri interessi politici e intromettersi negli affari interni di altri paesi.

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