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  • Mercoledì 11 ottobre 2023

A New York è nata una specie di mercato nero degli affitti brevi

Dopo il divieto introdotto dalla città molte case che erano su Airbnb sono finite su altri siti di annunci, come Craigslist e Facebook

(AP Photo/Patrick Semansky, File)
(AP Photo/Patrick Semansky, File)

Un mese dopo la loro entrata in vigore, le restrizioni imposte dalla città di New York su Airbnb e altre piattaforme stanno facendo rinascere un mercato irregolare per gli affitti a breve termine. I proprietari hanno cominciato a pubblicare le inserzioni dei loro appartamenti su siti di annunci più generalisti come Craigslist (molto popolare negli Stati Uniti) o Facebook Marketplace, come succedeva prima della nascita di Airbnb. Qualcuno pensa che nel lungo termine questo fenomeno diminuirà, portando a un aumento dell’offerta di appartamenti a prezzi accessibili per i residenti; altri sostengono che la nuova norma abbia avuto come solo risultato di aver reso il mercato degli affitti brevi meno sicuro sia per gli ospiti che per gli affittuari.

Il nuovo regolamento entrato in vigore lo scorso 5 settembre obbliga le piattaforme come Airbnb e Booking a pubblicare gli annunci di stanze o appartamenti in affitto per periodi brevi solo dopo essersi accertate che il proprietario abbia ricevuto l’autorizzazione dal comune, che si può ottenere compilando una richiesta formale e rispettando dei criteri molto rigidi, già presenti in una legge esistente ma raramente rispettati. Hotel e appartamenti con affitti minimi superiori ai 30 giorni non dovranno invece presentare nessuna richiesta. L’introduzione dell’obbligo di registrazione a New York è stata decisa dopo che un largo uso delle piattaforme per affitti brevi aveva portato negli anni a una scarsità di appartamenti destinati agli affitti lunghi a un prezzo accessibile e a un generale aumento delle lamentele dei residenti per disordini e schiamazzi, un fenomeno comune anche in molte altre città turistiche.

Secondo Inside Airbnb, un progetto che monitora e rende disponibili a tutti i dati della piattaforma di prenotazione, il numero di annunci a breve termine su Airbnb è diminuito di oltre l’80 per cento a seguito dell’introduzione del regolamento. Ormai oltre il 90 per cento degli annunci è rappresentato da affitti a lungo termine, che hanno superato i 35mila, mentre gli affitti a breve termine sono passati dai 22.434 annunci di agosto ai 3.227 di ottobre. Di questi, solo 434 hanno però ottenuto la licenza da parte del comune, mentre il resto, principalmente concentrato sull’isola di Manhattan, si dichiara esentato. Come riportato da Wired, molti di questi annunci non sembrano però pensioni o hotel, che sono le uniche strutture che offrono affitti a breve termine a essere realmente esentate dalla registrazione. Fra gli annunci consultati, in uno l’host chiede ai suoi ospiti di evitare di interagire con il portiere del palazzo. In un altro, il proprietario scrive di aver vissuto nella casa, ma di essersi recentemente trasferito in New Jersey e di averla quindi affittata, facendo riferimento alla regola dell’amministrazione cittadina che consente gli affitti a breve termine solo se l’host soggiorna nello stesso appartamento che affitta.

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Tante altre case i cui annunci sono stati rimossi da Airbnb, però, non sono scomparse dal mercato degli affitti brevi. Molte si trovano su gruppi Facebook o WhatsApp e su altri siti di annunci come Craigslist e Facebook Marketplace, le cui linee guida in teoria richiedono che acquirenti e venditori rispettino le leggi locali, ma dove i controlli sono pochi. Su Craigslist si possono trovare annunci come: «A causa del divieto di affitti a breve termine da parte di New York, ora offro questo affitto a breve termine tramite altre piattaforme. Sono da tempo un ‘superhost’ su Airbnb con una valutazione complessiva attuale di 4,93 su 5».

Molti annunci sono apparsi su Houfy, una piattaforma che mette in contatto gli host con i visitatori senza prendere commissioni, che prima del divieto veniva usata principalmente per evitare di pagare le costose commissioni di Airbnb. Negli scorsi giorni la città di New York ha chiesto a Houfy di adattarsi alle sue nuove regole e fare dei controlli sugli annunci che vengono pubblicati sulla sua piattaforma. Il suo amministratore delegato Thijs Aaftink ha detto a Wired che sta riesaminando le linee guida, ma ha aggiunto che dato che Houfy non prende commissioni sui pagamenti fra host e ospiti, ma offre solo loro uno spazio per mettersi in contatto, «non è parte della transazione». La responsabilità di uniformarsi alle leggi locali secondo lui dovrebbe quindi essere dei proprietari delle case.

Alcuni hanno scelto questa strada solo temporaneamente, mentre cercano un inquilino che possa vivere stabilmente nel loro appartamento così da poter fare richiesta di un permesso alla città e affittare le altre camere della casa a breve termine. Tuttavia l’Office of Special Enforcement, che si occupa di analizzare le domande, è molto a corto di personale e l’emissione delle autorizzazioni sta andando a rilento.

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Le principali critiche alla nuova norma arrivano da coloro che su Airbnb avevano in affitto una sola casa o addirittura solo parte della loro casa. Secondo Lisa Grossman, portavoce di Restore Homeowner Autonomy & Rights (RHOAR), un’associazione composta da piccoli host, non farà scomparire gli affitti a breve termine, ma creerà solo un mercato con meno garanzie e più truffe, sia per i proprietari di casa che per gli ospiti, dato che piattaforme come Facebook Marketplace non sono fatte per avere lo stesso livello di controllo di Airbnb. In più, è improbabile che i turisti stranieri pensino di utilizzare Craigslist, diffuso solo negli Stati Uniti, per cercare un alloggio per la loro vacanza.

La RHOAR sostiene che i piccoli affittuari si siano trovati in mezzo allo scontro fra l’amministrazione cittadina e i proprietari di decine di appartamenti, che sarebbero i veri colpevoli della mancanza di case a prezzi accessibili per i residenti di New York. Altri accusano il Comune di aver approvato il nuovo regolamento per favorire la categoria degli albergatori, dato che come conseguenza naturale sono aumentate le prenotazioni per le loro strutture: secondo Trivago, a ottobre del 2023 la tariffa media giornaliera per una camera doppia standard in un hotel in città è infatti aumentata del 7,92 per cento, arrivando a 502 dollari.

L’amministratore delegato di Airbnb Brian Chesky si è detto dispiaciuto della decisione della città di New York, che era una delle città più redditizie per la sua azienda. Ma ha aggiunto che sta pensando da tempo di concentrarsi su altre città e di ampliare il lavoro di Airbnb in ambiti ancora non esplorati, come quello del noleggio delle auto, o poco sfruttati, come quello degli affitti a lungo termine, che esiste da anni ma che di recente è sempre più utilizzato. Al momento le notti passate in alloggi adibiti agli affitti di oltre 30 giorni rappresentano il 18 per cento delle prenotazioni su Airbnb, e sono in aumento.