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  • Martedì 28 novembre 2023

I 41 operai indiani bloccati sottoterra sono stati liberati

I soccorritori sono riusciti a liberarli con una tecnica molto rischiosa, dopo vari tentativi falliti: erano intrappolati da 17 giorni

(Uttarakhand State Department of Information and Public Relations via AP)
(Uttarakhand State Department of Information and Public Relations via AP)
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Sono stati liberati i 41 operai indiani rimasti bloccati per 17 giorni in un tunnel stradale nello stato di Uttarakhand, nel nord dell’India. Erano rimasti intrappolati lo scorso 12 novembre, quando l’opera a cui stavano lavorando aveva subito un cedimento a causa di una frana. Gli operai sono stati portati in superficie uno per volta: hanno risalito il tunnel attraverso un tubo dal diametro di 90 centimetri. Sono stati poi trasportati all’ospedale più vicino per essere sottoposti a controlli medici.

Da lunedì il governo indiano aveva affidato le operazioni di salvataggio a un gruppo di soccorritori specializzati in “rat mining”, un metodo di perforazione che consiste nello scavare manualmente delle fosse molto strette, di solito grandi abbastanza da consentire il passaggio di una sola persona, per poi percorrerle utilizzando delle corde e delle scale di bambù: avevano iniziato a lavorare alla rimozione degli ultimi 12 metri di macerie ammassate davanti all’ingresso del tunnel ieri notte, utilizzando trapani a mano e carrucole.

È una tecnica molto antica, che veniva utilizzata dai minatori indiani per estrarre piccole quantità di carbone. La pratica del “rat mining” è considerata molto pericolosa: nel 2014 una sentenza del National Green Tribunal, un tribunale indiano che si occupa di casi relativi alla protezione dell’ambiente e delle risorse naturali, aveva vietato il suo utilizzo, evidenziando come fosse poco sicuro per i lavoratori.

I funzionari del Dipartimento di sicurezza dello stato indiano dell’Uttarakhand avevano anticipato il passaggio alle operazioni manuali venerdì scorso, dopo che la macchina  perforatrice con cui stavano tentando di raggiungere i 41 operai aveva subito un danno irreparabile: fino a quel momento aveva scavato orizzontalmente 47 dei circa 60 metri necessari per raggiungerli.

Gli operai erano bloccati sottoterra dallo scorso 12 novembre, quando l’opera a cui stavano lavorando, un tunnel stradale lungo quasi cinque chilometri, aveva subìto un cedimento bloccando ogni via d’uscita a causa dell’ammasso di detriti.

Inizialmente i responsabili dei soccorsi avevano provato a scavare una via di accesso nel tunnel con l’aiuto di alcune macchine perforatrici, ma successivamente avevano deciso di seguire un metodo diverso, provando a raggiungere i lavoratori non più orizzontalmente ma verticalmente: avevano quindi scavato un pozzo a partire dalla sommità del rilievo sotto al quale passa la galleria in costruzione.

Finora ai lavoratori intrappolati erano stati forniti regolarmente cibo, acqua, ossigeno e medicinali grazie ad alcuni tubi, ma le loro condizioni di salute si erano aggravate con il passare dei giorni.

Il tunnel fa parte della cosiddetta “Char Dham All Weather Road”, un progetto infrastrutturale federale che ha l’obiettivo di rendere più agevole il viaggio dei moltissimi pellegrini induisti che vanno ogni anno nei luoghi sacri dell’Uttarakhand, alle pendici dell’Himalaya. Era stato inaugurato nel 2016 dal primo ministro indiano Narendra Modi, ma aveva ricevuto sin da subito dure critiche dai collettivi ambientalisti e da una parte della popolazione locale, secondo cui le trivellazioni e le costruzioni avrebbero potuto causare cedimenti, frane e gravi danni ambientali in una regione vulnerabile.