Una società neozelandese è stata giudicata colpevole per il disastro dell’eruzione del 2019 del vulcano White Island, in cui morirono 22 persone

L'eruzione del vulcano White Island fotografata la mattina del 10 dicembre 2019
L'eruzione del vulcano White Island fotografata la mattina del 10 dicembre 2019 (John Boren/ Getty Images)

Una società che gestisce le concessioni di accesso agli operatori turistici sull’isola di White Island, in Nuova Zelanda, è stata giudicata colpevole per il disastro avvenuto durante l’eruzione vulcanica del dicembre del 2019, in cui morirono 22 persone. Un giudice ha ritenuto la Whakaari Management colpevole di non aver «minimizzato i rischi» per evitare il disastro: adesso l’azienda rischia di dover pagare fino a 1,5 milioni di dollari neozelandesi di multa, più di 800mila euro.

Il vulcano White Island, o Whakaari in lingua maori, è uno dei più attivi del paese, ma è anche una popolare meta turistica. Il 9 dicembre del 2019 sull’isola c’erano 47 persone, soprattutto turisti, alcuni neozelandesi e altri stranieri: le 25 persone sopravvissute all’eruzione erano rimaste gravemente ferite, in molti casi con gravi ustioni. L’indagine che ha portato al processo è stata una delle più grosse e complicate mai condotte nel paese da WorkSafe, l’organo governativo neozelandese che si occupa di salute e sicurezza sul lavoro. In totale le organizzazioni incriminate per il disastro erano 13: sei si erano già dichiarate colpevoli, mentre per altre sei erano cadute le accuse.

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