È stato confermato il patteggiamento chiesto dall’europarlamentare Carlo Fidanza e dal deputato Giangiacomo Calovini, di Fratelli d’Italia, in un processo per corruzione

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Carlo Fidanza (Mauro Scrobogna/LaPresse)

Il tribunale di Milano ha confermato il patteggiamento chiesto dall’europarlamentare Carlo Fidanza e dal deputato Giangiacomo Calovini, entrambi di Fratelli d’Italia, nell’ambito di un processo in cui erano indagati per corruzione. A giugno i loro avvocati si erano accordati con la procura per patteggiare una pena di un anno e 4 mesi, con pena sospesa e senza interdizione dai pubblici uffici.

L’inchiesta riguardava le dimissioni del consigliere comunale di Brescia Giovanni Acri, a sua volta membro di Fratelli d’Italia, avvenute a giugno del 2021. Secondo l’accusa Acri si sarebbe dimesso su richiesta dello stesso Fidanza per lasciare il proprio posto a Calovini, primo dei non eletti nel consiglio comunale di Brescia e considerato vicino a Fidanza. In cambio Acri avrebbe ottenuto l’assunzione del figlio nello staff di Fidanza (lo stipendio dei membri dello staff di un eurodeputato è pagato con soldi pubblici). Calovini nel frattempo è diventato deputato.

I due erano inizialmente accusati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio (articolo 319 del codice penale), reato che prevede una pena dai 6 ai 10 anni, mentre il patteggiamento è avvenuto per l’accusa di corruzione per esercizio della funzione (art. 318), che prevede una pena minore, dai 3 agli 8 anni. L’esclusione delle pene accessorie come l’interdizione dai pubblici uffici consentirà a Fidanza di candidarsi alle elezioni europee in programma il prossimo anno.