A New York c’è un dibattito sui nuovi grattacieli

L'ultimo è il 262 Fifth Avenue, che coprirà in parte la vista dell'Empire State Building e ha portato molti a chiedere una regolamentazione

(AP Photo/Julia Nikhinson, File)
(AP Photo/Julia Nikhinson, File)

Il profilo dei grattacieli dell’isola di Manhattan, a New York, è così presente nei film e nell’immaginario collettivo da rendere la città familiare anche a coloro che la visitano per la prima volta. Negli ultimi vent’anni però lo skyline è cambiato drasticamente a causa della costruzione di nuovi grattacieli, che infatti non sono sempre apprezzati da tutti. Uno degli ultimi è il 262 Fifth Avenue, un grattacielo alto 260 metri, con 56 piani e solo 26 appartamenti di lusso: anche se è ancora in costruzione, da alcuni punti della città ostacola già la vista dell’iconico Empire State Building.

Il 262 Fifth Avenue ha riaperto un vecchio dibattito e in un recente articolo sul New York Times il giornalista e critico d’arte Michael Kimmelman si è chiesto se non sia venuto il momento per l’amministrazione cittadina di regolamentare il suo skyline per evitare che diventi irriconoscibile.

Il 262 Fifth Avenue a luglio 2023 (Creative Commons)

Per i newyorkesi non è strano vedere la propria città trasformarsi: New York è in un certo senso la città simbolo del cambiamento anche perché i palazzi vengono demoliti e ricostruiti molto velocemente. Fino alla metà del Novecento, questa continua trasformazione era ben accolta dalla popolazione. Come esempio di questo Kimmelman cita la demolizione nel 1929 dell’iconico hotel Waldorf Astoria sulla Fifth Avenue che venne rimpiazzato dall’ancora più amato Empire State Building, all’epoca l’edificio più alto del mondo e un simbolo di ripartenza per la città durante la Grande Depressione. Con un dollaro (l’equivalente di 20 dollari di oggi) già nel 1931 si poteva salire in cima all’Empire State Building e ammirare la città, cosa che contribuì a rendere lo skyline «una risorsa che i newyorkesi sentivano di condividere».

La vista dell’Empire State Building dalla Lower Fifth Avenue nel 2008 prima della costruzione di 262 Fifth Avenue (Wikimedia Commons)

Oggi però la situazione è un po’ diversa: New York si trova nel mezzo di una crisi abitativa, con affitti sempre più alti e un numero crescente di persone senza fissa dimora. Per cercare di rimediare almeno in parte a questo problema l’amministrazione cittadina ha da poco approvato una legge che stabilisce dei canoni molto rigidi per gli affitti a breve termine, con la speranza che molte case che ora si trovano su Airbnb o altre piattaforme simili ritornino nel mercato degli affitti a lungo termine.

Sono però proprio i grattacieli come 262 Fifth Avenue a essere identificati da molti come il principale motivo della mancanza di case a prezzi accessibili in città. È sempre più frequente infatti che un isolato di palazzi di cinque o sei piani venga demolito per lasciare spazio ad un alto grattacielo che ospita appartamenti di lusso destinati ad acquirenti che spesso li acquistano come investimento.

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Secondo diversi studi almeno un quarto di questi appartamenti rimane invenduto e questa percentuale sale molto per quelli sulla cosiddetta Billionaires Row, l’area intorno alla 57esima strada che si affaccia su Central Park ed è famosa per i grattacieli di lusso in cui vivono molti miliardari. Due celebri grattacieli residenziali in quest’area costruiti negli ultimi 10 anni e abbastanza criticati dai newyorkesi sono 432 Park Avenue e 111 West 57th Street (anche chiamato la Steinway Tower). 432 Park Avenue ha moltissimi problemi, fra cui quello di oscillare molto più di altri grattacieli quando tira un forte vento, mentre 111 West 57th Street è il grattacielo più sottile al mondo, con un rapporto fra base e altezza di 1:24, che vuol dire che è alto 24 volte la sua larghezza (per fare un paragone, l’Empire State Building ha un rapporto di 1:4). Sui social media sono moltissime le persone che parlano di come questi grattacieli siano non solo elitari e problematici da un punto di vista urbanistico, ma anche esteticamente brutti e di come stiano rovinando lo skyline di New York.

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Non è raro che le grandi città facciano leggi per tutelare il proprio paesaggio: a Londra ad essere protette sono delle specifiche viste, come ad esempio quella di St Paul’s Cathedral dalla collina di Primrose Hill, mentre Parigi vietò nel 1977 la costruzione di palazzi più alti di 37 metri in centro dopo la costruzione della Tour Montparnasse, ancora oggi fra gli edifici più odiati della città. Dopo aver aumentato temporaneamente il limite nel 2010, quest’anno l’amministrazione cittadina è tornata a quello deciso nel 1977.

A New York non esiste alcuna regola di questo tipo, e l’unica vista parzialmente protetta è quella di Manhattan oltre l’East River che si vede dalla Brooklyn Heights Promenade, il lungofiume del Brooklyn Bridge Park. La legge fu voluta dai residenti quando negli anni Settanta le autorità iniziarono a parlare di riqualificare l’area e i cittadini ebbero paura che questo avrebbe significato la costruzione di molti grattacieli. La legge vieta la costruzione di edifici sulla passeggiata ma non fa alcun riferimento a ciò che può essere costruito sul lungofiume di Manhattan, motivo per il quale ora il panorama è parzialmente “rovinato” da One Manhattan Square, un enorme grattacielo residenziale a forma di Z completato nel 2019 a ridosso del Manhattan Bridge.

One Manhattan Square, da molti considerato uno degli edifici più fuoriscala di Manhattan, visto da Brooklyn a confronto con il Manhattan Bridge (Wikimedia Commons)

Jorge Otero-Pailos, che dirige il programma di conservazione storica della Columbia University, ha spiegato al New York Times che regolamentare le viste più caratteristiche di New York, come quella ora scomparsa dell’Empire State Building dalla Fifth Avenue, «garantirebbe un’esperienza collettiva, un senso di identità condivisa e un significato civico che può legare i newyorkesi attraverso le generazioni e i secoli».

Alcuni però non sono d’accordo con questa proposta, non solo perché il fatto che New York cambi continuamente è considerato da molti un suo tratto distintivo e un punto di forza, ma anche perché le alte tasse pagate da chi costruisce e da chi poi acquista questi grattacieli rappresentano una risorsa economica per la città: il grattacielo One Vanderbilt, alto quasi 430 metri e che oscura l’Empire State Building da certe angolazioni, paga attualmente 54 milioni di dollari di tasse all’anno. In più, la compagnia che l’ha costruito, la SL Green Realty, ha pagato 220 milioni di dollari per rimettere a posto alcune strade nell’ambito di un accordo con la città. Questo tipo di accordi non sono rari e contribuiscono in parte al sostegno del settore pubblico della città: secondo alcuni però questo non aiuterà a rendere la città più vivibile nel lungo termine.

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