• Sport
  • Venerdì 3 novembre 2023

I tennisti vogliono giocare di meno

Il ritiro di Sinner dal torneo di Parigi ha rinnovato le rivendicazioni di giocatori e giocatrici affinché siano organizzate meno partite

Jannik Sinner (AP Photo/Heinz-Peter Bader)
Jannik Sinner (AP Photo/Heinz-Peter Bader)
Caricamento player

Nella notte tra mercoledì e giovedì il tennista italiano Jannik Sinner ha battuto lo statunitense Mackenzie McDonald nei sedicesimi di finale del torneo Masters 1000 di Parigi Bercy, in una partita cominciata dopo la mezzanotte e finita alle 2:37. Lo stesso giorno alle 17, meno di 14 ore e mezzo dopo, avrebbe dovuto giocare gli ottavi di finale contro l’australiano Alex de Minaur: giovedì mattina però Sinner ha fatto sapere che si sarebbe ritirato dal torneo, che pure è considerato molto importante, lamentandosi piuttosto apertamente per la programmazione delle partite e lasciando intendere che avere così poco tempo per recuperare tra una partita e l’altra sarebbe stato rischioso per la sua salute.

Diversi altri tennisti hanno preso le parti di Sinner e sostenuto la sua presa di posizione, criticando duramente gli organizzatori del torneo e più in generale l’ATP, l’associazione internazionale del tennis maschile. Tra questi c’è stato il norvegese Casper Ruud, attuale numero 8 del ranking mondiale, che ha commentato in modo sarcastico: «Brava ATP, bel modo di aiutare uno dei migliori giocatori al mondo a recuperare per essere più pronto possibile quando finisce una partita alle 2:37 del mattino, 14 ore e mezzo per recuperare… che presa in giro».

La programmazione delle partite fino a tarda notte è una questione di cui i tennisti e le tenniste si lamentano da tempo, e che ha a che fare con il più generale dibattito sugli impegni della stagione tennistica, che molti giudicano eccessivi. I tornei di tennis generalmente si svolgono in una settimana, dal lunedì alla domenica, e spesso il lunedì successivo ne inizia immediatamente uno nuovo: un torneo quindi non può permettersi di ritardare la propria programmazione, deve concludersi entro la domenica, tranne rarissime eccezioni. Ci sono poi naturalmente tutte le questioni che riguardano gli accordi con gli sponsor per le partite più seguite, semifinali e finale, che si giocano sempre tra il venerdì e la domenica in determinati orari e non ammettono deroghe.

Le partite di tennis non hanno una durata prestabilita, finiscono quando uno dei tennisti vince 2 o 3 set, a seconda dei casi, e quindi possono allungarsi oltremisura, durando anche molte ore. È sempre più frequente che le partite vengano giocate molto tardi pur di rispettare la programmazione dei tornei: gli ultimi Australian Open, per esempio, uno dei tornei più prestigiosi del circuito, erano stati definiti «una farsa» dallo scozzese Andy Murray dopo che una sua partita contro l’australiano Thanasi Kokkinakis era finita alle 4:05 di mattina.

Per un tennista maschio nell’arco di una singola stagione la ATP, il maggiore circuito professionistico, organizza: 42 tornei di livello 250, 11 tornei di livello 500, 9 tornei di livello 1000 e un torneo di fine anno tra i migliori 8 tennisti della stagione (le ATP Finals). 250, 500 e 1000 sono il numero di punti che ottiene il tennista che vince quel torneo. A questi si aggiungono i 4 tornei del Grande Slam, i più importanti e prestigiosi, che al contrario degli altri si svolgono su due settimane, e 4 incontri annuali tra nazionali.

Per i primi 30 tennisti del ranking mondiale esistono regole piuttosto rigide sulla partecipazione ai tornei: ciascuno deve per regolamento giocare tutti i quattro tornei del Grande Slam, 8 su 9 tornei di livello 1000, almeno 4 tornei 500 e 2 tornei 250. Significa che ogni tennista di alto livello deve giocare ogni anno almeno 18 tornei in dieci mesi. Spesso però sono anche di più.

In generale il sistema con cui vengono assegnati i punti incentiva i tennisti a giocare il più possibile: solo chi gioca infatti può accumulare punti in classifica, anche perché tutti perdono automaticamente quelli guadagnati da più di un anno. È un sistema particolarmente affaticante soprattutto per i tennisti di livello più basso: chi perde nei primi turni dei tornei fa pochissime partite, ed è così costretto a spostarsi velocemente in un’altra città (spesso in un altro paese, a volte anche in un altro continente) per partecipare a un altro torneo sperando di fare meglio. Naturalmente spostarsi ha costi non irrilevanti, considerato che ogni tennista professionista lavora come un’azienda: ciascuno ha allenatori, preparatori atletici e vari altri dipendenti che si muovono con lui e da lui ricevono uno stipendio. Oltre a ottenere meno punti, naturalmente, giocare meno partite significa anche guadagnare meno soldi.

Il principale circuito professionistico del tennis femminile è gestito da un’altra associazione, la WTA, ma ha problemi molto simili (la maggior parte dei tornei maschili e femminili è organizzata nello stesso posto e in contemporanea).

Alle sempre maggiori richieste degli ultimi anni da parte di giocatori e giocatrici di alleggerire la stagione tennistica non è stato dato alcun seguito: anzi, da quest’anno ATP e WTA hanno ampliato durata e numero di partite di alcuni tornei di livello 1000. Dal 2023 i tornei di Roma, Madrid e Shanghai non si giocano più su una settimana ma su 12 giorni, e partecipano 96 giocatori invece che 56. Nel 2025 succederà lo stesso anche ad altri due tornei 1000, quelli del Canada e di Cincinnati (negli Stati Uniti), mentre sono già organizzati così i tornei 1000 americani di Miami e Indian Wells. In sostanza solo due dei nove tornei 1000 continueranno a svolgersi su una settimana.

L’intenzione di ATP e WTA è rendere i tornei 1000 sempre più simili ai quattro Slam, che sono gestiti da un’altra associazione autonoma e sono assai più prestigiosi ed economicamente profittevoli.

Il primo anno con il torneo su 12 giorni è andato decisamente male dal punto di vista organizzativo per gli Internazionali di Roma, il torneo italiano più famoso. Si gioca all’aperto a maggio, e quest’anno a causa della pioggia molte partite erano state interrotte e rimandate: si erano accumulati ritardi nella programmazione al punto che la finale femminile era stata fatta giocare di sabato alle 23, con molte meno persone a vederla dal vivo rispetto a quelle previste e molti meno telespettatori da casa, per via dell’orario. C’erano state molte critiche agli organizzatori del torneo, anche per il modo goffo e frettoloso con cui era stata fatta la premiazione a fine partita.

Nonostante le molte lamentele, difficilmente i tennisti rinunciano a giocare un torneo di livello 1000, che ha un montepremi molto alto e assegna molti punti in classifica: per questo la rinuncia di Sinner a Parigi Bercy è stata sorprendente e molto commentata, ed è diventata l’occasione per moltissimi tennisti di affermare la propria posizione sul tema.

Iga Swiatek, tennista polacca numero 2 del ranking femminile, ha detto in un lungo messaggio di temere che se i giocatori non si opporranno a questa tendenza la situazione continuerà a peggiorare. «Si basa tutto sul volere sempre di più, senza curarsi della nostra salute», ha detto. Secondo Swiatek su questo tema tutti i tennisti sono dalla stessa parte, a prescindere dal ranking: «Vogliamo cambiare la programmazione del prossimo anno».

Vasek Pospisil, canadese numero 287 al mondo piuttosto esposto per le sue battaglie “sindacali” nel tennis, ha commentato la vicenda di Sinner su X (Twitter): «L’ATP non si è mai curata dei giocatori. Nel 2018 finii una partita di 3 ore alle 00:45 e il giorno dopo la mia partita fu programmata alle 13. Non scherzo. Tutto quello che dissero era che “così prevedevano le regole”. Il giorno successivo ebbi un’ernia del disco dopo 4 game, subii un intervento chirurgico e rimasi fuori per 9 mesi».

Pospisil ha fondato insieme a Novak Djokovic, il tennista più forte al mondo, la PTPA, una specie di sindacato dei tennisti, sostenendo che ATP e WTA non si occupino più di tutelare i giocatori (inizialmente ATP e WTA erano nate a loro volta come sindacati dei tennisti, ma negli anni la loro forma e le loro funzioni sono molto cambiate). Una delle maggiori battaglie che sta seguendo la PTPA è proprio quella per ridurre il numero di impegni stagionali ed evitare la programmazione delle partite fino a tarda notte.