La sentenza sulle accuse di diffamazione presentate da Meloni contro Saviano

Dovrà pagare mille euro di multa per aver dato dei «bastardi» a Giorgia Meloni e Matteo Salvini per le loro posizioni sull'immigrazione

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Il tribunale di Roma ha condannato lo scrittore e giornalista Roberto Saviano a pagare mille euro di multa per aver diffamato Giorgia Meloni. Meloni aveva accusato Roberto Saviano di diffamazione per via di una frase detta dal giornalista e scrittore durante una puntata del programma Piazzapulita, andata in onda su La7 nel 2020, quando Meloni non era presidente del Consiglio ma solo leader di Fratelli d’Italia e parlamentare. La procura di Roma aveva chiesto una pena pecuniaria di 10mila euro.

Riferendosi alla morte di un bambino migrante mentre attraversava il Mediterraneo, Saviano disse: «Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle ong: taxi del mare, crociere […] Viene solo da dire bastardi. A Meloni, a Salvini, bastardi, come avete potuto? Come è stato possibile tutto questo dolore descriverlo così? Legittimo avere un’opinione politica ma non sull’emergenza». Matteo Salvini, attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e all’epoca senatore, non ha accusato Saviano per questa frase, ma si è costituito parte civile: significa che si sente danneggiato dal reato, e in caso di condanna definitiva potrà chiedere un risarcimento.

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Fra Saviano e Salvini è già in corso un altro processo per diffamazione, per un post del 2018, quando Salvini era ministro dell’Interno, in cui Saviano lo aveva definito «ministro della Malavita». A maggio inoltre lo scrittore aveva vinto una causa civile contro il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, per un altro post del 2018, riferito alla nomina di Sangiuliano a direttore del Tg2: in questo caso Saviano lo aveva associato «a esponenti politici coinvolti in diverse inchieste giudiziarie nell’ambito della criminalità organizzata». La giudice che emise la sentenza aveva assolto Saviano, ritenendo che le sue affermazioni rientrassero nel diritto di critica.

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