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  • Domenica 24 settembre 2023

Il caso di deepfake nelle scuole di una cittadina spagnola

Ad Almendralejo dieci ragazzi tra i 12 e i 14 anni sono sospettati di aver prodotto e diffuso immagini contraffatte di coetanee nude

(@modernadepueblo/Instagram)
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Nell’ultima settimana ad Almendralejo, una cittadina di circa 30mila abitanti nel sud-ovest della Spagna nota per la produzione di olive e vino rosso, è nato un caso che è finito sui giornali nazionali. Un gruppo di ragazzini tra i 12 e i 14 anni è sospettato di aver prodotto con un’applicazione immagini di nudi femminili realistici a partire dalle foto di oltre una ventina di ragazze tra gli 11 e i 17 anni, e di averle fatte circolare su WhatsApp e Telegram. Il caso ha coinvolto per ora le studenti di almeno tre scuole secondarie delle cinque presenti in città.

Le ragazze le cui foto sono state usate per produrre le immagini di nudo si sono accorte della circolazione delle foto nelle chat perché a scuola hanno cominciato a parlarne tutti, e hanno raccontato la cosa ai genitori che hanno sporto denuncia e fatto partire le indagini. I sospettati che hanno già compiuto 14 anni, cioè l’età per cui si diventa imputabili in Spagna (e in Italia), rischiano di essere accusati di produzione di materiali pedopornografici.

I sospettati al momento sono 10: secondo le indagini, che sono ancora in corso, 3 avrebbero prodotto le immagini e gli altri 7 sarebbero colpevoli di averle diffuse. Non è chiaro se le immagini siano state divulgate solo all’interno di chat private su WhatsApp e Telegram o se siano state pubblicate online. Javier Izquierdo, responsabile della protezione dei minori nell’Unità centrale per la criminalità informatica della polizia, ha detto al sito di news spagnolo El Diario che c’è questa preoccupazione perché «una volta pubblicate su Internet è molto difficile rimuoverle completamente».

Le immagini contraffatte con software di intelligenza artificiale che fanno uso di volti di persone prese da foto disponibili online (in questo caso sui profili social delle ragazze coinvolte) sono dette “deepfake”. Se ne parla da un po’, ma negli ultimi anni le app che permettono di ottenerle sono aumentate e diventate più sofisticate.

Il caso di Almendralejo ha cominciato a ricevere visibilità quando una ginecologa della città, Míriam Al Adib, che ha quattro figlie adolescenti e più di centomila follower sia su Instagram che su TikTok, ha pubblicato un video in cui raccontava ciò che era accaduto a una di loro e invitava tutte le ragazze prese di mira a parlarne e i genitori a mettersi in contatto e sporgere denuncia. Al momento le denunce hanno superato la ventina ma non è da escludere che aumenteranno ancora.

 

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Un post condiviso da Dra. Miriam Al Adib Mendiri (@miriam_al_adib)

Una donna ha raccontato alla stampa che la figlia avrebbe scoperto della foto che stava circolando su di lei in seguito a un tentativo di estorsione online. Qualcuno le ha chiesto dei soldi per non pubblicare l’immagine su internet: anche questo episodio è oggetto di indagini. Dalle testimonianze raccolte dai giornali viene fuori che alcune delle ragazze che hanno denunciato il fatto si sono chiuse in casa e presentano i sintomi di ansia e depressione.