Giorgia Meloni se l’è presa con Lilli Gruber per una puntata di “Otto e mezzo”

L'ha accusata di strumentalizzare il femminicidio di Giulia Cecchettin, e la risposta della giornalista è stata piuttosto dura

Lilli Gruber (ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)
Lilli Gruber (ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)

Martedì c’è stato uno scambio molto polemico tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la nota giornalista e conduttrice televisiva Lilli Gruber. In mattinata Meloni ha pubblicato un post sui suoi profili social in cui lamentava le presunte strumentalizzazioni politiche compiute nel corso della puntata di lunedì del programma condotto da Gruber, Otto e mezzo su La7, per attaccare il suo governo a partire dal femminicidio di Giulia Cecchettin. «Ora la nuova bizzarra tesi sostenuta da Lilli Gruber nella sua trasmissione di ieri sera è che io sarei espressione di una cultura patriarcale». A corredo del testo, e per smentire in qualche modo questa tesi, Meloni ha postato una foto di qualche anno fa in cui lei compare con sua figlia Ginevra, sua madre Anna e sua nonna Maria.

Poche ore dopo Gruber ha replicato così attraverso le agenzie di stampa:

Ringrazio Giorgia Meloni per l’attacco che considero una prima dimostrazione della sua volontà di aprire un dialogo costruttivo con la stampa, un esercizio di democrazia al quale lei è poco abituata. Le porte di Otto e mezzo sono sempre aperte.

Poi ha aggiunto di ritenere «sempre pericoloso, per il buon funzionamento democratico, quando un/una presidente del Consiglio attacca direttamente la stampa e singoli giornalisti».

Gli ospiti della trasmissione erano il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, il giornalista Francesco Specchia di Libero, l’autrice e conduttrice Serena Dandini e l’attivista femminista Carlotta Vagnoli. Nel corso della trasmissione, intitolata «Giulia Cecchettin, un “omicidio di Stato”?», si è parlato molto delle scelte che il governo Meloni ha preso e non ha preso sui temi che riguardano la violenza di genere, e delle soluzioni che ha in programma di adottare per combatterla.

In varie occasioni Gruber, nel porre domande ai suoi ospiti, ha fatto riferimento alle politiche di Meloni e del suo governo di destra. A Travaglio Gruber ha chiesto: «Giorgia Meloni a questo ennesimo femminicidio ha reagito dicendo che mercoledì verrà approvata una nuova legge che rafforza delle tutele per le donne in pericolo. Diciamo che la sicurezza è un altro tassello e Giorgia Meloni e il suo governo hanno la sicurezza come faro sempre e comunque, perché la scorsa settimana hanno varato un altro pacchetto sicurezza. È quello che serve?».

Rivolgendosi poi a Specchia, e commentando alcuni titoli del quotidiano Libero, Gruber ha detto: «Tu non potrai negare che in Italia ci sia una forte cultura patriarcale e che questa destra-destra al potere non la sta proprio contrastando tanto, o ti sembra di sì?». In seguito, interpellando Vagnoli, Gruber ha parlato del fatto «che abbiamo per la prima volta una donna presidente del Consiglio che però tiene a essere chiamata “il” presidente del Consiglio, un mistero della fede per me, ma sarà anche questo una cultura di destra, patriarcale». Ci sono poi stati vari riferimenti, fatti dagli ospiti e dalla stessa Gruber, alla vicinanza di Fratelli d’Italia, il partito di Meloni, con organizzazioni e movimenti antiabortisti e alle alleanze di FdI con partiti europei di estrema destra contrari alla libertà di scelta e a un serio impegno contro le violenze di genere.

Martedì mattina la presidente del Consiglio ha ritenuto di rispondere ed è almeno la seconda volta in pochi giorni che critica prodotti giornalistici rivolgendosi direttamente ai giornalisti con nome e cognome. Era già accaduto il 27 ottobre scorso, durante un punto stampa a margine del Consiglio europeo, a Bruxelles, quando Meloni aveva criticato esplicitamente un articolo scritto da Tommaso Ciriaco di Repubblica, rivolgendosi direttamente al cronista che le poneva altre domande.

Questo complicato rapporto di Meloni con la stampa viene richiamato in maniera evidente anche nel commento di Gruber. Il riferimento è in particolare alle polemiche nate soprattutto nei primi mesi dell’esperienza di Meloni come presidente del Consiglio, quando in più di un’occasione aveva evitato incontri diretti con i giornalisti, o li aveva fortemente limitati, specie con quelli che la seguivano durante le sue missioni diplomatiche all’estero. In altre circostanze Meloni aveva cercato di contenere la durata delle sue conferenze stampa in virtù di altri impegni istituzionali. Quando le era stato fatto notare dai giornalisti, la presidente del Consiglio aveva replicato in maniera abbastanza stizzita.

La conferenza stampa di fine anno era stata invece particolarmente lunga: circa tre ore, durante le quali Meloni non si era sottratta a nessuna domanda, neppure a quelle più polemiche. Poi, nel marzo scorso, a conclusione di un Consiglio dei ministri straordinario organizzato a Cutro alcuni giorni dopo il grave naufragio al largo delle coste della cittadina calabrese, Meloni ebbe un confronto piuttosto burrascoso coi giornalisti presenti durante la conferenza stampa. Da quel momento, per molte settimane, la presidente del Consiglio aveva limitato al massimo gli incontri diretti coi cronisti.